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Unicredit, l’utile corre ma il Direttore generale Papa lascia

Il gruppo guidato da Mustier raggiunge il miglior risultato di bilancio degli ultimi 10 anni ma cambia la squadra per affrontare le nuove sfide e il Direttore generale Papa lascia il suo incarico da giugno – Torna la cedola – Il CEO su Mediobanca: “Avrei voluto un patto più forte” – La recessione italiana: “L’economia italiana ha dei solidi fondamentali” – Sale il titolo in Borsa.

Unicredit archivia il 2018 con numeri positivi, ma, in vista del nuovo piano, annuncia un importante cambio al vertice. L’ultimo esercizio si è chiuso per il gruppo con un utile di 6,4 miliardi, in crescita del 13,1% su anno. Si tratta del miglior risultato dal 2008. A livello core, l’utile operativo netto è stato di 7,5 miliardi (+12,3%). Utile netto rettificato a 3,9 miliardi (+7,7%).

Nel solo quarto trimestre, l’utile ha raggiunto i 840 milioni (+19,9% su anno). Tuttavia, i numeri del periodo assorbono un effetto fiscale straordinario positivo per 887 milioni prodotto dalla prima adozione del principio contabile ifrs9. Tornando ai numeri dell’intero 2018, il margine di interesse di gruppo ha raggiunto i 10,9 miliardi, con un aumento del 2,1% su base annua. Sul versante patrimoniale, il Cet1 ratio fully loaded si è attestato al 12,07%.

Confermati i target 2019: ricavi totali a 19,8 miliardi, costi operativi a 10,4 miliardi, utile netto di gruppo a 4,7 miliardi, Rote di gruppo al di sopra del 9% e Rote del group core al di sopra del 10%. Il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo cash di 0,27 euro per azione pari a un monte dividendi complessivo di 600 milioni di euro.

Quanto ai cambiamenti al vertice, Unicredit ha annunciato il passo indietro del direttore generale Gianni Franco Papa, che – dopo 39 anni nel gruppo – si dimetterà con efficacia dal primo giugno, d’intesa con la società. Al manager è stato riconosciuto un pacchetto totale di 3,658 milioni di euro per la risoluzione del rapporto, equivalente a 31 mesi di retribuzione complessiva. La decisione rientra nel progetto di riorganizzazione della squadra manageriale contestuale all’inizio del lavoro per il piano strategico 2020-23, che sarà presentato ai mercati il 3 dicembre 2019 a Londra.

Nel riassetto, tra i vari punti, Richard Burton diventerà il responsabile della divisione Corporate and Investment Banking pienamente integrata, mentre Francesco Giordano e Olivier Khayat sono nominati co-Ceo Commercial Banking Western Europe.

“Ci apprestiamo ad affrontare l’ultima parte della maratona di Transform 2019 e con l’avvicinarsi del raggiungimento dei nostri obiettivi finanziari ed operativi, è giunto il momento di prepararci al prossimo ciclo strategico – spiega il Ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier – Tutto questo inizierà da un team manageriale con ancora piu’ energia e una struttura rinnovata in grado di implementare la nuova strategia”. La prossima fase della trasformazione di UniCredit “sarà di lungo periodo e farà leva sui risultati di Transform 2019 con una focalizzazione ancora maggiore sulla attività di banca commerciale supportata da un Corporate and Investment Banking pienamente integrato”.

Transform 2019 è in anticipo sul piano – ha aggiunto il manager francese -. Abbiamo già raggiunto il 100 per cento della riduzione degli Fte e il 93 per cento degli obiettivi di chiusura delle filiali. I costi operativi del nostro Gruppo sono stati 10,7 miliardi di euro, migliori rispetto all’obiettivo di piano di 11 miliardi di euro. Le esposizioni deteriorate lorde di gruppo sono in calo di oltre il 50% rispetto al terzo trimestre del 2016, mentre le esposizioni deteriorate lorde della non core sono pari a 18,6 miliardi, in calo di 7,5 miliardi su base annua”.

“Il nostro piano è basato su assunzioni organiche. Siamo una banca felicemente basata in Italia e quotata in Italia e continueremo a esserlo”, ha poi commentato Mustier in una conference call con le agenzie di stampa, replicando a chi gli chiedeva di commentare le indiscrezioni su una possibile separazione delle attività del gruppo. Per quanto riguarda in generale i rumor su ipotesi di aggregazioni, il CEO di Unicredit ha ribattuto: “Non dovreste credere a quello che leggete, altrimenti Unicredit sarebbe l’unica banca in Europa che si fonde con tutte le altre. C’è un florilegio di speculazioni che sono prive di fondamento”. Mustier ha comunque ricordato l’importanza che in Europa ci siano grandi banche “per sostenere l’economia e le Pmi, banche paneuroepee. Per questo Unicredit continuerà a svilupparsi su base paneuropea per sostenere la crescita”.

Successivamente, in conferenza stampa, il numero uno di Unicredit è intervenuto anche rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, ad incominciare da Mediobanca. “Avrei voluto avere un patto più forte di quello che è stato poi deciso perchè penso che sia positivo per l’Italia avere una forte base azionaria in Mediobanca, per assicurare che Mediobanca e soprattutto le sue controllate, e penso in particolare alla grande compagnia assicurativa (Generali, ndr), possano essere protette e rimanere italiane, indipendenti e quotate in Italia“. Ma i soci di Mediobanca hanno deciso di sottoscrivere un patto di consultazione fino al 2021: “Gli altri azionisti hanno scelto altrimenti e abbiamo seguito gli altri azionisti”, ha aggiunto il banchiere, ribadendo che per Unicredit la quota in Mediobanca resta “un investimento finanziario”.

Sullo stato di salute dell’economia italiana, che proprio oggi ha visto le stime di crescita per il 2019 ridimensionate dall’Ue, Mustier si è detto non preoccupato, “perché l’economia italiana ha dei solidi fondamentali”. Sui rapporti Italia-Francia, in quanto manager francese alla guida di un gruppo italiano e in seguito alle tensioni dopo l’incontro del vicepremier Luigi Di Maio con i gilets gialli e la decisione del presidente Macron di richiamare l’ambasciatore da Roma, Mustier non si è esposto, ricordando però che per Unicredit “l’Italia è sempre al primo posto”.

Mustier non ha fornito invece particolari indicazioni circa l’eventuale svalutazione della quota del bond subordinato Banca Carige in pancia alla banca. “Abbiamo sempre un approccio conservativo al rischio”, si è limitato a dire. Il banchiere non ha voluto commentare quanto fatto da Intesa Sanpaolo che ha svalutato totalmente per 54 milioni la quota detenuta nell’analogo bond di Banca Carige. Unicredit detiene una quota pari a 60 milioni nel bond erogato dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi – Schema Volontario.

Dopo la comunicazione dei conti, il titolo Unicredit, che già nella seduta di mercoledì era stato tra i migliori, ha continuato a guadagnare, salendo di quasi il 5% a metà mattinata, verso gli 11 euro per azione.

Articolo aggiornato alle 15,10 di giovedì 7 febbraio.

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