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Tria, Def: tutti i numeri e le furbizie su Pil e deficit

Il ministro dell’Economia aggiorna i dati del Def e lo invia alla Commissione Europea auspicando un confronto aperto – Sul Pil il Governo scommette una crescita nel 2019 dell’1,5% – Deficit pubblico al 2,4% e poi in calo – I progetti del Governo contengono però tre “furbate contabili” che preoccupano l’Europa – Draghi da Mattarella

Tria, Def: tutti i numeri e le furbizie su Pil e deficit

“L’impatto delle singole misure sull’economia del Paese deve essere valutato nel quadro dell’intera manovra. Maggiori risorse per gli investimenti pubblici e privati, minore pressione fiscale sulle piccole e medie imprese e sui lavoratori autonomi, spinta al ricambio generazionale sul mercato del lavoro e sostegno ai soggetti più vulnerabili: quest’insieme di misure porterà un aumento della crescita all’1,5% nel 2019, per arrivare all’1,6 e l’1,4 negli anni successivi”. È quanto scrive il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, nella lettera inviata all’Ue sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.

“Il raggiungimento di questi obiettivi – prosegue la lettera – sarà ottenuto anche grazie a un attento disegno degli interventi sia sul versante degli investimenti, sia su quello delle misure di sostegno attivo per il lavoro e la coesione sociale che garantiscano la stabilità complessiva del sistema”.

LE SPESE PREVISTE DAL DEF

Intanto, Palazzo Chigi fa sapere in una nota che “il Def è alle Camere e conferma gli obiettivi, i tempi di attuazione delle riforme e le cifre. Ci saranno oltre 16 miliardi per reddito di cittadinanza e riforma Fornero (quota 100)”. In particolare, sono “previsti 9 miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza e 7 per la quota 100”, più un altro miliardo per la riforma dei centri per l’impiego. Altri capitoli di spesa riguardano la flat tax al 15% per le partite Iva (2 miliardi), assunzioni straordinarie per le forze dell’ordine (1 miliardo) e sostegno ai truffati dalle banche (1,5 miliardi).

TRE FURBATE CONTABILI

Nel complesso, la manovra arriva a sfiorare i 40 miliardi di euro, finanziati per buona parte in deficit. Ma a Bruxelles sono convinti che i conti non tornino. Il sospetto è che il Governo italiano abbia inserito nel Def alcuni trucchi contabili per indicare dati inferiori a quelli reali per tenere in piedi le promesse di abbattere il debito di ben quattro punti percentuali in tre anni e di ridurre progressivamente il deficit.

In particolare, le furbate sarebbero tre: crescita sovrastimata del Pil per 2019, 2020 e 2021 (alzando il denominatore, si riducono i rapporti deficit/Pil e debito/Pil); cancellazione delle clausole Iva solo per l’anno prossimo (gli stanziamenti per 2020 e 2021 vengono rinviati a provvedimenti successivi); una previsione altissima (e perciò inverosimile) sul gettito garantito dalle privatizzazioni: addirittura 10 miliardi nel biennio 2019-2020.

C’è poi un altro dato a cui fare attenzione: il deficit strutturale, ossia il disavanzo al netto del ciclo economico e delle misure una tantum decise dal governo. È questo il numero fondamentale agli occhi di Bruxelles e nei mesi scorsi Tria aveva sempre promesso che l’Italia lo avrebbe ridotto. Ora nel Def c’è scritto il contrario: è previsto un peggioramento dello 0,8% per il 2019, 2020 e 2021. In questo modo il governo ammette che il processo di riduzione dell’indebitamento strutturale partirà solo dal 2022 e che perciò l’Italia vìola le regole del Fiscal Compact.

“UN’ASSOLUTA FOLLIA, RISCHIO RISTRUTTURAZIONE DEBITO”

Una fonte europea anonima citate dall’agenzia Reuters giudica “un’assoluta follia” le previsioni di spesa contenute nel Def. Non solo: “Le previsioni di crescita in Italia sono ridicole – dice la stessa fonte – La crescita, specialmente con questo governo, non solo non migliorerà, ma peggiorerà”.

Un altro funzionario afferma che, se i conti andassero fuori controllo, l’Italia non potrebbe essere salvata come è stato fatto con la Grecia. Il nostro Paese, infatti, è troppo grande per essere supportato solo con l’Esm, senza contare che ci sarebbero problemi di volontà politica: “Specie al nord Europa, ma anche altri Paesi, non hanno nessuna intenzione di ricorrere al Fondo Salva Stati per l’Italia”.

Per questo “l’unica via sarebbe un grande, enorme, ristrutturazione del debito”, con la conseguenza di “spazzare via i risparmi di gran parte del popolo italiano”.

DRAGHI DA MATTARELLA

Per far fronte a preoccupazioni di questo tipo, mercoledì scorso il presidente della Bce, Mario Draghi, ha fatto visita al capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella. I due hanno parlato di spread, tensione con la Ue e preoccupazione per i conti. Draghi ritiene che il governo italiano sottovaluti in modo drammatico le conseguenze che la manovra rischia di produrre sui mercati, anche perché da gennaio l’Italia non potrà più contare sull’ombrello del Quantitative easeing.

Di questa sorta di rete di protezione istituzionale fa parte anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che con Draghi e Mattarella ha contatti costanti.

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