Condividi

Stellantis: condannata a pagare 300 milioni negli USA per frode sulle emissioni diesel

Fca Us era stata accusata di false dichiarazioni sulle emissioni diesel relative a oltre 100mila veicoli. Ma i fondi erano stati già accantonati e il titolo non ne risente

Stellantis: condannata a pagare 300 milioni negli USA per frode sulle emissioni diesel

Non c’è pace in casa Stellantis. Mentre l’Antitrust chiude 14 provvedimenti avviati nei confronti delle principali case automobilistiche operanti in Italia – tra cui Fca (ora gruppo Stellantis) – l’azienda automobilistica italo francese chiude definitivamente la causa penale promossa cinque anni fa dal Dipartimento di Giustizia degli Usa sulle emissioni di oltre 100 mila veicoli diesel prodotti tra il 2014 e il 2016. Il giudice della corte federale di Detroit, Nancy Edmunds, ha approvato l’accordo di patteggiamento raggiunto dalla controllata nordamericana di Stellantis e dal Dipartimento di Giustizia e, sulla base di quanto concordato, ha imposto il pagamento di una multa di circa 300 milioni di dollari.

Nel mirino anche tre dipendenti di Fca Ua incriminati per associazione a delinquere finalizzata alla frode negli Stati Uniti e alla violazione del Clean Air Act. Per loro ora si attende il processo.

“Questa sanzione di 300 milioni è il risultato di un’indagine triennale esauriente – ha raccontato il vice procuratore generale Todd Kim –. Questa risoluzione mostra che il Dipartimento di Giustizia si impegna a ritenere responsabili delle autorità di regolamentazione fuorvianti i trasgressori aziendali”.

Stellantis: le accuse del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti

Dopo essersi dichiarata colpevole a giugno di associazione a delinquere, quando la società madre di Fca Us era ancora Fiat Chrysler, il dipartimento di Giustizia americano ha spiegato che la società pagherà una multa di 96,1 milioni di dollari e le saranno confiscati 203,5 milioni di dollari. Inoltre, il giudice ha imposto un periodo di tre anni di “libertà vigilata”, in cui i manager saranno obbligati a presentare alle autorità rapporti sul rispetto delle normative statunitensi sulla protezione dell’ambiente o sulle procedure di controllo e collaudo.

Le cause sono tutte legate alle accuse mosse dall’Epa nel gennaio del 2017 sulla presenza di cosiddetti “defeat device” in 104 mila veicoli dei marchi Jeep e Ram prodotti a partire dal 2014 ed equipaggiati con motori turbodiesel V6 3.0.

Dalle indagini era emerso che la casa automobilistica aveva falsificato i risultati dei test sulle emissioni, installando un software ingannevole con lo scopo di eludere i controlli normativi e di consentire in modo fraudolento ai veicoli diesel di soddisfare gli standard di emissione richiesti.

Stellantis aveva già pagata una multa civile di 311 milioni

Il patteggiamento segue l’analoga transazione raggiunta in sede civile a inizio 2019: Fca Us ha già pagato una sanzione civile di 311 milioni di dollari e un risarcimento di 183 milioni di dollari a oltre 63mila persone nell’ambito di un’azione legale collettiva sul diesel, ma senza nessuna ammissione di colpevolezza.

Il titolo non ne risente in Borsa

Tanto che il titolo non ne risente a Piazza Affari e sale dello 0,085% a 14,06 euro con le immatricolazioni del gruppo pari a circa 38.400 unità a luglio, in contrazione del 3,6% rispetto alle quasi 40mila vetture vendute nello stesso mese del 2021. E la quota di mercato di Stellantis si attesta al 35%.

Commenta