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Tre insidie per Bersani: Casini, Vendola, Renzi

Il leader centrista tentato da una riforma elettorale seccamente proporzionale con Pdl e Lega – Il governatore pugliese presenta con Di Pietro i referendum anti-Fornero – E il sindaco di Firenze parte per le primarie con uno slogan reaganiano.

Tre insidie per Bersani: Casini, Vendola, Renzi
Nel discorso con il quale ha concluso la Festa democratica di Reggio Emilia Pierluigi Bersani ha ribadito con chiarezza e fermezza la sua candidatura a guidare il governo che dovrà uscire dalle prossime elezioni. Lo schema è semplice: aggregare la sinistra (Pd, Sel e formazioni minori) passando per le primarie e poi cercare una convergenza con i moderati (rappresentati soprattutto da Casini). Ma riuscire ad applicare questa strategia in campo sarà tutt’altro che facile. Per tre motivi.

Il più complesso è quello che riguarda la possibilità di una convergenza con Pierferdinando Casini. Il leader centrista ha spiegato con chiarezza a Chianciano di puntare su un Monti bis. Il che vuol dire che per ora cercherà di ottenere un buon successo elettorale al centro, presentandosi come il più convinto sostenitore dei risultati raggiunti dal governo tecnico, e dopo il voto (con un sistema robustamente proporzionale), deciderà se allearsi con Bersani o con quel che resta della destra berlusconiana. Operazione politicamente più che legittima, ma che dovrebbe passare per un accordo il Pdl e la Lega su come modificare la legge elettorale attuale. Anche escludendo il Pd. Insomma a cambiare il Porcellum sarebbe la stessa maggioranza che alla fine della penultima legislatura approvò la legge Calderoli. Come si vede quella che viene da Casini è un’insidia davvero pericolosa per Bersani. Il quale ieri ha reagito spiegando che l’idea di un proporzionale secco sarebbe “uno tsumani”, ma per il Paese e non solo per il Pd, visto che porterebbe “matematicamente” all’ingovernabilità.

Ma ci sono altre due insidie per il cammino di Bersani verso palazzo Chigi. E queste vengono dal fronte più vicino, e persino interno al Pd. Proprio ieri Ferrero, Diliberto, Di Pietro e Vendola, hanno presentato in Cassazione i quesiti per i referendum contro le riforme Fornero, approvate anche con il voto (sofferto e contrattato) del Pd. Ora è noto che quello del lavoro, e in particolare delle modifiche apportate all’articolo 18 dello Statuto Brodolini è tema di grande delicatezza all’interno della sinistra e dello stesso Pd. Non è un caso che Sergio Cofferati sia pronunciato a favore dell’iniziativa di Di Pietro e compagni. Ma come impatterà tutto questo sulle prossime primarie del Pd? Alle quali, come è noto, a contendere la leadership a Bersani, non sarà solo Renzi, ma anche Vendola?

Infine c’è Renzi. Il quale, è vero, ha più sostenitori fuori del Pd che dentro. Ma ha anche avviato una campagna per le primarie molto decisa, e forte di sostegni mediatici importanti. Nei prossimi giorni presenterà il suo programma. per ora ci ha fatto conoscere il suo slogan: “Adesso”. Lo stesso con il quale Ronald Reagan, il presidente della destra repubblicana americana, si presentava alle elezioni presidenziali. Particolare singolare renzi ha scelto questo slogan, proprio dopo aver partecipato alla Convention democratica che in Nord Carolina, ha aperto la nuova corsa di Obama verso la Casa Bianca. Non è detto che quella di Renzi sia una candidatura particolarmente forte, ma certo lo stile del sindaco di Firenze che attacca tutti i suoi compagni di partito, può acquistare consistenza se nel Pd dovessero continuare polemiche e divisioni interne (persino la Bindi non esclude una sua candidatura alle primarie), che non riguardano soltanto il fenomeno Renzi.

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