Condividi

Snam: profitti record dal 2009 e prepara la scissione da Italgas

Il gruppo chiude il 2015 con 1,2 miliardi di utile netto adjusted (+12,2%) e debiti sotto 13,8 miliardi. Cedola di 25 centesimi. Malacarne: “Strategia solida, il cash flow operativo ha consentito di finanziare crescita e dividendi”. L’ad, dopo 3 mandati, lascerà. Alverà in pole position. Il 27 aprile l’assemblea per il rinnovo dei vertici, intanto avviato lo “studio di fattibilità” per la scissione da Italgas.

Snam chiude un bilancio 2015 in crescita, migliorato sia dal punto di vista finanziario che dal punto di vista industriale. E si prepara a separarsi da Italgas con l’avvio dello studio di fattibilità verso una scissione proporzionale dalla controllata. Nel frattempo si terrà in aprile l’assemblea per il rinnovo dei vertici, slitta così a luglio il nuovo piano industriale.

IL BILANCIO

I numeri del 2015 sono tutti positivi: ricavi totali a 3,649 miliardi (+2,3%), margine operativo lordo a 2,799 miliardi (in linea con l’anno scorso) e utile netto a quota 1,238 miliardi (+3,3). Se poi si guarda l’utile netto adjusted (che esclude partite straordinarie come gli oneri per chiusura Fondo Gas, l’adeguamento dovuto al taglio dell’Ires con la Legge di Stabilità e della Robin Hood Tax) l’incremento rispetto al 2014 è del 12,2% a 1,209 miliardi a fronte di un flusso di cassa netto da attività operativa di 2,054 miliardi e di investimenti tecnici per 1,27 miliardi. In termini di profitti si tratta della performance migliore da quando nel 2009 Snam ha assunto l’attuale configurazione inglobando Italgas e Stogit. Il dividendo proposto per quest’anno agli azionisti è di 25 centesimi, in linea con l’anno scorso.

UN NUOVO VERTICE

Il prossimo appuntamento per Snam è l’assemblea del 27 aprile che dovrà rinnovare il vertice e che segnerà con tutta probabilità l’uscita di Carlo Malacarne dall’incarico di amministratore delegato, ruolo che esercita dal 2006 e quindi con tre mandati già conclusi alle spalle. Malacarne ha accompagnato Snam nel distacco storico dall’Eni e ha proiettato il gruppo verso una dimensione europea, lavorando per realizzare quel “reverse flow” che può garantire all’Italia le migliori opportunità nella strategia di hub del gas cui il Paese può puntare visto la posizione unica al centro del Mediterraneo.  Così va vista l’acquisizione della partecipazione del 20% in Tap, il gasdotto che porterà gas dall’Azerbaijan e che è in corso di realizzazione.

Comprensibile quindi la soddisfazione con la quale Carlo Malacarne ha commentato i risultati del 2015: “Confermano la solidità della nostra strategia di crescita per un sistema infrastrutturale sempre più efficiente e interconnesso, in grado di generare ulteriori benefici per il Paese. Il cash flow generato dall’attività operativa – ha precisato il top manager – ha consentito di finanziare la crescita e i dividendi distribuiti agli azionisti, mantenendo un indebitamento finanziario netto inferiore a 13,8 miliardi“. Il gas immesso nella rete di trasporto è stato pari a 67,25 miliardi di metri cubi (+8%).

LA SEPARAZIONE DA ITALGAS

La nuova sfida aperta è dunque la separazione da Italgas. Snam, nel comunicato sul bilancio 2015, ha precisato di “avere individuato opportunità di avviare uno studio di fattibilità su una possibile operazione di riorganizzazione industriale e societaria per la separazione di Italgas da Snam, che potrebbe realizzarsi attraverso la scissione parziale e proporzionale di Snam avente a oggetto, in tutto o in parte, la partecipazione in Italgas”. In questo modo, gli attuali azionisti di Snam (Cdp, investirtori privati e risparmiatori), conserveranno in proporzione la stessa quota di capitale anche in Italgas, una volta che l’operazione (parziale o totale) sarà completata. La scelta di ufficializzare ora la fattibilità dell’operazione piuttosto che a cose fatte, da un lato viene incontro al mercato congelando al momento i rumors sulla possibile acquisizione da parte di 2i Rete Gas (controllata dal fondo F2i); dall’altro, si pone con un occhio di riguardo verso il nuovo Cda che si insedierà in aprile. I nomi non dovrebbero tardare: se ancora non è definito il ruolo di Malacarne (potrebbe forse restare come presidente con deleghe), per l’Ad il nome più verosimile è quello di Marco Alverà, diventato direttore generale di Snam nel gennaio di quest’anno.

IL NUOVO PIANO STRATEGICO

 Snam prevede “di sottoporre gli esiti dello studio di fattibilità all’approvazione del cda – prosegue il comunicato – e pertanto di approvare e di illustrare, agli investitori istituzionali e agli analisti finanziari, il piano strategico 2016-2019 entro luglio 2016 anziché rispettivamente i prossimi 29 e 30 marzo”.

Commenta