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Trasporto pubblico locale in crisi post pandemia: passeggeri in calo nel 2022 e 2023 secondo Sanpaolo-Asstra

Secondo il rapporto di Intesa Sanpaolo-Asstra il trasporto pubblico locale paga ancora gli effetti della pandemia– Non meglio le previsioni per il 2022 e il 2023 fortemente condizionate dallo scenario internazionale

Trasporto pubblico locale in crisi post pandemia: passeggeri in calo nel 2022  e 2023 secondo Sanpaolo-Asstra

La pandemia ha stravolto completamente il trasporto pubblico locale (TPL) e la mobilità in Italia nel complesso. Anche per gli anni 2022 e 2023 si evidenzia un livello della domanda ancora al di sotto dei livelli pre-Covid con una diminuzione stimata, rispetto al 2019, pari a -21% per il 2022 e -12% per il 2023 a causa dell’incremento esponenziale dei costi per l’energia. Sono i punti principali emersi dal rapporto Intesa Sanpaolo-Asstra “La performance delle imprese di trasporto pubblico locale”.

Il report rivela che il calo dei passeggeri trasportati ha comportato minori entrate per la vendita dei titoli di viaggio che, tenuto conto dei guadagni cessanti e dei costi emergenti riconducibili all’emergenza, sono quantificabili per il 2022 in misura non inferiore a 1 miliardo di euro, pur prevedendo una ripresa della domanda fino all’80% dei livelli pre-pandemici. Tale perdita al momento non trova alcuna misura di compensazione.

“Il Tpl sta vivendo una situazione unica”, ha sottolineato Andrea Gibelli, presidente Asstra. Da un lato ci sono gli investimenti previsti dal PNRR e quelli nazionali, dall’altro un tessuto imprenditoriale provato dal perdurare della pandemia, dal caro energia e dai rincari delle materie prime, ha aggiunto Gibelli sottolineando la necessità di un intervento del Governo per il settore.

Mentre Laura Campanini, responsabile local public finance direzioni studi e ricerche di Intesa Sanpaolo ha detto: “L’anno che si è appena concluso risente della solo parziale ripresa della domanda, di ristori insufficienti e delle iniziali tensioni sui mercati energetici. Il mix di criticità, che le imprese si trovano ad affrontare nel 2022, determinerà una inevitabile erosione dei margini e della redditività delle aziende con un impatto importante sugli equilibri economico finanziari”.

Sullo studio è intervenuta Giuseppina Gualteri, vice presidente Asstra e presidente e ad di Tper: “In questo periodo così difficile fornisce un contributo concreto e misurabile all’analisi della situazione in cui versano il settore e le imprese che vi operano: le stime forniscono infatti evidenze e spunti concreti utili a tutti gli stakeholder”.

Trasporto pubblico locale in crisi: nel 2020 persi 2,2 miliardi di passeggeri

Nell’era pre-Covid, il sistema delle aziende di trasporto pubblico locale e regionale impiegava oltre 124mila addetti. Con circa 49mila mezzi, venivano percorsi oltre 1,8 miliardi di vettura-km annui e 228,6 milioni di treni-km, trasportando più di 5,5 miliardi di passeggeri. Il settore, nel suo complesso, produceva un fatturato di circa 12 miliardi di euro.

Tra il 2019 e il 2020 si è registrata una diminuzione del 21% degli spostamenti con l’auto e un crollo del 58% degli spostamenti con mezzi pubblici.

I passeggeri trasportati si sono ridotti di quasi il 47%: se nel 2019 i passeggeri trasportati dalle aziende del campione erano pari a 4,6 miliardi, nel 2020 se ne perdono 2,2 miliardi.

PNRR: leva fondamentale per un nuovo modello di mobilità sostenibile

Agli effetti devastanti del Covid si aggiunge l’incremento esponenziale dei costi per l’energia di trazione che sta incidendo in modo significativo sull’equilibrio economico finanziario del settore. Si stima che le imprese che svolgono servizi di TPL, anche ferroviario, soggetti ad obbligo di servizio pubblico, nel primo quadrimestre 2022, abbiano affrontato una spesa di circa 220 milioni di euro superiore rispetto allo stesso periodo 2020 e 2021 per l’acquisto di carburanti ed energia elettrica per trazione. A differenza degli altri settori delle public utilities, il settore del trasporto pubblico non ha la possibilità di riversare l’aumento dei costi sull’utente, come evidenzia il rapporto.

L’ammontare complessivo dei finanziamenti in conto investimenti per il settore del trasporto pubblico locale è pari ad oltre 32,4 miliardi di euro (risorse nazionali, PNRR, FNC, e altri fonti di finanziamento fino al 2033).

Secondo le stime Asstra, le nuove risorse previste da PNRR e FNC ad integrazione del Piano strategico nazionale mobilità sostenibile (PSNMS) concorrono a invertire il trend di invecchiamento atteso del materiale rotabile su gomma. 

La rilevante iniezione di risorse non consentirà, tuttavia, di completare il processo di sostituzione dei mezzi ante Euro IV secondo le tempistiche previste dalla normativa vigente.

Trasporto pubblico locale a caccia di 1,6 miliardi per scongiurare la crisi

Il costo aggiuntivo per raggiungere un’età media del parco autobus circolante pari a 7,2 anni al 2026 (in linea con l’età media europea che è pari a circa 7 anni) è pari ad 1,6 miliardi di euro, di cui oltre 1,1 miliardi di euro a valere su risorse aggiuntive statali. Una nuova iniezione di risorse di questa portata consentirebbe di immatricolare, nel periodo 2022-2026, 5.000 autobus aggiuntivi rispetto alle previsioni attuali.

Sul fronte degli investimenti, i dati di bilancio di un campione di imprese confermano l’intensità dello sforzo delle aziende: nel 2018 e nel 2019 a livello mediano le imprese investono più del 9% del valore della produzione in beni materiali. Anche nel 2020, nonostante la pandemia, le imprese del settore hanno continuato a investire in modo significativo, pari al 6,5% del proprio fatturato a livello mediano. 

Il trend di crescita degli investimenti è proseguito nel 2021 e nel 2022: le imprese nel 2021 sono stimate accelerare ulteriormente la propria spesa che dovrebbe aumentare del 21,6% rispetto al 2020. Nel 2022 la spesa per investimenti è attesa in ulteriore accelerazione e potrebbe realizzare un +27% rispetto all’anno precedente.

Se ci si focalizza esclusivamente sulle imprese a partecipazione pubblica, secondo il ranel 2020 le aziende che chiudono in utile scendono al 76% pur se il 93% di loro riescono a mantenere un margine operativo lordo (MOL) positivo, dimostrando di riuscire a generare ricchezza tramite la gestione operativa e grazie ad una politica governativa che ha garantito l’integrale compensazione dei mancati ricavi da traffico e la salvaguardia dei corrispettivi dei contratti di servizio.

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