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Unicredit, scatta oggi l’aumento col brivido ma il mercato già guarda alle aste della settimana

Da oggi a Piazza Affari si trattano i diritti del mega-aumento di capitale di Unicredit – Grande attesa anche per le aste del Tesoro della settimana: oggi tocca a Germania e Francia ma l’attenzione è soprattutto rivolta all’asta dei Bot di giovedì e a quella dei Btp di venerdì – Piazza Affari inizia in lieve rialzo – Fonsai, arriva l’offerta Unipol

Unicredit, scatta oggi l’aumento col brivido ma il mercato già guarda alle aste della settimana

UNICREDIT, SCATTA L’AUMENTO COL BRIVIDO

L’EURO SOTTO 1,27. AL VIA LE ASTE EUROPEE

Ancora una volta i riflettori della finanza mondiale sono rivolti a Milano. Da oggi al 20 gennaio in Piazza Affari sarà infatti possibile trattare i diritti del mega aumento Unicredit da 75 miliardi, il primo test per le banche europee dopo le richieste dell’Eba. Ma sull’operazione vigilerà con il microscopio anche la Consob, nel tentativo, finora vano, di far rispettare nei fatti il divieto di vendite alo scoperto, aggirato in più modi dal mercato. Ad esempio facendo ampio uso del prestito titoli, mercato dove si è verificato un drastico aumento della richiesta di azioni Unicredit come dimostra l’aumento dei tassi dall’1 al 7%. Ma chi ha tanti titoli Unicredit da dare in prestito? I sospetti riguardano gli investitori che non aderiranno all’aumento, privati o istituzioni che siano. In ogni caso i diritti dell’operazione esordiranno, dopo le ultime rovinose sedute, attorno a 1,36 euro circa. Ci sarà tempo invece fino al 27 gennaio per sottoscrivere le nuove azioni a 1,943 euro ciascuna (due titoli per uno vecchio già posseduto), offerte con uno sconto sul Terp che, dopo la frana di inizio gennaio, si è ridotto al 26% circa rispetto all’iniziale 43%. Come andrà l’aumento? Se si guarda ad altre operazioni maturate in questa difficile congiuntura è lecito attendersi che oggi e nei prossimi giorni i diritti saranno sotto pressione, anche per gli arbitraggi dei grandi investitori. In seguito tutto dipenderà dal trend delle sottoscrizioni, a partire dalle scelte dei grandi azionisti privati, Pesenti e Maramotti, che non hanno ancora annunciato la loro scelta.

PARTENZA DEBOLE PER L’ASIA. La sfida Unicredit s’inserisce in una cornice ad alta tensione per l’area euro. La moneta unica inaugura la settimana al ribasso sui listini asiatici, scendendo a Tokyo sotto quota 1,27 sul dollaro e ai minimi assoluti nel confronti dello yen. La Borsa giapponese si avvia a chiudere iin ribasso (indice Nikkei 225 – 1,16%) al pari dell’Hang Seng di Hong Kong -0,81%. I futures segnalano una partenza della seduta in flessione sulle piazze europee. Intanto uno dei maggiori operatori sul mercato di Shangai, Zhang Han, figlio dell’ex premier, prevede per il 2012 un robusto rialzo dell’indice pari al 36%. La ragione? Il governo dovrà presto praticare una serie di tagli molto aggressivi al costo del denaro per contrastare la caduta dell’economia.

RAFFICA DI ASTE DEL TESORO IN VISTA. Sarà l’ennesima settimana ricca di incontri al vertice (Merkel- Sarkozy, poi tocca a Mario Monti in vista a Londra e a Berlino). Ma anche dei primi, impegnativi test sul debito sovrano dell’area euro. Si comincia oggi con l’asta tedesca (4 miliadi) e con il collocamento di 7,7 miliardi di titoli francesi a 12 mesi o a scadenze inferiori. Ma l’esame più atteso riguarda l’Italia: giovedì saranno offerti i Bot a 12 mesi (ma è possibile anche una tranche di trimestrali, tanto per approfittare del calo dei rendimenti a breve), venerdì toccherà ai Btp triennali. In tutto dai 16 ai 20 miliardi. Sempre giovedì, la Bce farà il punto, nella consueta riunione mensile, sullo stato dei depositi delle banche presso la Bce e il mancato decollo dei prestiti nei confronti dell’economia reale. A meno che altre emergenze non costringano a modificare, almeno in parte, l’agenda: gli attacchi ai titoli francesi, con relativo aumento dello spread sul bund tedesco (153 punti, 19 in più di Capodanno) lasciano intendere che il mercato dà per imminente la retrocessione del rating di Parigi.

