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Seat, resta lo scoglio del concambio azioni-bond. E i private criticano il percorso scelto dal Cda

L’azienda, nonostante un cash flow nell’ordine di 4-500 milioni, rischia di andare in default – I vertici della società hanno portato avanti (con successo) la trattativa con le banche creditrici e gli obbligazionisti, ma gli azionisti lamentano di essere rimasti ai margini del negoziato – Al centro delle polemiche il valore del concambio del bond Lighthouse

Seat, resta lo scoglio del concambio azioni-bond. E i private criticano il percorso scelto dal Cda

   La protesta dei fondi azionisti di Seat Pagine Gialle nei confronti dei vertici della società ha inaugurato la settimana decisiva per l’azienda che, nonostante un cash flow nell’ordine di 4-500 milioni, rischia di andare in default per mancanza dei fondi necessari per pagare i 52 milioni di interessi del bond (1,3 miliardi, nelle mani della lussemburghese Lighthouse, oggi scambiato ad un valore di 15 su un nominale di 100). Si è così subito scaldato il clima in vista della riunione prevista per domani tra tutte le parti dell’intricata vicenda che ha mobilitato fior di studi legali e di advisor (nuovo salasso per le casse della società spremute in questi anni da dividendi straordinari ed altri prelievi) e del consiglio di giovedì, forse la tappa-chiave per evitare la fine ingloriosa di un’azienda leader dei servizi.

Perché la protesta dei fondi private? Gli azionisti (Cvc, Permira ed Investitori Associati) lamentano di essere stati lasciati ai margini della trattativa che Seat ha portato avanti, con discreto successo, con le banche creditrici e con gli obbligazionisti.

Con questi ultimi, infatti, si è convenuto il pagamento di 100 milioni (sotto forma di un nuovo bond) più la conversione della quota restante di 1,2 miliardi in azioni. Le banche (è il ragionamento dei fondi, forti del 49,8%, in garanzia agli istituti creditori) sembrano disponibili a ridiscutere i tempi e le modalità del debito (600 milioni circa, diviso in una tranche A, con rimborso per 35 milioni quest’anno e per 149 milioni nel 2012, e una tranche B da 447 milioni con rimborso nel 2013). E’ stato superato anche lo scoglio degli interessi: Seat Pg li pagherà regolarmente finché il debito non si ridurrà sotto quota 450 milioni, poi si tornerà a pagare la cedola ai soci.

Ma nei colloqui, finora, non si è affrontato lo scoglio del valore di concambio del bond Lighthouse, controllato da diversi hedge, Alden Capital, Anchorage, Marathon, Monarch, Owl Creek, Sothic Capital. Per gli azionisti, a Lighthouse dovrebbe andare il 75 per cento del capitale, dopo aver garantito ai soci attuali (non solo i private ma anche almeno 200 mila soci minori) la possibilità di risalire nel capitale grazie warrant gratuiti da far valere al raggiungimento di obiettivi prefissati. Lighthouse, al contrario, rivendica il 95 . Per quanto riguarda i warrant, nessuna preclusione purché siano a pagamento.

Insomma, le parti restano distanti. Anche perché, è la critica dei fondi, la società ha preferito accantonare la questione affrontando altri temi. Con il risultato di mettere gli azionisti in una posizione scomoda: o rinunciano alle loro richieste oppure rischiano di assumersi la responsabilità di aver affossato Seat Pg. La società, intanto, fa sapere che in assenza di un accordo tra tutte le parti non pagherà gli interessi per non esporsi al rischio di contestazioni e ricorsi.

Il clima, insomma, non è dei più tranquilli anche se, per la verità, nessuno ha interesse a far fallire la trattativa che potrebbe slittare di un mese oltre il tempo massimo grazie al “remedy period’ di 30 giorni, un periodo in cui si possono quindi continuare eventuali trattative, anche senza aver pagato la cedola.

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