Condividi

Catalogna: vincono gli indipendentisti ma Ciudadanos primo partito, crolla Rajoy

Gli indipendentisti vincono le elezioni catalane e conquistano la maggioranza (70 seggi su 135) dell’assemblea regionale anche se il primo partito uscito dalle urne è quello centrista e unionista di Ciudadanos – Netto il crollo dei Popolari del premier Rajoy – Madrid e la Ue avvertono gli indipendentisti: “Non cambia nulla: non c’è posto in Spagna e in Europa per la Catalogna indipendente” – Rajoy: “no ad elezioni anticipate in Spagna, con la Catalogna dialogo costruttivo”

Catalogna: vincono gli indipendentisti ma Ciudadanos primo partito, crolla Rajoy

Le attesissime elezioni in Catalogna hanno dato la vittoria ai tre partiti indipendentisti che hanno raccolto la maggioranza, anche se di misura. Il partito più votato in assoluto è stato però quello centrista di Ciudadanos di Ines Arrimadas (25,4% dei voti e 37 seggi) che non è riuscito tuttavia a trascinare alla vittoria l’intero schieramento unionista.

ALTRI INDAGATI DAL TRIBUNALE

Nel frattempo, per i leader separatisti arrivano nuove brutte notizie sul fronte giustizia: il Tribunale Supremo spagnolo ha dichiarato indagati per presunta ribellione altri dirigenti catalani fra cui l’ex-presidente Artur Mas e le dirigenti di Erc Marta Rovira, PdeCat, Marta Pascal e Cup, Anna Gabriel. Per lo stesso presunto reato sono già incriminati il president Carles Puigdemont, i membri del suo Govern e la presidente del Parlament Carme Forcadell. Rischiano 30 ani di carcere per avere portato avanti il progetto politico dell’indipendenza.

IL COMMENTO DI CIUDADANOS

È duro “sopportare un separatismo illegale, che pretendeva di strappare la Catalogna dalla Spagna, privando di libertà e diritti chi non la pensava come loro. Non siamo stati duri noi, ma molle il Pp che per 35 anni ha costruito il proprio potere a Madrid scendendo a patti con i nazionalisti e concedendo loro quel che volevano. Quando si passano tre decenni a cedere spazio a chi cerca di occuparlo tutto, finisci per trovarti fuori. Ed è quello che è successo. In Catalogna non c’è più Spagna”. ha commentato Alberto Rivera, leader di Ciudadanos.

LE PAROLE DI CARLES PUIGDEMONT

Da Bruxelles arrivano le parole di Carles Puigdemont, che nel corso della sua conferenza stampa non usa mezzi termini: “Rajoy ha fallito”. L’ex presidente catalano ha continuato: “Vorrei che la Spagna non prendesse più decisioni al posto nostro. È giunto il momento di fare politica vera, la formula di Rajoy ha fallito e ha dimostrato che i catalani sono coesi”.

Poi l’apertura: Puigdemont ha dichiarato la sua volontà di voler incontrare Rajoy, ma fuori dai confini spagnoli (nel caso in cui rientrasse in Spagna verrebbe immediatamente arrestato, ndr.). Un appello anche alla Commissione Ue: “Ascolti il governo spagnolo, ma anche noi abbiamo il diritto di essere ascoltati”.

“A partire da domani, l’articolo 155 dovrà essere sospeso. La politica deve ritornare, Rajoy deve tornare a fare politica”. “L’Europa deve prendere nota: se Rajoy continuerà ad applicare la stessa ricetta otterrà sempre gli stessi risultati: o cambia ricetta o cambieremo Paese più rapidamente di quanto abbiamo già proposto”.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI

A pesare sull’esito finale del voto è stato il crollo dei Popolari del premier Mariano Rajoy, calati da 11 a 3 seggi. In discesa anche i socialisti, a quota 17 deputati.

