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Trading online e azioni: boom in Italia con la pandemia

Secondo la Consob, il numero di transazioni in azioni è cresciuto di un terzo fra il 2019 e il 2021 – Aumenta anche l’interesse per le cripto-attività – Cresce la partecipazione ai mercati, ma i nuovi investitori sono meno competenti che in passato

Trading online e azioni: boom in Italia con la pandemia

Negli anni della pandemia, in Italia, è cresciuto l’interesse verso i mercati azionari e il trading online. Lo scrive la Consob nel VII Rapporto 2021 sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane, sottolineando che l’anno scorso il numero complessivo delle transazioni in azioni si è attestato a 41 miliardi, in crescita di oltre un terzo rispetto ai 31 miliardi del 2019.

Il dato del 2021 è inferiore a quello del 2020 (43 miliardi), ma dal confronto su base annua emerge comunque un aumento significativo dell’ammontare negoziato, con gli acquisti lordi di azioni che sono passati dai 137 miliardi di due anni fa ai 144 miliardi dell’anno scorso (contro i 113 miliardi del 2019).

Diverso il discorso per gli acquisti netti, che nel 2021 sono stati negativi per 4,9 miliardi di euro: il risultato è nettamente inferiore a quello dell’anno precedente (+3,6 miliardi), ma ancora una volta superiore a quello registrato nel 2019 (-5,6 miliardi).

Secondo la Consob, inoltre, l’anno scorso nel nostro Paese è aumentato l’interesse verso le cripto-attività, “come mostrato dalla crescita del numero di ricerche effettuate sul web di termini a esse associate”.

Nel dettaglio, “il mercato dei crypto-assets continua a espandersi rispetto al numero di utilizzatori e al volume degli scambi – si legge ancora nel rapporto – Gli assets oggetto di negoziazione si connotano per una elevata eterogeneità, frutto di un continuo processo di innovazione finanziaria, e per una forte volatilità dei prezzi”.

In generale, scrive ancora la Commissione, continua a crescere la partecipazione ai mercati finanziari: nel 2021 la quota di investitori risulta pari al 34% dei decisori finanziari a fronte del 30% nel 2019. Le attività più diffuse rimangono i certificati di deposito e i buoni fruttiferi postali (posseduti dal 43% delle famiglie), seguiti dai titoli di Stato italiani (25%) e dai fondi comuni di investimento (24%).

L’anno scorso è cresciuta la quota di investitori che si affida a un professionista (28%, contro il 17% del 2019), ma la percentuale delle decisioni prese sulla base di “consigli informali” rimane ancora nettamente più alta (37%).

Infine, “gli investitori entrati nel mercato finanziario nel 2020 e nel 2021 – conclude il rapporto – presentano più di frequente un livello di alfabetizzazione finanziaria e di competenze digitali inferiori rispetto a quelle degli investitori di più lunga data”.

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