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Unicredit e Ubi alla ribalta, si sgonfia il giallo Mediaset

L’assemblea di Unicredit è chiamata oggi ad approvare l’aumento di capitale da 13 miliardi proposto da Jean Pierre Mustier mentre Ubi avanza un’offerta vincolante alla Banca d’Italia per rilevare Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti al prezzo simbolico di un euro previa ricapitalizzazione – Smentite le voci di un’intesa tra Vivendi e Mediaset – Fermento nel lusso per l’investimento di Bonomi in Tod’s

Giornata importante per il panorama bancario italiano. Oggi l’assemblea di Unicredit è chiamata ad approvare l’aumento di capitale da 13 miliardi proposto dall’amministratore delegato, Jean Pierre Mustier. Intanto, Ubi ha avanzato un’offerta vincolante alla Banca d’Italia per rilevare Banca Etruria, Banca Marche e Carichieti al prezzo simbolico di un euro previa ricapitalizzazione.

Gli altri titoli da tenere sotto controllo oggi sono quelli di Mediaset e Tod’s. Il Biscione (ieri +5,9%) ha smentito ogni ipotesi di accordo con Vivendi, dopo che ieri erano circolate voci secondo cui Vincent Bolloré avrebbe offerto azioni Vivendi alla famiglia Berlusconi per chiudere il contenzioso fra i due gruppi.

Quanto alla società guidata da Diego Della Valle, tiene banco ancora l’ingresso di Bonomi con il 3%, che ieri ha fatto impennare le azioni di quasi il 7% trascinando l’intero comparto: Moncler (+3,24%), Ferragamo (+0,16%) e Cucinelli (+0,74%).

Ma l’attenzione dei mercati di tutto il mondo ieri era concentrata sugli Stati Uniti. “Sarò il più grande creatore di posti di lavoro che Dio abbia mai messo sulla terra, mi impegnerò molto. Non vedo l’ora di cominciare”. Così, con questa dichiarazione da megalomane, Donald Trump si è presentato al mondo, senza aggiungere, per la verità, grandi novità a quanto anticipato nell’ultimo mese a suon di tweet. Durante il suo discorso, Trump ha confermato sia la costruzione di un muro al confine con il Messico che l’abrogazione dell’Obamacare.

E ha ringraziato di nuovo Fiat Chrysler e Ford per i nuovi investimenti negli Stati Uniti. “Se l’elezione non fosse andata come è andata, non ci sarebbero questi investimenti e questo nuovo clima”. Per contro, è arrivata una mazzata contro l’industria del pharma: “Voglio che le aziende farmaceutiche tornino negli Stati Uniti, abbiamo bisogno di maggiore competitività”. Ma il meo presidente è rimasto sul vago in materia di tesse e non ha parlato di nuovi stimoli per l’economia. “In sostanza quasi un non event – è il commento di Giuseppe Sersale di Anthilia – nel senso che ne sappiamo ben poco di più sulla politica economica di Trump”. Non a caso Wall Street, già euforica, si è spenta nel corso della seduta.

Meglio, a proposito di politica, la cornice di Piazza Affari: la Corte Costituzionale ha respinto il referendum abrogativo sulle modifiche all’articolo 18 introdotte con il Jobs act. Il quesito sui licenziamenti illegittimi è stato dichiarato “inammissibile”. La Corte Costituzionale ha invece ammesso i quesiti sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti. Si allontana così il rischio di rivivere un’altra stagione di incertezze in attesa del voto.

TRUMP BASTONA IL PHARMA ED IL MESSICO

Frena il dollaro su euro (1,0602 da 1,0454) e yen (114,79). Debole di riflesso la Borsa di Tokyo (-0,9%), frenata dall’impatto sull’export, mentre rimbalzano i listini dell’area Asia Pacific: Sidney +0,3%.

Piatti i mercati cinesi. Trump non ha fatto cenno a misure punitive nei confronti della Cina. Al contrario Ray Tillerson, nel corso delle audizioni al Senato prima della sua nomina a Segretario di Stato, ha minacciato di impedire alla marina di Pechino l’accesso alle isole artificiali creato da Pechino al largo della costa.

Sotto pressione anche stamane il peso messicano a 21,9132 nei confronti della valuta Usa sull’oda della minaccia di ritorsioni fiscali per o costruttori d’auto che intendono produrre sotto il rio Bravo.

Andamento ondivago di Wall Street: vivace in apertura, poi in calo prima del colpo di reni finale. Il Dow Jones ha guadagnato quasi 100 punti indice, lo 0,5%, a 19.958 punti, ad un soffio da quota 20.000 punti. L’indice S&P500 è salito dello 0,3% ed il Nasdaq dello 0,2%, nonostante il calo dell’indice biotech (-2,96%) punito dalle parole di Trump sul prezzo dei farmaci.