Le tre forze politiche indipendentiste (JUNTSxCat, Erc-CatSì e Cup) sono riuscite a conquistare la maggioranza assoluta dei seggi, 70 su 135, ma non dei voti, fermandosi al 47,5%. Nel dettaglio, Junts per Catalunya ha raggiunto il 21,6% dei voti e 34 deputati, Erc, il partito dell’ex vicepresidente Oriol Junqueras attualmente in carcere, il 21,4% e 32 seggi. La Cup invece ha strappato 4 seggi.

Altissima l’affluenza: 81,94 per cento, sette punti in più rispetto al 2015.

IL FUTURO DELLA CATALOGNA

Dall’estero esulta l’ex presidente catalano Puigdemont che ha subito commentato: “E’ una vittoria inequivocabile: è stato sconfitto lo Stato spagnolo”. Ma, se tornasse in Catalogna, Puigdemont rischierebbe l’arresto in base alla legge spagnola perchè la precedente dichirazione di indipendenza è considerata “illegale” e “anticostituzionale”.

Dopo il voto bisognerà vedere come decideranno di muoversi gli indipendentisti: se cioè insisteranno su una linea intransigente o se accetteranno di procedere gradualmente avviando un negoziato con il Governo di Madrid per acquisire più autonomia come altre regioni ma non l’indipendenza assoluta.

Nel frattempo la Cup ha fatto sapere che, nel caso in cui gli altri leader separatisti abbandonassero la volontà di proseguire sulla strada della Repubblica, loro abbandoneranno la “coalizione di governo”. In altre parole, gli indipendentisti non avrebbero più la maggioranza. 

Rajoy, che dovrà fronteggiare il contraccolpo negativo del crollo del suo partito in Catalogna, ha avvisato gli indipendentisti che non cambia nulla e che a Barcellona e in tutta la regione continuerà a governare il Governo di Madrid finchè non ci sarà una completa e definitiva rinuncia all’indipendenza, perchè così vuole la Costituzione e perchè gli indipendetisti non possono governare contro la la legge spagnola.

Anche l’Unione europea è stata molto chiara e ha subito avvertito gli indipendentisti: “Non cambia nulla e per la Catalogna indipendente non c’è posto in Europa”.

I PROSSIMI PASSAGGI

Dal punto di vista tecnico, la sessione costitutiva dell’assemblea catalana dovrà tenersi entro il 23 gennaio, mentre il primo turno dell’elezione del President sarà il 10 febbraio. Se entro aprile non sarà stato possibile eleggere il nuovo presidente scatterà lo scioglimento automatico dell’assemblea con nuove elezioni a fine maggio. Si attende la reazione di Mariano Rajoy. Ciò che occorre vedere è se il Primo Ministro spagnolo accetterà, come aveva promesso, di restituire alla Catalogna la sua piena autonomia politica e istituzionale.

I MERCATI

Interessante da osservare anche la risposta dei mercati che confidavano in una ripresa degli unionisti per rilanciare l’economia della Catalogna da cui migliaia di aziende sono fuggite temendo gli effetti di un rovinoso conflitto gtra Barcellona e Madrid. Alle ore 12.30, la Borsa cede l’1,07%.

LE PAROLE DI RAJOY

Il primo ministro spagnolo ha commentato così l’esito delle elezioni catalane: “Il governo spagnolo intende offrire tutta la sua collaborazione e volontà di dialogo costruttivo, aperto e realista, al governo che si costituirà in Catalogna per risolvere i problemi dei catalani”.

A chi gli chiedeva se siano possibili nuove elezioni generali in Spagna dopo la sconfitta in Catalogna, e in particolare quella del suo partito, il Partito Popolare, Rajoy ha risposto che non ha alcuna intenzione di indire elezioni anticipate prima della naturale scadenza del 2020 e che il governo sta facendo bene come testimonia la ripresa dell’economia e dell’occupazione.

Rajoy ha poi chiuso le porte ad un possibile dialogo con Carles Puigdemont: “mi siederò al tavolo con chi ha vinto le elzioni, Ines Arrimadas”

Commenta