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Spagna e Catalogna: guerra aperta su Puigdemont. Di nuovo

Puigdemont ha lasciato il Belgio per partecipare ad una conferenza sulla Catalogna a Copenaghen – La procura chiede un nuovo mandato d’arresto internazionale, ma il Tribunale di Madrid dice No – Nel frattempo il Parlamento propone proprio lui come nuovo presidente e Rajoy minaccia: “Prolungheremo il commissariamento”.

Spagna e Catalogna: guerra aperta su Puigdemont. Di nuovo

Torna a crescere la tensione tra il Governo di Madrid e il Parlamento di Barcellona. A un mese dalle elezioni “regionali” che hanno decretato la vittoria degli indipendentisti la battaglia torna ad inasprirsi.

Oggi il gip del Tribunale Supremo di Madrid, Pablo Llarena, ha respinto la richiesta della procura riguardante l’emissione di un nuovo mandato d’arresto europeo nei confronti dell’ex numero uno della Generalitat, Carles Puigdemont.

Cosa sta succedendo? Stamattina l’ex Presidente catalano, ha lasciato il Belgio, nazione in cui si era auto-esiliato insieme ad altri 4 ministri all’indomani della dichiarazione d’indipendenza “sospesa”, per recarsi in Danimarca allo scopo di prendere parte ad una conferenza: tema centrale, neanche a dirlo, la Catalogna.

Occorre ricordare inoltre che, al momento, Puigdemont non può mettere piede in terra spagnola, pena l’arresto immediato per ribellione, sedizione e malversazione. Il 5 dicembre scorso, il Tribunale madrileno ha infatti ritirato il mandato d’arresto internazionale ma non quello nazionale. Nel caso in cui tornasse in Spagna dunque, l’ex leader potrebbe finire in carcere per direttissima, andando a far compagnia agli altri quattro ex dirigenti indipendentisti tra cui, Oriol Junqueras, il destituito vicepresidente della Generalitat, attualmente in attesa di processo.

Non è finita però, perché mentre si infiamma la polemica politica, va avanti la macchina istituzionale che dovrebbe portare Barcellona ad avere un nuovo Governo, dopo l’applicazione dell’articolo 155 da parte dell’Esecutivo targato Rajoy e le conseguenti elezioni dello scorso 21 dicembre.

Il problema è che anche in questo caso al centro del dibattito politico istituzionale c’è il solito Carles Puigdemont. Il neoeletto presidente del Parlamento Catalano, Roger Torrent, ha infatti proposto proprio lui come nuovo presidente della Generalitat, sostenendo che dopo i colloqui avuti la scorsa settimana, il leader catalano è il solo ed unico candidato a poter contare su un sostegno condiviso. Non a caso, quello di Puigdemont è l’unico nome proposto.

“Consapevole della situazione personale e giudiziaria” dell’ex Presidente, Torrent ha chiarito che farà “tutto quello che è in mio potere” per proteggere i diritti alla “partecipazione politica” di tutti i deputati della Camera.

La sessione di investitura del nuovo presidente dovrebbe svolgersi fra il 29 e il 31 gennaio. Dato che però Puigdemont non può tornare in Spagna, l’investitura potrebbe avvenire per via “telematica” o “delegata”. Vale a dire che il leader indipendentista, fino a quando non sarà chiarita la sua situazione giudiziaria, potrebbe governare dal Belgio, senza tornare “a casa”. Un’ipotesi che però non piace né agli unionisti catalani, né tantomeno al governo di Madrid che hanno già minacciato di rivolgersi alla Corte Costituzionale e, nel secondo caso, di non revocare il commissariamento stabilito con l’applicazione del 155.

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