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Telecom, Bernabè: il decreto semplificazioni è un’espropriazione

Il presidente di Telecom Italia ha duramente accusato l’emendamento al decreto semplificazioni che prevede la norma dell’ultimo miglio, che consente a soggetti terzi di gestire l’ultimo tratto della rete Telecom: “E’ uno strappo allo stato di diritto, alla tutela della proprietà privata e ai diritti dei consumatori, primo di tutti quello alla privacy”.

Telecom, Bernabè: il decreto semplificazioni è un’espropriazione

La norma contestata è quella cosiddetta dell’ultimo miglio. Ossia quell’emendamento al decreto semplificazioni varato dal Governo che consente la gestione, da parte di soggetti terzi, della manutenzione dell’ultimo miglio della rete Telecom Italia. E che ha scatenato proprio le ire del presidente del gruppo delle telecomunicazioni, Franco Bernabè, che intervenendo alla Relazione annuale dell’Organo di vigilanza ha definito il provvedimento “un vero strappo ad uno stato di diritto e una evidente forma di espropriazione”, oltre che con “evidenti profili di legittimita’ costituzionale” e di “impraticabilita’ tecnica”

Parole dure quelle del numero uno di Telecom Italia, contrario al provvedimento in primo luogo perché in contrasto con la normativa Ue che assegna questi compiti all’Autorità: “Si tratta interventi dirigistici – ha argomentato Bernabè – che presentano evidenti profili di legittimità costituzionale, poiché incidono direttamente, e senza alcuna motivazione di pubblico interesse, sul diritto di disporre e godere dei propri beni da parte del soggetto (privato, è bene ricordarlo) titolare della rete. In altre parole, questi interventi rappresentano un vero strappo a uno Stato di diritto, una evidente forma di espropriazione”.

Secondo Bernabe’ inoltre queste nuove proposte “non garantirebbero certamente benefici per i consumatori e diventerebbe pressoche’ impossibile salvaguardare il diritto costituzionalmente garantito di segretezza delle comunicazioni. Inoltre – ha concluso il presidente Telecom  – non potrebbero essere garantiti i livelli di qualita’ della rete previsti in capo al fornitore del servizio universale”.

A sostegno delle proprie argomentazioni, Bernabé ha anche fornito alcune cifre sul livello di concorrenza raggiunto nel Paese: “Nel triennio 2009-2011, in un mercato dell’accesso telefonico in contrazione di più di 500mila linee, gli operatori alternativi hanno totalizzato circa 2,2 milioni di acquisizioni nette”, ha evidenziato spiegando che questo è stato possibile “grazie all’attivazione di più di 2,1 milioni di accessi wholesale forniti da Telecom e di sole 60mila nuove linee di accesso realizzate autonomamente, pari a meno del 3% del totale”.

La quota degli alternativi nell’accesso è così cresciuta, “in tre anni, di ben 10,5 punti percentuali, passando dal 23,1% di fine 2008 al 33,6% di fine 2011”. Anche la quota degli alternativi sull’accesso a banda larga è cresciuta “di 7,5 punti percentuali, dal 39,5 al 47%”. Insomma, ha chiosato Bernabè, non c’è “alcun freno allo sviluppo della concorrenza”, anzi “l’Italia nell’unbundling si colloca ai primissimi posti della Ue”.

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