Negli ultimi sette anni Pedro Sánchez ha guidato tre diversi governi, ha subito sconfitte elettorali brucianti, ha presentato dimissioni, ha affrontato accuse pesantissime nei confronti della moglie e del fratello. Ha anche convocato ben due elezioni, nel 2019 e nel 2023, eppure non ha mai vissuto una crisi politica tanto grave come quella che sta affrontando nelle ultime settimane a causa dello scandalo per corruzione che ha colpito alcuni membri di spicco del Partito Socialista (Psoe) a lui vicinissimi, a cui nei giorni scorsi si sono aggiunte anche le accuse di molestie sessuali nei confronti di un suo stretto collaboratore. Il risultato? Secondo l’ultimo sondaggio realizzato 40dB. per El Pais e la Cadena Ser, nonostante l’economia continui a galoppare, il gradimento nei confronti dei socialisti è sceso al 27%, il livello più basso degli ultimi due anni, mentre cresce sempre di più il fronte di coloro che invocano a gran voce le dimissioni del primo ministro. E a chiedere il passo indietro non sono solo le opposizioni – da Vox al Partito Popolare che però in concreto non hanno i numeri per sfiduciarlo in Parlamento – ma anche alcuni alleati e sostenitori che temono che la reputazione di Sánchez sia ormai talmente compromessa da danneggiare l’intera sinistra iberica, con strascichi che potrebbero arrivare fino al 2027, anno in cui la Spagna tornerà alle urne, colpi di scena permettendo.
Sánchez resiste e rilancia con un ambizioso piano anticorruzione
Il primo ministro socialista non ha però intenzione di cedere. Anzi, per utilizzare le stesse parole pronunciate da lui nel corso di un discorso formale tenuto mercoledì davanti ai parlamentari spagnoli, per Sánchez “gettare la spugna non è un’opzione”. “Ho valutato la possibilità di dimettermi e convocare elezioni. Ma non mi arrendo”, ha detto riferendo al Congresso sul caso di presunta corruzione in cui sono indagati gli ex esponenti del Psoe, Santos Cerdán e José Luis Ábalos.
Ciò che invece ha deciso di fare per lasciarsi alle spalle la peggior crisi della sua carriera è scusarsi – “e lo faccio dalla sede della sovranità popolare” ha sottolineato -, ribadendo di essere “un politico onesto” e di sentirsi deluso da se stesso e “da quelli di cui non mi sarei dovuto fidare”. Poi ha alzato la posta, lanciando un piano anticorruzione elaborato in collaborazione con l’Ocse.
Cosa prevede il piano anticorruzione lanciato da Sánchez
Il piano si compone di “15 importanti misure” per “collocarci all’avanguardia in Europa su questo argomento”, ha spiegato il premier al Congresso, e prevede l’istituzione di “un’agenzia indipendente per l’integrità pubblica”, l’uso dell’intelligenza artificiale per individuare “segnali di frode” negli appalti pubblici, controlli patrimoniali casuali sugli alti funzionari e il rafforzamento delle misure di protezione di chi denuncia gli abusi.
Sánchez ha inoltre annunciato la volontà di rafforzare la Procura anti-corruzione e “il sistema giudiziario” con la “creazione di sezioni specializzate” nei tribunali e l’attribuzione di “carattere preferenziale” alle cause in cui sono coinvolte cariche pubbliche per contrastare le “dilazioni indebite” che si verificano talvolta in questi tipi di inchieste.
“Questo è un piano ambizioso, onesto e realista”, ha dichiarato Sánchez, aggiungendo che insieme all’Ocse è stato “concordato un sistema di supervisione” per verificare che venga attuato.
Dagli attacchi dell’opposizione ai dubbi degli alleati
Le parole di Sánchez non hanno però convinto i partiti d’opposizione. Il leader del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, ha paragonato il Psoe a “un’organizzazione criminale”, ottenendo una risposta al vetriolo da parte del premier che gli ha ricordato che il partito socialista “ha tre indagati per un caso di corruzione, il Pp ne ha 200 per 30 casi”. Ha invece insistito per le dimissioni il numero uno di Vox Santiago Abascal, secondo cui “non c’è altro piano per combattere la corruzione”.
