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UK, settimana decisiva per Scozia e Brexit

Oggi Theresa May in Scozia per scongiurare il voto del Parlamento di Edimburgo sul nuovo referendum per la secessione da Londra – Mercoledì la Gran Bretagna annuncerà l’attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona

UK, settimana decisiva per Scozia e Brexit

Inizia una settimana storica per la Gran Bretagna. Oggi la premier Theresa May si recherà in Scozia nel tentativo di scongiurare il pericolo della secessione. La sua è una visita in extremis: domani, martedì 28 marzo, il Parlamento di Edimburgo voterà per dare il via libera a un nuovo referendum sull’indipendenza da Londra con l’obiettivo di rimanere nell’Unione europea.

Mercoledì 29, infatti, la Gran Bretagna annuncerà l’attivazione dell’articolo 50 del trattato di Lisbona, ovvero l’avvio del negoziato per il divorzio del Regno Unito dalla Ue. Si aprirà così una partita lunga e difficile che durerà almeno due anni. Il calcio d’inizio, da parte europea, avverrà solo tra qualche settimana con le prime schermaglie sulla ripartizione dei costi e degli eventuali accordi.

Per la Scozia si tratterebbe del secondo referendum in pochi anni sulla possibile secessione dall’UK. Nel settembre del 2014 gli elettori votarono per rimanere nel perimetro dello Stato britannico, ma stavolta la prospettiva della Brexit determinerebbe con ogni probabilità un esito opposto, dal momento che una larga maggioranza degli scozzesi vuole rimanere nell’Ue.

Inoltre, la consultazione potrebbe essere usata da Bruxelles come arma di pressione nei confronti di Londra durante le trattative, perciò May, se non riuscisse a scongiurarla, vorrebbe perlomeno rinviarla a dopo la conclusione del negoziato per la Brexit.

In ogni caso, per la Scozia rimanere in Europa sarà molto difficile. Anche se riuscisse a indire un nuovo referendum (in teoria servirebbe il consenso di Londra) e anche se i suoi elettori si esprimessero in favore dell’uscita dall’UK, la permanenza del Paese nell’Unione europea non sarebbe automatica.

Edimburgo dovrebbe avviare una nuova procedura di adesione: un percorso tutt’altro che semplice, poiché presuppone il consenso di tutti gli Stati membri, alcuni dei quali voterebbero quasi certamente contro per non incoraggiare le spinte secessioniste all’interno dei propri confini (in prima fila la Spagna con la questione catalana).

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