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Tim, Bernabè e Galateri in testa alla lista di Vivendi per cda

Vivendi, primo azionista di Tim, reclama l’assemblea della compagnia telefonica per rinnovare i revisori e cambiare cinque consiglieri per i quali presenta una lista che vede al primo posto l’ex ad Franco Bernabè, seguito dal presidente di Generali, Gabriele Galateri di Genola

Tim, Bernabè e Galateri in testa alla lista di Vivendi per cda

Vivendi passa dalle parole ai fatti e invia, come annunciato nei giorni scorsi, la richiesta al cda di Telecom Italia di convocazione dell’assemblea per il rinnovo dei revisori, per la revoca di cinque consiglieri indipendenti in quota Elliott e la nomina di altri cinque amministratori. Il primo socio di Telecom propone Franco Bernabè, Gabriele Galateri di Genola, Rob Van der Valk, Flavia Mazzarella e Francesco Vatalaro.

“La sfiducia all’amministratore delegato Amos Genish è stata assunta senza alcun fondamento legale, in contrasto con le applicabili procedure societarie e in violazione di ogni responsabile prassi di governance”. Lo afferma Vivendi nella relazione rivolta agli azionisti di Telecom Italia, secondo quanto scrive Radiocor, per illustrare la richiesta di convocazione al più presto di un’assemblea.

La media company francese punta il dito anche “sull’ulteriore violazione delle regole con la nomina di un nuovo amministratore delegato (cioe’ Luigi Gubitosi, ndr) senza neanche rispettare la procedura ordinaria stabilita dal piano per la successione dell’amministratore delegato adottato dalla società”. Significativamente, pero, Vivendi non chiede la revoca di Gubitosi anche se, in caso di ribaltone, le sue deleghe potrebbero passare a Bernabè.

Nei giorni scorsi proprio  l’ex numero uno di Telecom Italia, Franco Bernabè, aveva sostenuto, in un’ampia intervista al Sole 24 Ore, che lo scorporo della rete Tim non è più d’attualità per lo sviluppo che ha nel frattempo avuto Open Fiber e che sarebbe più logico pensare all’operazione inversa e cioè alla vendita o al conferimento di Open Fiber (controllata al 50% da Enel e al 50% da Cdp) alla stessa Tim o, nell’impossibilità di trovare un accordo equo sui valori degli asset, ricercare una collaborazione tra Tim e Open Fiber di reciproco vantaggio.

Ieri l’ad di Enel, Francesco Starace, ha messo le mani avanti negando la possibilità di vendere o conferire Open Fiber a Tim ma la via di una vantaggiosa collaborazione operativa tra Tim e Open Fiber resta la via più saggia da seguire per evitare lotte fratricide tra le due infrastrutture di rete.

 

 

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