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Succhi di frutta, il Bio non decolla

Il mercato dei succhi di frutta vive una fase di stallo, e anche il biologico in Italia non avanza come altrove – La ricetta anti-crisi? Puntare sull’ondata “helathy” e proporre prodotti sempre più naturale.

Nonostante i benefici vitaminici della frutta, soprattutto d’inverno, e la tendenza salutista a diminuire (o addirittura eliminare) gli zuccheri aggiunti a vantaggio della polpa dei frutti, il mercato dei succhi di frutta in Italia non vive una stagione positiva. E, dato ancora più sorprendente, dell’ondata “healthy” non ha beneficiato nemmeno un business in fortissima espansione come il Bio: nei succhi di frutta registra sì un tasso di crescita positivo (+7% a volume, +2,8% a valore, dati Iri, a.t. ott. 2019), ma le quote non hanno ancora raggiunto percentuali tali da smuovere la vera massa critica. Con il 3,6% a volume e l’8,5% a valore siamo infatti lontani dagli altri principali mercati europei, in cui i volumi del biologico sono mediamente più alti, come in Svizzera e Austria, in cui la quota ha superato da tempo il 10%.

In generale, il mercato dei succhi di frutta appare in fase di stallo: anche nel 2019, infatti, i numeri hanno riportato il segno ‘meno’ a valore (-3,4% per 703,3 milioni di euro incassati) e a volume (-3% per 580,2 milioni di litri). È ancora presto per dire se stiamo parlando di un trend di lungo periodo o di un filone dettato dalle mode alimentari e di lifestyle del momento, ma di fatto, come già accade per altri mondi dell’alcool free beverage, il salutistico si configura come il segmento più rilevante degli ultimi anni, sul quale puntare per risalire la china. Cresce infatti l’attenzione del consumatore verso gli aspetti nutrizionali, funzionali e salutari dei succhi e nettari di frutta, sempre più valutati con uno sguardo attento alla lista ingredienti. 

Origine, varietà delle materie prime, metodi produttivi e sostenibilità sono i driver d’acquisto principali. Mentre i nettari e simili (il 35% dei volumi totali del mercato) perdono terreno a valore (-6,3%) e a volume (-5,1%), spremute e frullati Uht, seppur una piccola nicchia (insieme fanno circa il 2% dei volumi), mostrano un certo dinamismo. Le crescite a valore e a volume di questi ultimi due segmenti sono le più significative del comparto: rispettivamente +6,5% a valore e +9,7% a volume per le spremute e +6,5% a valore e +12,6% a volume per i frullati. Al fenomeno della riduzione degli zuccheri, certamente interconnesso con la chiacchierata sugar tax, si abbinano anche l’alto quantitativo di frutta nelle ricette e/o l’inclusione di ingredienti ‘alleati’ della salute: zenzero, aloe, bacche di goji, mirtilli e altri superfood. Molti nuovi lanci di prodotto, infatti, seguono quest linee guida. 

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