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Scuola: contro-esodo insegnanti e cattedre scoperte al Nord

Passati tre anni dalle assunzioni della Buona Scuola, molti docenti ora possono chiedere il trasferimento e lo hanno fatto soprattutto dal Nord al Sud. La proposta di Pietro Ichino per arginare il fenomeno

Scuola: contro-esodo insegnanti e cattedre scoperte al Nord

Il prossimo anno scolastico si prospetta difficile per i presidi italiani, che dovranno fare i conti con ben 15mila cattedre vacanti nelle scuole del nostro Paese. Il dato è in crescita del 34% rispetto al 2018-2019 e segna il nuovo massimo storico.

A determinare questa situazione critica sono principalmente due fattori: l’ondata di pensionamenti generata da quota 100 e un nuovo diluvio di richieste di trasferimento.

La maggior parte dei 160mila insegnanti assunti nel 2015-2016 con La Buona Scuola (stabilizzazioni imposte da Bruxelles) fu destinata alle scuole del Nord, che avevano molte cattedre scoperte. Da allora sono passati tre anni, il che significa che una buona fetta degli ultimi assunti ha ora il diritto di chiedere il riavvicinamento verso casa, essendo scaduto il blocco triennale dei trasferimenti previsto per gli assunti della fascia C.

Risultato: dall’anno prossimo torneranno a mancare i docenti nel Nord Italia e verosimilmente la soluzione sarà il ritorno al precariato, a meno di non lasciare alcune classi scoperte.

La prima ragione a monte del contro-esodo dei professori è di natura economica: con uno stipendio netto 1.350 euro non si riesce a sopravvivere dignitosamente se si è costretti a spendere metà della paga per affittare un monolocale a Milano. Al Sud, invece, la stessa retribuzione ha un potere d’acquisto più alto di circa un terzo.

Come far fronte a questa situazione? In un recente editoriale sul suo sito, il giuslavorista Pietro Ichino propone come “primo rimedio indispensabile” la correzione “delle tabelle stipendiali secondo un indice regionale o provinciale del costo della vita”.

Si tratta di una soluzione osteggiata dai sindacati, che parlano di “gabbie salariali”, ma “non è una gabbia assurda proprio questa falsa eguaglianza – conclude Ichino – che fa parti eguali fra diseguali, perché tiene conto solo del valore nominale delle retribuzioni e non del loro potere di acquisto reale?”.

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