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Tour de France: Toni Martin vince la crono, Froome allunga

La maglia gialla arriva seconda per 12” ma infligge sonori distacchi a tutti: da Valverde a Contador. Toni Martin vinve la crono Cavendish contestato. Disarmante la prova di Schleck. Una lettera di McQuaid ai genitori di Pantani: “Il Tour di Marco non si tocca”

Tour de France: Toni Martin vince la crono, Froome allunga

Che mazzata per tutti i suoi rivali e anche per il Tour, che si richiude, schiacciato dallo strapotere di Chris Froome, dopo aver sognato per un un giorno di riaprirsi vedendo nel tappone pirenaico la maglia gialla abbandonata a se stessa dalla sua squadra, il Team Sky. Sono bastati i 33 km della tappa a cronometro, nello scenario unico e straordinario di Mont-Saint-Michel per trasformare un distacco già significativo in una vera e propria voragine tra la maglia gialla e Contador, Valverde, Rodriguez e gli altri cosiddetti big, tutti insufficienti fino a fare figuracce nella frazione contro il tempo.

Frazione che Froome stava per vincere, se non avesse sbandato nella curva che immetteva sul rettilineo d’arrivo, proprio sotto la celebre abbazia benedettina. Vedendo com’era andato, quel fulmine vestito di giallo, nel primi due terzi della gara, deve aver tirato un bel respiro di sollievo Toni Martin, il tedesco campione del mondo della specialità, che da ore era in testa alla classifica parziale, grazie a una prestazione come al solito maiuscola, precedendo di oltre un minuto il belga De Gendt e di 1’21” il redivivo Richie Porte, compagno di squadra di Froome andato in crisi a Bagnéres de Bigorre. Il campione inglese aveva fatto meglio di lui di un secondo al primo intertempo, vantaggio salito a due secondi al 24km. Si capiva lo sguardo sempre più preoccupato di Martin che seguiva la gara in tv dalla postazione riservata al primo (momentaneamente) classificato. Ma Froome alla fine faceva un tempo di 12 secondi più alto di Martin, che poteva così festeggiare una prestigiosa vittoria lenendo la tristezza di Cavendish, suo compagno all’Omega Pharma, che era stato volgarmente contestato dal pubblico per la volata di Saint Malo con la carambola di Tom Veelers. Gran specialista, di Martin si parla assieme a Fabian Cancellara, come di possibili pretendenti al record dell’ora con tentativi da programmare entro fine anno.

Froome non ha vinto la tappa ma di fatto ha ammazzato il Tour anche se a Parigi mancano ancora tantissimi chilometri, il Ventoux e le Alpi con la doppia scalata dell’Alpe d’Huez. Troppo forte il keniota bianco, troppo deludenti i suoi rivali. Contador 15° nella crono a 2’15” ora si trova in classifica quarto a 3’59”. Meglio di lui, per due secondi, è andato Valverde, sempre secondo nella graduatoria generale ma il suo distacco è salito a 3’25”. Evans (21esimo a 2’30”) è scivolato al 14esimo posto a 6’54” dalla maglia gialla. Anche Joaquim Rodriguez si è perso per strada. Addirittura precipitato lontano a 8’32” Andy Schleck, che pareva in ripresa ma che è stato una brutta comparsa nella crono odierna finendo 123esimo (!) a 4’33” da Martin. Anche per Nairo Quintana, scalatore colombiano di belle speranze, la prova contro il tempo si è risolta in un pesante flop che gli è costato la maglia bianca di leader dei giovani tornata sulle spalle del polacco Kwiatkowski, brillante quinto a 1’31” da Martin.

Nella giornata in cui Froome mette sempre più saldamente le sue mani sul del Tour, da registrare con sollievo la lettera del presidente dell’Uci, Pat Mc Quaid, ai genitori di Pantani che allontana definitivamente il sospetto che qualcuno volesse cancellare il nome del Pirata dall’albo d’oro del Tour vinto nel 1998. Marco non si tocca. E Mc Quaid rassicura scrivendo che “come presidente dell’Uci, ma soprattutto come padre, posso solo immaginare quanto sia pesante la perdita di vostro figlio, il grande ciclista Marco Pantani. Capisco anche quanto sia importante per voi difendere la sua memoria e il suo nome. Se il nome di Marco Pantani dovesse emergere durante le attività del Senato della Repubblica francese, secondo le nostre informazioni non sussisterebbero motivi di compiere alcun passo.

Infatti, poiché le analisi scientifiche svolte dal laboratorio francese nel 2004 non erano conformi agli standard tecnici per le analisi antidoping, tali risultati non possono essere accettati come prova in un contesto antidoping e pertanto non consentirebbero l’apertura di un procedimento disciplinare. Inoltre, previo consenso alle analisi espresso dai ciclisti. Spero sinceramente che queste parole siano state di chiarimento e conforto e che sia possibile conservare la magnifica immagine e gli stupendi ricordi che abbiamo di Marco Pantani”. Per fortuna del ciclismo questa volta a vincere è solo il buon senso. Squalificare un campione, morto nel modo che sappiamo, sarebbe stata una decisione malvagia quanto insensata.

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