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Superbonus 110%, Upb: la spesa s’impenna a 68,5 miliardi, la misura non si ripaga in gettito

Nel corso di un’audizione presso la Commissione Bilancio della Camera, la presidente dell’UPB Lilla Cavallari ha spiegato che il Superbonus 110% ha avuto un costo quasi doppio rispetto alle previsione, ma è risultato meno regressivo dei precedenti bonus edilizi.

Superbonus 110%, Upb: la spesa s’impenna a 68,5 miliardi, la misura non si ripaga in gettito

Il Superbonus 110% ha avuto un effetto meno regressivo rispetto a tutti gli altri bonus edilizi varati in precedenza, migliorando la distribuzione delle risorse e raddoppiando la quota destinata al Mezzogiorno, ma ha anche avuto costi per lo Stato quasi doppi rispetto a quanto previsto: 68,5 miliardi di euro al febbraio 2023, rispetto a una previsione ufficiale di spesa pari a 35 miliardi. Lo ha detto la presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), Lilla Cavallari, nel corso dell’audizione tenuta presso la Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.

Superbonus: raddoppiate le risorse destinate al Sud, ma l’incidenza maggiore è nel Nord-Est

Dal 2008 al 2019 le detrazioni effettivamente usufruite dai contribuenti sono aumentate da 2,6 miliardi a 9,2 miliardi. La metà dell’ammontare totale però è andato a poco più del 10% dei contribuenti più ricchi e oltre il 60% a quelli residenti al Nord. Secondo la presidente dell’Upb, il Superbonus 110% ha determinato un importante “cambiamento nella distribuzione delle agevolazioni rispetto ai bonus edilizi originari”. In particolare ha aumentato in modo significativo “la fruizione delle agevolazioni per il risparmio energetico nei Comuni a reddito più basso, indice di una minore natura regressiva” ed “è più che raddoppiata la quota di risorse destinate al Mezzogiorno”, afferma Cavallari.

Nonostante ciò, secondo l’Upb, la distribuzione territoriale evidenzia una maggiore incidenza nel ricorso alla misura nel Nord-Est del Paese, “con un investimento medio per abitante di circa 1.379 euro, più elevato della media nazionale (1.160 euro) di circa il 19 per cento”.

Superbonus: la spesa s’impenna a 68,5 miliardi 

Nel corso della sua audizione, la presidente dell’Upb ha risposto alla domanda più gettonata del momento: quanto è costato il Superbonus 110% allo Stato? La risposta è che, nel complesso, l’intero costo dell’intervento a carico della finanza pubblica raggiunto i 68,5 miliardi, di cui 53,2 completati. 

“L’onere per la finanza pubblica ha superato sensibilmente le aspettative iniziali, basate su una previsione ufficiale di spesa di 35 miliardi per l’intero periodo di validità della misura”, afferma Cavallari che poi aggiunge: “Sommato agli altri bonus edilizi – bonus facciate, ristrutturazioni, ecc. – il costo delle agevolazioni è destinato a superare anche l’importo, già rivisto al rialzo, di 110 miliardi sottostante le previsioni ufficiali del conto economico delle Amministrazioni pubbliche risalenti alla NADEF dello scorso autunno”.

L’UPB sottolinea inoltre che “la modifica del criterio di contabilizzazione dei crediti relativi al Superbonus e al bonus facciate produrrà, inevitabilmente, a parità di altre condizioni, un miglioramento del disavanzo dei prossimi anni”. Tuttavia, aggiunge, “considerato che la riclassificazione non impatta sul debito pubblico, l’eventuale utilizzo degli spazi che emergeranno in termini di disavanzo implicherà, a parità di altre condizioni, un peggioramento del debito pubblico previsto mettendo a rischio la traiettoria di riduzione dello stesso programmata in occasione della NADEF”.

Crediti d’imposta in costante aumento

Nel 2019 le compensazioni del complesso dei crediti d’imposta ammontavano a 8,4 miliardi. Nel 2022 sono salite a 30 miliardi, di cui 6,5 relativi ai crediti edilizi. Una quota, quest’ultima, da cui “per il 2023 e il 2024 ci si può attendere un’ulteriore crescita” dovuta ai nuovi investimenti edilizi, prevede l’Upb. 

Parlando solo del Superbonus, le quote annuali di detrazioni e crediti potenziali per i lavori conclusi entro il 2022 sarebbero pari a circa 12 miliardi nel 2023, ”circa 4,8 volte quelli potenziali del 2021“. La cifra però potrebbe aumentare ulteriormente perché “se si considerano anche gli investimenti non conclusi nel 2022, e quelli asseverati a febbraio 2023, nella misura in cui riusciranno a essere portati a termine, potranno generare nel 2024 altri crediti potenziali fino a 6 miliardi. Fino a raggiungere i 18 miliardi complessivi”, spiega la presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio.

Superbonus 110%: “Non è un moltiplicatore, non ha effetto sulle entrate”

Secondo gli ultimi dati, “il contributo degli investimenti in costruzioni residenziali alla crescita del PIL nel biennio scorso è stato di due punti percentuali”. Cavallari sottolinea che “sulla base del modello macro-econometrico in uso all’Upb è possibile ricostruire che metà del contributo sarebbe ascrivibile allo shock positivo generato dall’incentivo fiscale, ossia all’investimento in abitazioni aggiuntivo rispetto a quello che si sarebbe comunque effettuato nel biennio in assenza dell’agevolazione.” 

Non solo, “trattandosi di uno shock che riguarda il singolo settore, senza tenere conto delle ripercussioni sul resto del sistema (quindi senza considerare le ricadute sulle altre componenti della domanda aggregata), questa misura non va interpretata come un moltiplicatore”. Nei dettagli: “l’impulso addizionale della misura, che abbiamo stimato essere dell’ordine di 16 miliardi, attiva valore aggiunto nell’economia in una misura più o meno uno a uno. Per avere un effetto sulle entrate, perché la misura possa ripagarsi occorrerebbe un moltiplicatore almeno di 2″, conclude la presidente dell’Upb.

LEGGI ANCHE: Superbonus 110%: ha aumentato il Pil o spinto il deficit? L’analisi dell’Osservatorio conti pubblici italiani

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