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Social media: non bastano “likes e followers” ma è necessaria una scelta etica per ricostruire relazioni vere

Avere tanti likes o followers può sembrare un modo per dimostrare popolarità o successo, ma in realtà non basta per creare connessioni significative. Sono strumenti che spesso vengono usati per misurare la popolarità o l’engagement sui social, ma è importante ricordare che la qualità delle relazioni e l’autenticità sono molto più importanti di numeri elevati

Social media: non bastano “likes e followers” ma è necessaria una scelta etica per ricostruire relazioni vere

I followers sono spesso numeri, statistiche che non sempre riflettono relazioni autentiche o profondi legami umani. Le relazioni vere, invece, si basano sulla fiducia, sulla comprensione e sulla condivisione di valori e emozioni. Sono quelle che ti arricchiscono davvero, che ti fanno sentire ascoltato e compreso, e che possono durare nel tempo. In un mondo sempre più digitale, è importante ricordare che le connessioni autentiche sono ciò che dà senso alle relazioni e alle esperienze, molto più di un numero di followers. Le relazioni vere creano un impatto reale, portano crescita personale e permettono di costruire un mondo più empatico e solidale. E se i followers possono gratificare il proprio io, le relazioni vere sono ciò che rende tutto più autentico

Le relazioni vere sono fondamentali, sia nella vita quotidiana che nel modo in cui interagiamo con il mondo

Sono quelle connessioni sincere, basate sulla fiducia, il rispetto e l’autenticità, che ci arricchiscono e ci fanno sentire parte di qualcosa di più grande. Quando abbiamo relazioni vere, possiamo condividere esperienze significative, imparare dagli altri e creare legami duraturi. Inoltre, le relazioni vere ci aiutano a sviluppare empatia e comprensione, elementi fondamentali per costruire un mondo più solidale e inclusivo. Le relazioni umane dirette ono il cuore di ogni esperienza significativa, perché ci ricordano che dietro ogni luogo e ogni cultura ci sono persone con storie e sogni condivisi. E senza dimenticare che spesso i followers possono sembrare autocelebrativi, ciò che invece conta davvero sono le connessioni autentiche e profonde che si creano con chi sceglie di condividere e interagire in modo genuino.

L’illusione dei follower può effettivamente influenzare le relazioni, facendoci perdere di vista ciò che è davvero importante?

Concludo riprendendo un passo dal libro “Se ne ridi chi abita i cieli” di Giulio Dellavite, Segretario Generale della Curia di Bergamo, che narra attraverso dialoghi tra un manager e i monaci di un’abbazia una storia di esperienze a confronto – da leggere tutto d’un fiato – dove il padre portinaio si rivolge al manager: “Poi ascolti questa: siccome non ho Facebook, ho provato a farmi amici fuori dal convento, applicando gli stessi principi. Allora tutti i giorni scendo in strada e scendo ai passanti, che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani; gli do delle foto che ritraggono gli eventi della comunità, le zucchine dell’orto, le mucche che abbiamo, me che sto lavando la macchina.Ascolto anche le conversazioni della gente e mi intrometto subito per dirle “mi piace”. E sta funzionando. Attualmente ho già cinque persone che mi seguono: due poliziotti, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere.”

SE NE RIDE CHI ABITA I CIELI

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