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Tasse, ex ministro Visco: ok Irap, no aumento Iva

In commissione Finanze del Senato Vincenzo Visco critica la riforma fiscale in diversi punti: dall’aumento dell’Iva alle riduzioni Irap, passando per i modi di di rivalutazione delle rendite catastali e la lotta all’evasione.

Tasse, ex ministro Visco: ok Irap, no aumento Iva

In tema di fisco, bocciature per l’aumento dell’Iva, per l’ipotesi di ridurre o eliminare l’Irap, per le modalità di rivalutazione delle rendite catastali, per come è stata condotta la lotta all’evasione. Sono queste le critiche dell’ex ministro Vincenzo Visco, sentito dalla commissione Finanze del Senato sulla riforma fiscale. In generale, Visco evidenzia le differenze strutturali tra il sistema fiscale italiano e quelli degli altri Paesi europei, a partire dalla “elevata entità dell’evasione e dallo sbilanciamento sull’imposizione sui redditi”. E poi entra nei dettagli.

Iva

L’ex ministro non ritiene condivisibile i recenti incrementi dell’aliquota ordinaria. “Si potrebbe valutare- suggerisce- la possibilità di neutralizzare il secondo incremento previsto per la fine del 2012. A tal fine potrebbero essere utilizzate le maggiori risorse derivanti dalla riduzione delle agevolazioni fiscali”.

Irap

Dissentendo da quanti hanno proposto la riduzione o l’eliminazione dell’imposta regionale regionale sulle attività produttive, Visco spiega i motivi che- suo parere- rendono “preferibile conservare l’Irap: le entrate dell’Irap contribuiscono a finanziare il settore della sanità e l’erosione della sua base imponibile creerebbe disparità di trattamento”. Facendo riferimento al costo del lavoro e al cuneo fiscale ritiene quindi preferibile unificare le aliquote di prelievo al 27 o 28 per cento, con un costo compreso tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. “In tal modo si potrebbe ridurre il cuneo fiscale di circa 3 punti percentuali. Tale intervento potrebbe essere finanziato rafforzando la tassazione ambientale e ripristinando la tassa sulle emissioni di gas serra e sui combustibili fossili, la cosiddetta carbon tax”.

Imprese

econdoVisco “c’è una mancanza di coordinamento tra la tassazione sulle imprese personali e quella sulle imprese societarie”, che su questo capitolo suggerisce: “Si può i valutare l’ipotesi di modificare l’imponibile di tale tributo, comprendendovi anche gli ammortamenti e riducendone l’aliquota, in modo da trasferire una parte del prelievo dal lavoro al capitale. Andrebbero eliminate anche le altre riduzioni e agevolazioni introdotte e il tributo dovrebbe essere ridisegnato come un’imposta sull’uso dei fattori della produzione, calcolata in base al valore aggiunto lordo di ciascuno di essi”.

Immobili

Visco punta il dito su “alcuni profili problematici nell’ambito dell’imposizione sugli immobili”, soprattutto per quanto riguarda le disparità di trattamento insite nelle modalità con cui si è proceduto alla rivalutazione delle rendite catastali. “La si potrebbe allineare maggiormente – dice – ai valori di mercato, creando le possibilità per una riduzione delle aliquote dell’Imu e in attesa della riforma del catasto.

Redditi da capitale

L’ex ministro delle Finance auspica si possa avviare una riflessione su una modifica radicale della tassazione, che assuma come base imponibile non il reddito ma il capitale investito.

Evasione

Rimarcato che “il livello dell’evasione fiscale è una grave anomalia del sistema italiano e rappresenti quindi un autentico fenomeno di massa” Visco non manca di rilevare ” la sostanziale inefficacia nella lotta all’evasione degli strumenti di controllo introdotti negli ultimi anni come il redditometro, che rischia di trasformarsi in uno strumento per accertamenti di massa, e lo spesometro, che si è tradotto in un ulteriore onere formale per le imprese”. E dunque indica una serie di strumenti di controllo che sarebbe possibile ripristinare o introdurre per la prima volta nell’ordinamento:

1) la diffusione e l’estensione di strumenti elettronici, 2) la reintroduzione dell’elenco clienti-fornitori,3) la trasmissione telematica dei corrispettivi nel commercio al dettaglio o nei distributori automatici 4) la limitazione dell’uso del contante. “Il limite per i pagamenti fissato a 1.000 euro persegue sicuramente importanti finalità di contrasto al riciclaggio, ma- sostiene Visco- risulta poco efficace nella lotta all’evasione, dal momento che la maggior parte delle transazioni sono di valore unitario inferiore a tale soglia e possono essere agevolmente frazionate in più pagamenti”. Non solo: per Visco occorre inoltre una maggiore integrazione tra le banche dati fiscali e agire per correggere alcune criticità emerse nel funzionamento degli studi di settore, evitando l’effetto di una catastizzazione dei redditi e il rischio di trasformarli in una sorta di imposta forfettaria. 

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