Condividi

Studi di settore, Camera: niente abolizione, ok alla revisione

Al Governo si richiede l’impegno a “valutare l’opportunità di procedere a una revisione degli studi di settore per semplificarli, prevedendo la riduzione del loro numero, e per renderli più efficaci”.

Studi di settore, Camera: niente abolizione, ok alla revisione

Abolizione no, revisione sì. Ieri l’Aula della Camera ha respinto due mozioni che chiedevano la cancellazione degli studi di settore (presentate da Lega e Fratelli d’Italia), approvando, invece, quattro istanze per “ottimizzare” questo strumento fiscale. 

In particolare, al Governo si richiede l’impegno a “valutare l’opportunità di procedere a una revisione degli studi di settore per semplificarli, prevedendo la riduzione del loro numero, e per renderli più efficaci attraverso una continua verifica ed eventuale modifica delle modalità di calcolo che persegua la massimizzazione dell’attendibilità delle stime e, al contempo, garantisca la fedeltà dei dati dichiarati dai contribuenti”.

Per Chiara Scuvera (Pd), prima firmata ria di una delle istanze approvate, “serve una riforma che introduca un’interoperabilità fra i dati statistici e le politiche, soprattutto per evitare di penalizzare i professionisti e le microimprese”. 

La seconda istanza approvata, del Movimento 5 Stelle, chiede al Governo di sostituire o affiancare gli studi di settore con sistemi di controllo che incentivino una compliance preventiva fra contribuenti e Fisco “anche attraverso la predisposizione di strumenti informatici gratuiti che consentano agli esercenti di confrontare in tempo reale l’andamento economico e finanziario delle proprie attività rispetto ai modelli statistici standard”. 

Parere favorevole anche all’istanza con cui Sel propone un ampliamento della fascia di esclusione dagli studi e un utilizzo diverso da quello di “mero strumento accertativo”. 

L’ultima istanza approvata arriva da Walter Rizzetto (gruppo Misto – Alternativa Libera) e chiede al governo di “assumere iniziative volte a regolamentare gli studi di settore affinché ne venga previsto l’utilizzo come mero strumento statistico di analisi per selezionare i contribuenti  da assoggettare” ai controlli fiscali, e non quale “strumento per stabilire automaticamente l’adeguatezza delle dichiarazioni dei redditi”.  

Commenta