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Stress test: cosa sono, a cosa servono e chi rischia di più

L’Eba è pronta ad alzare il sipario: questa sera scopriremo i risultati degli stress test applicati a 53 banche che insieme rappresentano il 70% del sistema finanziario europeo

Stress test: cosa sono, a cosa servono e chi rischia di più

Questa sera, a mercati chiusi, l’Autorità Bancaria Europea (Eba, nell’acronimo inglese) pubblicherà i risultati degli stress test condotti su 53 banche, che rappresentano il 70% del sistema finanziario europeo. Finalmente scopriremo come sono messe le banche del Vecchio Continente e come se la caverebbero in caso di stress economico-finanziario. In Italia i riflettori sono puntati su Mps, che rischia una bocciatura, ma per cui sembra già pronto un piano di ristrutturazione.

COSA SONO GLI STRESS TEST?

Gli stress test sono degli esami con cui l’Eba cerca di mettere sotto pressione i bilanci bancari per valutarne la solidità patrimoniale anche in condizioni di stress economico-finanziario. Dunque, ipotizzando due scenari diversi in termini di crescita, inflazione, aumento dei tassi d’interesse e calo degli indici azionari, l’Eba mette alla prova la resistenza delle banche rispetto ai principali rischi (di credito, di mercato e di controparte, operativo e sistemico).

COME VIENE SINTETIZZATA LA SOLIDITÀ PATRIMONIALE DELLE BANCHE?

L’indicatore di riferimento è il cosiddetto Common Equity Tier, o CET 1, che misura il rapporto tra il capitale a disposizione della banca e le sue attività, ponderate per il rischio. Secondo l’Eba, tanto più questo rapporto è alto tanto più una banca è (teoricamente) sicura.

Negli stress test del 2014, la BCE impose alle banche due soglie minime di patrimonializzazione:

– 8% nello scenario favorevole

– 5,5% nello scenario sfavorevole

Questa volta, l’Eba non ha imposto alcuna soglia minima di riferimento, perciò alle banche non verrà richiesto (formalmente) di rientrare del capitale mancante. Tuttavia, i risultati degli stress test verranno utilizzati come strumento di analisi e di valutazione durante gli Srep (“Supervisory Review and Evaluation Process”), ovvero concorreranno a definire le indicazioni di capitale all’interno di un più ampio processo di revisione e valutazione prudenziale, che dovrebbe concludersi verso fine settembre.

IL NODO MPS

Stando a quanto riporta il Financial Times, gli analisti di Credit Suisse hanno stimato che circa il 20% delle banche europee avranno un Cet 1 inferiore alla soglia del 5,5% prevista per lo scenario sfavorevole durante gli stress test del 2014; tra gli istituti più importanti potrebbero esserci anche Deutsche Bank e Commerzbank.

Tra le banche italiane l’unica che non dovrebbe riuscire a passare l’esame è Monte dei Paschi di Siena. Tuttavia sembra in dirittura d’arrivo un piano definitivo di ristrutturazione: la Banca dovrebbe riuscire a ricapitalizzarsi per circa 5 miliardi di euro e alleggerirsi di 10 miliardi di sofferenze nette, senza ricorrere ad aiuti pubblici e salvaguardando i risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate.

IMPATTO LIMITATO

Gli stress test metteranno nuovamente a nudo le fragilità di alcune banche, ma non cambieranno la sostanza. Come ha ribadito il presidente della Bce Mario Draghi durante l’ultima conferenza stampa, nel complesso le banche europee sono ben capitalizzate, ma devono lavorare sul fronte della redditività.

Dunque gli stress test sono un esercizio di trasparenza utile e positivo che però non risolve il problema di redditività del settore, che con i tassi a zero non ha molti margini di manovra. Per il momento, in termini di investimento continuiamo a stare lontani dalle banche europee: sebbene le valutazioni si facciano sempre più interessanti, i rischi sono ancora molto significativi.

Fonte: AdviseOnly

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