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Ubs: Il dopo Cipro per le banche? Più obbligazioni Cocos e costo dei depositi legato al rischio.

Per l’istituto svizzero la gestione del caso Cipro con l’haircut sui depositi avrà probabilmente conseguenze sulla struttura del capitale delle banche a livello mondiale e potrebbe portare a una maggiore variabilità del costo dei depositi a seconda del rischio della banca

Ubs: Il dopo Cipro per le banche? Più obbligazioni Cocos e costo dei depositi legato al rischio.

L’hair cut sui depositi messo in atto nel caso Cipro ha mandato in fibrillazione i depositanti mondiali: i conti sopra i 100.000 euro subiranno un hair cut (taglio) fino al 40%.  Non solo Secondo gli analisti di Ubs potrà avere implicazioni anche sulla struttura di capitale delle banche e sui costi del funding a livello globale. Lo rileva un recente report della banca svizzera che esamina le conseguenze sulle banche del caso Cipro. Due i temi su cui ragionano gli analisti di Ubs: si chiedono se la gestione del caso Cipro porterà a maggiori emissioni di debito bail in e se i costi sui depositi aumenteranno dal momento che non sono più considerati risk free. Non solo. Per Ubs l’uso dei depositi per ricapitalizzare le banche con ogni probabilità aggiungerà un elemento di pro ciclicità al sistema il che renderà le future crisi più difficili da risolvere.

Il rischio di conseguenze sulla struttura di capitale e sul costo dei depositi è più alto in Europa dopo le parole di Jeroen Dijsselbloem, il ministro delle finanze olandese a capo dell’Eurogruppo, che hanno indicato in Cipro un modello per risolvere le future crisi bancarie nell’Eurozona. Perché se è vero che questa affermazione è stata ritirata o modificata rapidamente,  i grandi depositanti in Europa non mancheranno di prendere nota di questi spontanei commenti. Allo stesso modo, fa notare Ubs, i piccoli depositanti saranno consapevoli della proposta iniziale di un haircut del 6,75% sui loro depositi, con l’aggiramento dello schema di garanzia dei depositi attraverso l’uso delle tasse al posto di un taglio diretto dei conti.

PIÙ DEBITO BAIL IN?

Per Ubs tutto questo potrebbe portare a maggiori emissioni di debito “bail in”. Infatti una potenziale lettura di questa situazione per quanto riguarda la struttura di capitale delle banche chiama in causa l’inclinazione dei regolatori (sia a livello di Basile sia di certi regolatori nazionali) a favore di un ampio ammontare del cosidetto “contingent capital”, ossia quel debito che viene convertito in capitale in caso di crisi o quando si verificano certi eventi. Il che probabilmente aumenterà la richiesta degli stessi depositanti per grandi ammontari di debito bail in come le obbligazioni Coco (obbligazioni ibride bancarie convertibili in azioni se i ratio di solidità patrimoniale scendono sotto una certa soglia). Al momento infatti solo poche banche hanno fatto ricorso a questi strumenti (Barclays, Credit Suisse, Ubs, Lloyds e Rabobank). Anche perché l’elevato costo di queste obbligazioni può rappresentare un freno agli utili del settore. Per esempio Barclays ha recentemente emesso un titolo di questo tipo con una cedola del 7,25%. Inoltre alcuni commentatori hanno espresso dubbi sulla  capacità del mercato di assorbire questi strumenti su vasta scala.

Spiega Ubs: “Basilea III permette alle banche di coprire il gap tra il Common equity tier 1 ratio e il Tier 1 ratio (gli indici di solidità delle banche ndr) con debito ibrido o bail in, e fornisce così un incentivo al management per emettere questo tipo di debito. Crediamo che i depositanti, e in particolare i grandi depositanti corporate, possano non richiedere un premio molto alto sui depositi in quelle banche  con alti livelli di capitale se fornito tramite common equity o in combinazione con il debito bail in. E questo probabilmente porterà a una maggiore variabilità dei tassi pagati ai depositanti”.

Al contrario del salvataggio di Cipro, la ricapitalizzazione di Bankia ha comportato una significativa diluizione del capitale azionario esistente con l’immissione di nuovo capitale e allo stesso tempo la conversione in equità dell’esistente debito ibrido e subordinato. Va notato che questo salvataggio ha rispettato la struttura di capitale e in particolare è stato progettato per proteggere i depositanti.

AUMENTERÀ IL COSTO DEI DEPOSITI?

Gli sviluppi di Cipro hanno sollevato preoccupazioni sull’aumento del costo dei depositi (dal momento che non sono più considerati risk-free). “Crediamo – rileva Ubs – che nel complesso questo rischio è basso e specifico soprattutto per le banche di Cipro dal momento che questi istituti non hanno altra scelta che ricorrere ai depositanti a fronte di un debito senior e subordinato molto limitato rispetto agli asset”. In ogni caso per Ubs ci si muove verso uno scenario di maggiore variabilità nel pricing dei depositi: le banche i cui bilanci hanno senza dubbio probabilità di sperimentare flussi in entrata in scia al “flight to quality” riusciranno probabilmente a pagare meno i depositi, mentre le banche più rischiose dovranno chiaramente pagare un premio.

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