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Troppe chiamate dai call center? In arrivo il “prefisso unico”

La proposta è contenuta nella bozza di regolamento sulla riservatezza presentata dalla Commissione europea – L’obiettivo è rendere riconoscibili gli operatori ancor prima di rispondere al telefono. In Italia il Registro delle opposizioni cerca di porre un freno all’invasione della privacy ma non funziona

Troppe chiamate dai call center? In arrivo il “prefisso unico”

Tartassati dalle chiamate non richieste, sul telefono fisso ma ora anche sul mobile, da parte di venditori telefonici: di energia, di servizi telefonici, assicurazioni, contratti, finanziamenti e chi più ne ha più ne metta. Ora l’Unione europea ha deciso di porre un freno al marketing telefonico aggressivo. Come? Proponendo un un unico prefisso per identificare tutti gli operatori che ogni giorno ci assediano e che, in questo modo, sarebbero riconoscibili dal numero sullo schermo.

La proposta è inserita nella bozza di regolamento sulla riservatezza che la Commissione europea ha presentato nelle settimane scorse. Bruxelles ipotizza anche che gli Stati possano imporre una tassa per assegnare queste numerazioni e quindi il diritto a operare marketing telefonico.

Questa soluzione sarà adottata anche in Italia? È presto per dirlo. Di certo, si tratta di un problema molto delicato, perché qualsiasi normativa troppo restrittiva potrebbe mettere a rischio un settore che solo nel nostro Paese impiega 40 mila lavoratori. Il problema c’è e non è semplice equilibrare le esigenze dei call center e delle loro operazioni “outbound” (rivolte verso l’esterno, per distinguerle da quelle “inbound” a cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di assistenza e ci rivolgiamo noi stessi ai centralini per i consumatori) con quelle di milioni di clienti. 

I numeri parlano chiaro: in Italia ci sono 115 milioni di linee telefoniche, tra fisse e mobili. Solo un milione e mezzo è protetta (ma nemmeno con la totale garanzia dell’inviolabilità) dalle telefonate del telemarketing aggressivo. Il Registro delle opposizioni, attivabile sul sito del Garante della Privacy, infatti è utilizzato dall’1% circa dei potenziali fruitori. E anche quando vi si ricorre, non si è rivelato uno strumento efficace: sia perché gli elenchi telefonici sono stati distribuiti in precedenza, sia perché gli stessi consumatori lasciano tracce dei propri numeri riservati con troppa superficialità (per esempio, attivando una carta fedeltà al supermercato o un servizio wi-fi gratuito in albergo).

La conclusione è che le chiamate passano, anche sui cellulari. Al di là della proposta europea che farà il suo corso, in Italia si stanno confrontando due possibili vie d’uscita. Quella proposta dalla senatrice dei Conservatori e Riformisti Anna Bonfrisco, legata al Ddl Concorrenza passato in cavalleria con la caduta del governo Renzi. E quella del senatore Sel Stefano Quaranta che punta a fare tabula rasa del passato e ricominciare ex novo. Ma forse, date le incertezze della politica italiana, farà prima la Ue.

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