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Sudafrica in bilico tra oro e petrolio

Il Sudafrica incassa il calo delle quotazioni dell’oro grazie al suo peso calante nel paniere dei beni esportati. La crescente forbice tra i prezzi dell’oro e del petrolio gioca però a sfavore del Paese africano.

Sudafrica in bilico tra oro e petrolio

Se la discesa del prezzo dell’oro, crollato del 15% da inizio anno e del 27% dai massimi del 2011, costituisce un problema per coloro che l’hanno acquistato con finalità di investimento o speculazione, rappresenta una minaccia ancor più grave per i conti con l’estero dei Paesi produttori, soprattutto se dipendenti dalle esportazioni di metallo giallo. Tra questi ultimi l’immaginario collettivo non fa fatica ad annoverare il Sudafrica, da sempre tra i primi produttori mondiali di oro.

Tuttavia il rapporto del Sudafrica con il prezzo dell’oro è divenuto più complesso negli ultimi anni, e va valutato soprattutto in relazione a come varia il prezzo dell’oro rispetto al prezzo delle altre commodities, in primis quelle importate, come il petrolio.

Infatti l’importanza dell’oro nel paniere di esportazioni del Sudafrica è rimasta sì alta in termini di valore totale delle esportazioni, ma il petrolio è arrivato ad acquisire un peso ancora maggiore nel paniere delle importazioni. In linea teorica perciò, il danno arrecato dal calo del prezzo dell’oro sarebbe compensato dal beneficio di più economiche importazioni di petrolio, migliorando lo stato dei conti con l’estero del Sudafrica.

Murat Ulgen and Di Luo della banca HSBS hanno provato a quantificare il suddetto beneficio (assumendo una variazione di circa il 10% dei due prezzi). In base ai loro calcoli un calo di 100$ nel prezzo medio dell’oro comporterebbe mancate entrate da esportazioni per 0,7 miliardi di dollari, ovvero per un importo pari allo 0,2% del Pil. Invece una diminuzione di 10$ nel prezzo di un barile di greggio porterebbe a un risparmio di 2 miliardi di dollari sulla spesa totale per importazioni, ossia un guadagno pari allo 0,5% del Pil. Il risultato netto dipende dunque in modo cruciale dal grado di correlazione fra il prezzo delle due commodities.

Purtroppo per il Sudafrica l’andamento del prezzo delle commodities non è stato uniforme. Il prezzo dell’oro tende a divergere dal prezzo del petrolio, con quest’ultimo che non ha sperimentato la medesima flessione. Il risultato netto gioca quindi sicuramente a sfavore del Paese e si ripercuote su un disavanzo di partite correnti previsto per quest’anno al 5,3% del Pil.

Alcuni fattori tendono però ad attenuare lo scenario negativo che si profila per il Sudafrica. Il peso del segmento aurifero nel settore minerario del Sudafrica è comunque in declino da quarant’anni. Il Paese è infatti passato da una produzione superiore alle 1000 tonnellate negli anni ’70 ad una produzione di 167 tonnellate per l’anno appena trascorso, perdendo lo status di primo produttore mondiale  vantata fino al 2007. Attualmente si assesta in quinta posizione dopo Cina, Australia, Stati Uniti e Russia. Ciò ha portato il Sudafrica a una diversificazione dei minerali esportati, favorendo i minerali del ferro e del gruppo del platino in sostituzione dell’oro.

Il fatto che questi ultimi, al pari del petrolio, abbiano principalmente applicazioni industriali, dovrebbe garantire un andamento dei rispettivi prezzi più in linea con quello del petrolio. Ciò dovrebbe mitigare l’impatto sulla bilancia dei pagamenti dell’asimmetria esistente adesso tra i prezzi del petrolio e quelli dell’oro.   

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