Anche alleati di governo non hanno nascosto la loro inquietudine per ciò che è accaduto. La vicepremier e leader di Sumar, Yolanda Díaz, in un intervento dedicato al padre appena scomparso, ha affermato: “So che lei è onesto, ma i cittadini progressisti sono preoccupati dalla corruzione e perché non vogliono che la destra governi in Spagna. Nel momento oscuro che vive il mondo, questo governo spagnolo è una delle poche luci che restano, non consentiremo che questa luce si spenga”.
Dubbi da parte dei sostenitori catalani: Erc ha detto che se il caso di corruzione dovesse ingrandirsi, chiederà elezioni anticipate, mentre Junts, il partito indipendentista di Carles Puigdemont, ha detto che “il premier è ai supplementari, e i supplementari non durano tutta la legislatura”. I baschi di Pnv hanno invece preferito utilizzare una metafora “ospedaliera”, sostenendo che la fiducia “sta andando in terapia intensiva”.
Infine la segretaria di Podemos, Ione Belarra: “Non avete imparato nulla di quello che è successo in Spagna negli ultimi 20 anni, né in quanto a corruzione né in quanto a maschilismo”, ha spiegato, riferendosi anche alle accuse di molestie sessuali e alle conseguenti dimissioni di Paco Salazar.
L’economia continua a crescere…
A rendere ancor più paradossale la crisi spagnola è il fatto che, mentre la politica vive uno dei suoi momenti peggiori, l’economia continua a prosperare. Basti pensare che nel 2024, la Spagna è stata nominata “paese dell’anno” dall’Economist, dopo aver registrato il più alto tasso di crescita delle economie dell’Ocse. Lo scorso anno il Pil è salito del 3,2%, quattro volte la media Ue, mentre nel primo trimestre del 2025, secondo l’Istituto statistico spagnolo Ine, il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,8% su base annua. Per l’Ocse, quest’anno Madrid crescerà del 2,4%, più del doppio dell’Eurozona (crescita prevista +1%) e quattro volte in più dell’Italia (+0,6%). Alla base di questo andamento ci sono diversi fattori: dal boom turistico – nel 2024 la Spagna ha registrato 94 milioni di turisti stranieri, che hanno speso nel paese circa 126 miliardi di euro – al forte aumento dell’export, passando per una disoccupazione ai minimi dal 2008, un contesto economico favorevole per le società tecnologiche e i forti investimenti sulle rinnovabili realizzati negli ultimi anni.
In un quadro a tinte sgargianti c’è però anche qualche ombra: oltre ad aver lanciato l’allarme sull’alto rischio di corruzione negli appalti pubblici, mercoledì la Commissione Ue ha sospeso l’erogazione di 1 miliardo di euro della quinta rata del Pnrr alla Spagna a causa del mancato aumento della tassa sul carburante diesel e dei ritardi nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione locale. Madrid ha ora 6 mesi di tempo per adeguarsi e sbloccare i fondi residui.
… e la Borsa ignora la crisi
E se l’economia corre, la Borsa vola. Nei primi sei mesi del 2025, l’Ibex 35, il principale indice della Bolsa de Madrid, è salito di oltre il 21%, registrando la miglior performance continentale.
“A livello territoriale, per gli investimenti in Europa, la Spagna è il nostro Paese preferito sia per l’equity che per l’obbligazionario“, spiega Bruno Rovelli, Chief investment strategist di Blackrock Italia. “È trainato da una crescita molto ampia con pochi squilibri macroeconomici. Ha un surplus come quello italiano ma è una posizione più competitiva e troviamo molto attraente la composizione del mercato e la forte componente infrastrutturale legata alle utility”. Il settore delle infrastrutture infatti – “che oggi tratta a sconto” – “è una megaforza influente”, destinata ad attrarre investimenti anche dal “credito privato, una delle asset class a crescita più rapida”, afferma il Chief investment strategist di Blackrock Italia.