L’indice del settore salute ha chiuso con un ribasso dell’1%, dimezzando le perdite accumulate dopo l’affondo di Trump che ha accusato le società farmaceutiche di “passarla liscia” nel fissare i prezzi. La più colpita è stata Bristol-Myers Squibb -5,3%. Pfizer perde l’1,8%. In controtendenza Merck ha guadagnato il 3% dopo che la Food and Drug Administration ha stabilito di prendere in esame con urgenza un suo farmaco antitumorale che sta dando buoni risultati. 
Nel paniere delle blue chip si sono messi in luce IBM (+1,3%), Goldman Sachs (+1,2%) ed Intel (+1,1%). 

FRENA IL PETROLIO, RIMBALZA SAIPEM

In frenata i prezzi del petrolio: Brent a 55 dollari, Wti a 52,18 dollari al barile. L’aumento delle scorte Usa e della produzione di shale oil compensano i primi effetti dei tagli Opec.

A Piazza Affari rimbalza Saipem (+2,76%) dopo il tonfo di martedì, a seguito dell’esclusione dalla conviction buy list di Goldman Sachs, Tenaris +1,13%. Poco mossa Eni –0,04%. Gli analisti Exane BNP Paribas hanno deciso di promuovere la raccomandazione di Eni a Neutral da Underperform, alzando il target price a 15 euro da 12,50 euro.

Ripartono gli investimenti nel settore oil&gas. Secondo le stime della società di consulenza energetica Wood Mackenzie, le spese globali in conto capitale previste dalle società attive nella produzione ed esplorazione petrolifere si attesteranno a 450 miliardi di dollari nel 2017, il 3% in più rispetto al 2016.

PIAZZA AFFARI AVANZA DOPO IL NO AL REFERENDUM

Piazza Affari ha festeggiato nel pomeriggio lo scampato pericolo di una nuova battaglia referendaria, stavolta sull’articolo 18. Dopo un avvio incerto la Borsa di Milano ha chiuso in rialzo grazie alla spinta principale delle società del Lusso e del risparmio gestito. L’indice Ftse Mib ha chiuso a 19.487 punti, in rialzo dello 0,32%, in positivo come Parigi +0,18%, Francoforte +0,74%.

Londra ha guadagnato lo 0,2% nel giorno che ha visto la sterlina cadere sui minimi storici nei confronti del dollaro. Arrivano segnali contrastanti dal Regno Unito: La Bank of England fa sapere che l’effetto Brexit è ormai alle spalle. Al contrario, la premier Theresa May ha ribadito ieri che intende promuovere una hard Brexit.

Segnali di crescita per l’economia italiana. Il leading indicator Ocse, che anticipa i cambiamenti nell’attività economica rispetto al trend, segnala a novembre per l’Italia una stabilizzazione delle prospettive di crescita, dopo l’indebolimento indicato nel mese precedente.

OGGI L’ASTA DEI BTP, VERSO LA PAGELLA DI DBRS

Chiusura in rialzo per i Btp, sostenuti dalla bocciatura da parte della Corte costituzionale del referendum sull’articolo 18. Dopo il pronunciamento della Corte il tasso decennale si è portato al minimo di 1,85% (10 centesimi sotto i massimi), mentre lo spread Btp/Bund è arretrato fino a quota 160 punti base.

Il Tesoro offre oggi fino a 7,25 miliardi di euro delle riaperture dei Btp a 3, 7 e 20 anni, dopo aver collocato stamane i previsti 7 miliardi di Bot annuali, con tasso sceso al nuovo minimo storico di -0,250%.

A fine seduta il 3 anni e il 7 anni trattano rispettivamente a 0,12% e a 1,21%, entrambi in calo rispetto ai livelli delle ultime aste, di novembre (0,30% e 1,37%). Sembra invece indirizzato ad un rialzo il ventennale, che scambia in area 2,57%, sopra l’1,91% dell’ultima asta di settembre e sopra il 2,302% del collocamento sindacato dello scorso aprile.

Cresce intanto l’attesa per l’aggiornamento del rating Italia da parte dell’agenzia canadese Dbrs, l’unica che finora ha garantito una ”A” al Bel Paese, preziosa per consentire l’uso di Btp e Cct come contropartita per i prestiti della Bce alle banche.

Ieri la Germania ha collocato 4 miliardi del nuovo Bund decennale febbraio 2027, con rendimento in salita allo 0,36% ; il Portogallo ha invece collocato via sindacato il nuovo titolo aprile 2027, per 3 miliardi, al rendimento del 4,12%.

