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Spread ai massimi, tassi Btp più alti e Borsa in altalena

L’effetto Trump sui tassi e le incognite legate al referendum costituzionale rendono volatile il mercato e fanno impennare lo spread BTp-Bund che tocca quota 170 – L’asta Btp fa il pieno ma i rendimenti salgono – Dopo una partenza sprint la Borsa corregge la rotta: volano Unipol e Fca e recuperano le utilities ma cade Telecom, soffre Mps e Buzzi scende per i realizzi

Dopo una partenza lanciata, Piazza Affari inverte la rotta e all’inizio del pomeriggio viaggia in territorio leggermente negativo (-0,1%). Va peggio a Francoforte (-0,2%), Parigi (-0,9%) e Londra (-1,4%).

Intanto, continuano le vendite sui titoli di Stato e BTp, sotto pressione sul mercato secondario. Il rendimento dei decennali italiani ha toccato in avvio di giornata il 2%, su livelli che non si vedevano da luglio 2015, mentre lo spread coi Bund tedeschi è salito a un massimo di 171 punti base, superando la soglia toccata dopo la Brexit e raggiungendo un record che risale ad oltre due anni fa.

Il Tesoro ha assegnato in asta tutti i 5 miliardi di euro di Btp a tre e sette anni con tassi in rialzo. Il rendimento medio del titolo triennale è salito allo 0,30% dallo 0,03% del collocamento di ottobre mentre quello del sette anni è salito all’1,37% dallo 0,83% dell’asta precedente. La domanda per il titolo triennale è in rialzo a 1,55 volte l’importo offerto mentre quella per il titolo a sette anni è stabile a 1,45 volte. Venduti anche Btp a trent’anni per 1,312 miliardi di euro, con tassi in rialzo al 3,14% dal 2,28%.

La giornata è dominata dall’attesa del verdetto di Standard & Poor’s, che stasera, a mercati chiusi, aggiornerà il rating e l’outlook sul debito italiano, oggi valutato BBB-, il livello più basso dell’investment grade, con outlook stabile. In un’intervista ad agosto, il responsabile dei rating sovrani, Maurice Kraemer, aveva definito limitata l’importanza dell’esito in sé del referendum costituzionale del 4 dicembre, segnalando però come sussistano “margini per delusioni” sul rating sovrano italiano. Anche il report di stamane del Credit Suisse tende a smorzare il peso del voto del 4 dicembre, che non determinerà, secondo il broker, una crisi di governo.

Sul mercato azionario continua l’effetto Trump. Avanza Fiat Chrysler (+3,7%): i broker ridimensionano il pericolo di un effetto Messico per la casa italo-canadese. Intanto un’associazione di case automobilistiche ha chiesto al team di transizione del neo presidente Usa di rivedere le regole sull’efficienza degli scarichi auto che potrebbero costar loro miliardi di dollari, e invoca una revisione su larga scala delle politiche sulle auto dell’amministrazione Obama. 

Esplode la corsa ad Anima Holding (+10%): insieme a Poste Italiane e Cdp ha presentato un’offerta per l’acquisizione delle attività facenti capo a Pioneer. Poste conferirà la propria Sgr ad Anima Holding rafforzando così la sua quota nella società del risparmio gestito al 24,9% dall’attuale 10,3%. 

Ritracciano intanto i titoli bancari. Fa eccezione, dopo i conti, Ubi (+2,2%). In calo Unicredit (-0,61%): i broker hanno alzano i target price dopo i risultati. SocGen passa a 2,3 euro da 2,2 euro (confermato il giudizio Hold), JP Morgan ha alzato a 2,4 euro da 2,3 euro (confermato Neutral). Kepler Cheuvreux ha confermato il giudizio Buy, abbassando il target a 2,8 euro da 3 euro. 

Banca Pop. Emilia poco mossa. L’istituto ha chiuso i primi nove mesi del 2016 con un utile netto di 104,7 milioni, in crescita del 17,9% rispetto allo stesso periodo del 2015 dopo minori rettifiche su crediti e un miglioramento della componente dei ricavi legati al trading. 

Tra le assicurazioni, Generali -0,3%, UnipolSai +2,4% dopo i risultati. Enel +2%: ha chiuso i primi nove mesi con un risultato netto ordinario di 2,7 miliardi, in crescita del 2,2%, e reintrodurrà l’acconto del dividendo. A2A +4%: ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto pari a 281 milioni di euro. La società ha deliberato di emettere bond in una o più serie o tranche sino a un massimo di 1 miliardo, entro fine 2019. 

Campari +1,2%: Rbc ha tagliato il target price a 10,1 euro da 10,8 euro, confermando il giudizio Outperform. Telecom Italia -2,2%: Credit Suisse ha abbassato il target price a 0,9 euro da 1 euro. Confermato il giudizio Neutral. Buzzi -2%: ha chiuso i primi nove mesi del 2016 con un utile netto di 180,4 milioni di euro, in rialzo del 50% grazie a un miglioramento della domanda in Europa Centrale e Ucraina, mentre in Usa è stata penalizzata da condizioni meteo instabili. 

In calo Eni (-0,7%) e StM (-0,9%). Tra le mid/small caps, Pierrel +4%, Dada +3,3%, Falck Renewables +2%. Si stabilizzano le utility dopo le cadute di ieri: Terna +3,3%, Snam +2,4%.

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