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Tour: Froome fa tris. Aru flop, terzo Nibali

Senza storia anche la tappa di Morzine che blinda la zona podio fissata a Saint- Gervais con Bardet e Quintana ai posti d’onore. Lo Squalo attacca ma la tappa va a Izagirre. Aru arriva con 17 minuti di ritardo precipitando al 13esimo posto in classifica.

Tour: Froome fa tris. Aru flop, terzo Nibali

Siamo arrivati ai titoli di coda senza che il film del Tour abbia mai emozionato e convinto come era nelle premesse. Una tappa dopo l’altra senza mai una sorpresa come nei film western dove potevi sonnecchiare e mangiare i pop-corn tanto alla fine vinceva sempre John Wayne. A Morzine Chris Froome ha messo definitivamente le mani sul suo terzo Tour senza dover fare gli straordinari come fece da marziano nel 2013, un tris che lo colloca sullo stesso piano di altri tre campioni dell’anteguerra come il belga Philippoe Thys (1913-14-20) e di un passato più o meno lontano come Louison Bobet (1953-54-55) e Greg Lemond (1986-89-90). Troppo forte Froome, troppo rassegnata la concorrenza: sta il fatto che il Tour è sembrato un kolossal svuotato di pathos. Il percorso non centra. Anzi mai come quest’anno gli organizzatori hanno perlustrato tutte le alture dell’Exagone per cercare nuove e non facili ascese. Anche la tappa di ieri era un festival della montagna: ma se i rivali di Froome se ne stanno alla sua ruota, contenti del posto che occupano nella top ten, quasi timorosi che in caso di attacco il padrone li bastoni con le sue frullate micidiali, c’è poco da fare. Così anche anche a Morzine, nell’ultima tappa alpina con il temuto Col de Joux-Plane non è accaduto nulla che modificasse il podio deciso dalla frazione precedente di Saint-Gervais. Fa solo scalpore il crollo verticale di Fabio Aru che per una crisi di fame e di freddo sotto la pioggia si è praticamente piantato all’inizio dell’ultimo hors catégorie del Tour: un calvario fino a Morzine dove è arrivato con oltre 17 minuti di ritardo dal vincitore, Ion Izagirre che in extremis ha regalato alla Spagna la prima vittoria in questo Tour.

Solo l’Italia, tra le nazioni storiche del pedale, resta a bocca asciutta. Per Aru una giornata da incubo – speculare a quella che lui inflisse a Tom Dumoulin nella penultima tappa della sua trionfale Vuelta – che l’ha fatto precipitare dal sesto al 13esimo posto della classfica a quasi 20 minuti da Froome. E pensare che anche ieri l’Astana ha aveva messo alla frusta il gruppo facendo il treno, con Vincenzo Nibali a fare da testa di ponte nella fuga del giorno, pronto a fare da faro per un eventuale allungo di Aru. Una strategia andata a pallino per la cotta del sardo anche se Nibali ha orgogliosamente tentato di vincere la tappa allungando sul Joux-Plane, ma nella discesa – dopo lo scivolone di ieri l’altro accanto a Froome – lo Squalo ha ammesso di aver avuto paura preferendo non rischiare sulle strada viscida per la pioggia. Izagirre e Pantano lo hanno così raggiunto e superato. Per il campione italiano un terzo posto a 42” che lascia ben sperare per le la gara olimpica di Rio. Alla spicciolata, dopo Nibali, sono giunti altri superstiti della fuga iniziale come Alaphilippe, Rui Costa e Kreuziger (che rientra nella top ten dopo essere stato a lungo virtualmente in zona podio). Il primo dei cosiddetti big a tagliare il traguardo a 3’24” da Izagirre era Purito Rodriguez, che negli ultimi giorni è tornato in salute risalendo al settimo posto della generale. Daniel Martin regolava a 4’12 il drappello di Froome con Quintana, Bardet, Porte , Valverde e Yates. Il Tour era finito. Froome più che dagli avversari è stato attento a non farsi sorprendere dalle insidie della strada. Nella picchiata su Morzine ha evitato ogni rischio. E Quintana e i suoi si sono guardati bene dal creare problemi al padrone del Tour. Il podio rimaneva identico a quello fissato alla fine della tappa di Saint-Gervais vinta alla grande da Romain Bardet, che conserva a 4’05” da Froome il secondo posto che è la sua migliore performance al Tour dopo il terzo posto dietro a Nibali e Jean- Christophe Péraud nel 2014. Anche Quintana, un condor senza grinta e senza scatto, pur deludendo come mai gli era accaduto, salirà da terzo oggi a Parigi sul podio, un passo indietro rispetto al secondo posto dell’anno scorso. Quarto Yates che pur uscendo dalla zona podio è la meritata maglia bianca del miglior giovane under 25. Quinto Porte a 5’17”. Sesto a 6’16” è Valverde – il grande vecchio unico nella top ten che ha fatto anche le fatiche del Giro dove è salito sul podio come terzo; settimo Rodriguez a 6’58”; ottavo con lo stesso distacco di Purito, Louis Meintjes, il primo sudafricano a entrare nei primi dieci del Tour; nono a 7’04” l’irlandese Daniel Martin; chiude la top ten Roman Kreuziger a 7’11” scavalcando lo sfortunato Bauke Mollema, finito 11esimo, che anche ieri ha avuto una tappa difficile dopo la caduta nella tappa di Saint Gervais.

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