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Tassi, Bce, Visco frena l’aumento di settembre: “Attenzione all’economia reale, non è incoraggiante”

In un’intervista a Politico, il Governatore lancia un invito alla prudenza indirizzato ai falchi, che vorrebbero replicare a settembre l’aumento di 50 punti base varato a luglio

Tassi, Bce, Visco frena l’aumento di settembre: “Attenzione all’economia reale, non è incoraggiante”

Dopo l’aumento dei tassi varato a luglio, il primo negli ultimi 11 anni, a settembre la Bce potrebbe evitare un’altra stretta monetaria significativa per non compromettere le già precarie prospettive di crescita dell’Eurozona. Questa la posizione espressa dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in un’intervista a Politico.

In qualità di membro del Consiglio direttivo di Francoforte, Visco non si sbilancia sull’entità del prossimo aumento dei tassi – che potrebbe essere di 50 punti base, come a luglio, o di 25 – ma le sue parole suonano comunque come un invito alla prudenza indirizzato ai falchi del Nord Europa, che vorrebbero far salire il costo del denaro al ritmo più veloce possibile.

Attenzione all’economia reale e all’euro

Il numero uno di Via Nazionale sottolinea che, al momento, la situazione dell’economia realenon è certo molto incoraggiante” e questa dinamica, insieme agli sviluppi sull’inflazione, sarà determinante per la prossima decisione della Bce sui tassi. Anche perché “l’economia reale influisce direttamente sull’andamento dei prezzi”, spiega ancora Visco.

In sostanza, il Governatore italiano fa notare che il rallentamento della crescita potrebbe stabilizzare i prezzi nel medio termine, il che consentirebbe alla Bce di agire in modo meno aggressivo sui tassi d’interesse. Allo stesso tempo, però, Visco ammette che altri fattori potrebbero agire in senso opposto, mantenendo alti i prezzi: si tratta in primo luogo di possibili shock sul lato dell’offerta causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, ma anche della debolezza dell’euro, sceso ormai alla parità (e quindi ai minimi storici) sul dollaro.  

Tassi: il differenziale Usa-Ue peserà

A deprimere la moneta unica contribuisce anche il fatto che la Bce ha iniziato la normalizzazione della politica monetaria molto dopo la Federal Reserve. “Nel breve termine – continua Visco – il differenziale dei tassi di interesse tra zona euro e Stati Uniti avrà sicuramente un peso”, ma è ancora troppo presto per prevedere fin dove si spingeranno le autorità monetarie. “Non posso dire se il prossimo aumento dei tassi sarà di 50 punti base per andare il più velocemente possibile verso l’obiettivo, anche perché ancora non sappiamo dove sia questo obiettivo”.

Allo stesso tempo, però, il numero uno di Bankitalia spiega che le prospettive di crescita non sono compromesse al punto da costringere il Consiglio direttivo a interrompere il piano di normalizzazione dopo settembre, perché le condizioni monetarie sono ancora molto accomodanti.

Italia: il prossimo governo rispetti il Pnrr

Quanto all’Italia, il Governatore rimarca che il prossimo governo, a prescindere dalla maggioranza che lo sosterrà, dovrà “centrare gli obiettivi” fissati nel Pnrr, perché si tratta di passi fondamentali per fare in modo che la crescita del Pil torni su tassi relativamente buoni.

In ogni caso, Visco non condivide il timore che i problemi economici dell’Italia possano spingere l’Eurozona verso una nuova crisi del debito, perché “l’economia in Europa è estremamente più resiliente e molto più unita” rispetto a 10 anni fa.

Piuttosto, oggi la vera sfida è garantire la crescita e costruire una vera unione fiscale, perché, conclude il Governatore, “non è possibile avere una politica monetaria comune e 19 diverse politiche fiscali”.

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