PARTONO LE TRIMESTRALI USA. Stasera, a Borsa chiusa, Wall Street celebrerà il rito della trimestrale di Alcoa, il colosso dell’alluminio che per tradizione dà l’avvio alla stagione dei conti 2011. Gli analisti prevedono una frenata: i profitti saliranno in media solo del 6,5%, contro il 14% stimato a settembre. Ma più che fare i conti con i risultati di un trimestre fortemente influenzato dai guai dell’Europa (e dal rallentamento dell’Asia) gli operatori guardano avanti, in attesa di nuovi segnali sulla consistenza della ripresa in atto negli Usa. Intanto, in attesa del debutto di Facebook, i grandi di Wall Street difendono i valori delle ultime Ipo: Morgan Stanley, che aveva curato le Ipo di Linkedin e di Zynga, ha effettuato forti acquisiti di titoli delle due società a dicembre per sostenere il prezzo.

FONSAI, ARRIVA L’OFFERTA UNIPOL. E’ arrivata l’ora delle scelte. Entro la settimana Unipol formalizzerà la sua proposta per il gruppo Ligresti. Il piano, grosso mondo, dovrebbe prevedere: 1) l’acquisto del 50% di Premafin da parte della holding Finsoe che poi parteciperà pro quota all’aumento da 70 milioni di Fondiaria Sai; 2) si procederà poi ad un’integrazione tra Fonsai e la stessa Unipol, opportunamente ricapitalizzata e “ripulita” da banca Unipol. L’offerta delle coop è alternativa a quella di Clessidra, anche se non è escluso un accordo tra i due contendenti. Non facile perché le prospettive e gli obiettivi dei due gruppi sono abbastanza dissimili (perché Claudio Sposito dovrebbe favorire l’accordo con Unipol?). Sullo sfondo stanno a guardare la Sator di Matteo Arpe e la Palladio Finanziaria. A complicare il puzzle, infine, ci sono gli umori di casa Ligresti dove si lavora per un’improbabile riscossa.

CHRYSLER IN BORSA TRA UN ANNO, SERGIO FUORI FRA TRE. Il collocamento delle azioni Chrysler a Wall Street scatterà tra il 2012 ed il 2013, più facile entro l’anno appena iniziato. Parla così “il generale senza paura” della casa Usa che aggiunge: «Abbiamo definito un’organizzazione che si pone 2 obiettivi: primo creare la mia successione, secondo creare qualcuno che mi sopravviva». Sergio Marchionne, intervistato dal Detroit Free Press alla vigilia dell’apertura del salone più importante d’America sulle rive del Michigan ribadisce la “rivelazione” che fa facendo da tempo: superSergio intende lasciare la guida dell gruppo nel 2015 o nel 2016, quando sarà completato a tutti gli effetti il merger tra Detroit e Fiat. La corsa per la successione è già aperta: molti sono i chiamati, all’interno del Gec, l’organismo di comando del gruppo rafforzato un anno fa, molte saranno le vittime, uno solo sopravvivrà alle prove imposte a Marchionne che oggi si godrà la presentazione della Dodge Dart, l’auto verde che gli ha consentito di portare a casa l’ultimo 5% di Chrysler in mano al governo federale.

Mattinata di esami per l’Eni dopo l’annuncio che Teheran non riconosce i 2 miliardi di dollari di crediti verso il cane a sei zampe dell’ente petrolifero iraniano, la Nioc. Gli accordi prevedevano che Nioc saldasse il debito con forniture di greggio. L’Eni rischia così di essere ostaggio delle tensioni che dividono Teheran dagli Usa e dalla Ue, culminata nelle sanzioni. In un’intervista al Corriere della Sera, intanto, l’ad Paolo Scaroni ribadisce la posizione del gruppo sulla proprietà di Snam Rete Gas: “E’ tutto da dimostrare che la liberalizzazione passi dalla vendita di Snam” definita “un falso problema”.

La scorsa settimana si è chiusa con un decoupling evidente tra Wall Street in salita e l’Europa, Italia in testa, in evidente difficoltà. Il guadagno medio dei listini Usa è del +1,7%, le Borse europee chiudono in calo. Milano spicca in negativo con una flessione complessiva del 3% L’euro è caduto a quota 1,272 contro dollaro, su livelli che non si vedevano dal settembre 2010. Lo spread si è mosso poco intorno ai 520 punti base per un rendimento del Btp decennale al 7,07%.

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