VOLA MEDIASET, MA L’ACCORDO CON VIVENDI È UNA BUFALA

In grande evidenza Mediaset (+5,9 %) balzata in rialzo dopo l’anticipazione lanciata da Bloomberg dopo accordo tra Fininvest e Bolloré. Il gruppo italiano, secondo l’indiscrezione, avrebbe accettato di ricevere azioni Vivendi in cambio della partecipazione nelle tv del Biscione. In serata però Il gruppo Berlusconi ha seccamente smentito la voce. afferma che ‘in relazione ad indiscrezioni di stampa, Fininvest precisa di non aver ricevuto alcuna proposta e che “non esistono né mai sono esistite negoziazioni con Vivendi”.

In ascesa anche Telecom Italia +2,17%. Gli analisti di Bernstein hanno alzato il target price sul titolo a 1,05 euro dagli 0,95 euro precedenti con un giudizio confermato Buy.

BRILLA TOD’S DOPO L’INGRESSO DI BONOMI

Gran fermento nel lusso dopo l’ingresso di Bonomi con il 3% in Tod’s che ha chiuso la seduta con un rialzo del 7% circa dopo aver toccato nel corso della seduta un incremento quasi doppio fino al 13%. In scia corre anche Moncler (+3,24%). In terreno positivo anche Cucinelli (+0,74%) e Ferragamo (+0,16%) spinta anche dall’effetto dell’accordo sul Patent Box con l’Agenzia delle Entrate.

CRISI DEGLI SPORTELLI, BOOM DEL GESTITO

La crisi delle banche tradizionali favorisce la raccolta del risparmio gestito. Banca Mediolanum sale del 5% a 7,52 euro, massimo da maggio. Gli analisti di Equita hanno sottolineato come la raccolta dell’istituto sia stata pari a 722 milioni contro i 450 attesi. Azimut segna un rialzo del 2,6% e Banca Generali del 2%.

Riflettori accesi stamane sul Senato dove stamane ci sarà il primo voto sul decreto “salva-risparmio” di Natale, in seguito a una richiesta del Movimento 5 Stelle che ha raccolto le 30 firme necessarie a portare in Aula l’esame sui requisiti di necessità e urgenza del provvedimento. Si tratta di un passaggio che, visti i numeri risicati della maggioranza al Senato, non è del tutto scontato.

UBI HA PRESENTATO L’OFFERTA SULLE GOOD BANKS

Ubi (+1,07%) ha annunciato stamattina di aver presentato un’offerta vincolante da 1 euro per l’acquisto delle nuove Banca Marche, Etruria e Carichieti. L’offerta è vincolata alle seguenti condizioni: le tre banche devono liberarsi di 2,2 miliardi di euro di crediti deteriorati e devono portare a termine un aumento di capitale da 450 milioni di euro. A metterci i soldi sarà l’attuale proprietario, il Fondo di Risoluzione. Ubi Banca procederà con una ricapitalizzazione da 400 milioni di euro per mantenere il CET1 ratio sopra l’11%.

Prime indiscrezioni sulle caratteristiche dell’aumento di capitale da 13 miliardi che sarà approvato oggi a Roma dall’assemblea di Unicredit -2,01%. Su richiesta della Consob, l’istituto ha spiegato che l’operazione e le azioni di de-risking annunciati nell’ambito del nuovo piano strategico “non sono state richieste da parte di alcuna autorita’ di Vigilanza”.

Quanto ai tempi dell’operazione di rafforzamento patrimoniale, Unicredit precisa che non ci sono “vincoli formali che impongono di eseguirla nel primo trimestre 2017”, annunciando in ogni caso che il 10 gennaio sono stati ottenuti “l’accertamento della Banca d’Italia che le modifiche statutarie proposte nel contesto dell’operazione non risultano in contrasto con il principio della sana e prudente gestione e l’autorizzazione della Banca Centrale Europea a computare nel Common equity tier 1 le azioni rinvenienti dall’aumento di capitale”.

In ribasso Bper (-2,5%) e Banco Bpm (-2,23%). Norges Bank è scesa al 2,26% del capitale dal 3,646% che deteneva al 2 gennaio scorso.

FCA ANCORA SU, TECNOGYM AVANZA DOPO L’USCITA DI ARLE

Continua la corsa di Fiat Chrysler (+3%). Ieri Sergio Marchionne si è incontrato con gli analisti a Detroit.

Allunga il passo Recordati (+3,3%) segnando la quotazione più elevata da ottobre a 28,05 euro. Stamattina Credit Suisse ha confermato la raccomandazione Neutral, ritoccando il target a 31 euro da 30 euro. Da inizio anno il titolo guadagna il 4%. 

Technogym si proietta sul nuovo record dalla quotazione a 4,822 euro, con un rialzo finale del 4,5%. Il titolo ha assorbito nel migliore dei modi il collocamento dell’11,25% del capitale, ceduto ieri dal fondo Arle Capital attraverso una vendita lampo a investitori istituzionali.

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