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Salone del Mobile di Milano: gli investitori stranieri stanno tornando e i cinesi più di prima

Per la kermesse, che si svolgerà a Milano tra il 18 al 23 aprile, si prevede un forte ritorno di cinesi dopo la fine del lockdown. Per le Pmi i costi sono elevati

Salone del Mobile di Milano: gli investitori stranieri stanno tornando e i cinesi più di prima

“Cosa veniamo a fare al Salone del Mobile di Milano, a spendere cifre insostenibili?” hanno fatto sapere nei mesi scorsi agli organizzatori moltissime PMI dell’arredo italiano. “Soprattutto se non arriveranno i compratori stranieri che ci interessano di più, cioè quelli cinesi, asiatici e russi? Faremo tutt’al più il Fuorisalone”. Che errore colossale!

I cinesi – come prevedibile – non appena si è riaperto il paese, sono tornati, e sono sempre i compratori più spendaccioni del mondo. Così queste PMI, con il loro finto antico e il lusso un po’ pacchiano – e che esportano tanto (grazie ai trascorsi Saloni del Mobile) -, sono state smentite. “Ingrati. Sono stati coccolati e esaltati dalla stampa italiana e internazionale – sibila inviperito un mobiliere brianzolo che vuole restare anonimo – e soprattutto sono stati superfavoriti dal Salone che gli ha riservato addirittura gli ambitissimi primi padiglioni, quelli proprio all’entrata della Fiera di Milano. Ma loro adesso snobbano il Salone, quel Salone senza il quale sarebbero ancora dei piccoli sfigati laboratori di falegnameria che facevano i mobili in stile. Non vengono perché dicono che ormai loro sono della fascia luxury Premium, hanno show room in tutto il mondo, vendono anche senza il Salone”. Faranno il “Fuorisalone”, dice il mobiliere brianzolo. Molti qui a Milano e dintorni la pensano allo stesso modo e attendono con ansia la conferenza stampa di presentazione che si terrà a Milano mercoledì 15 febbraio, di fronte ai giornalisti arrivati da tutto il mondo. Perché, improvvisamente, quell’evento di successo che era la Design Week, imitata in tutto mondo, pare entrata se non in crisi, perlomeno nella fase discendente. Ma è davvero così?

Meno gigantismo più ecosostenibilità

Nello scorso dicembre, la presidente Maria Porro aveva annunciato che l’edizione 2023 – che si svolgerà dal 18 al 23 aprile – sarà completamente nuova, più compatta, su un solo piano, interamente sostenibile con l’apposita certificazione, con percorsi espositivi mixati a opere d’arte, eventi culturali, aree di sosta, soprattutto per quanto riguarda la fiera biennale Euroluce che non avrà i tradizionali stand ma un grande spazio semicircolare. ”Abbiamo iniziato il cambiamento con Euroluce“, ha spiegato Porro, “perché la luce, essendo immateriale, dà molte possibilità di lavorare a un progetto del genere in tempi ristretti. La luce è il campo del design che ha il maggior numero di brevetti. Nel mobile esiste invece la necessità di avere stand più convenzionali: è difficile mettere in mostra degli arredi senza uno spazio con angoli retti. Euroluce 2023 sarà quindi un esperimento che valuteremo. È un grande investimento per il Salone che in un momento complesso investe su una riflessione profonda sul futuro del modello fieristico”.

Costi troppo alti per le PMI

Dietro questo totale cambiamento, ci sono le rinunce di molte piccole e medie aziende piegate dalle pesanti difficoltà provocate dal Covid e dal successivo lockdown che ha bloccato nel 2022 continenti interi come l’Asia. Ma anche di alcuni – pochi – celebri brand, spesso controllati da finanziarie estere, con eccessi di snobberia (“chi ha bisogno del Salone? Noi no, noi no”). Il settore è formato da PMI che per i costi delle materie prime, dell’energia, dei trasporti e per l’inflazione, non riesce a sostenere gli onerosi investimenti per la partecipazione alla Design Week di Milano che non è costituita solo dal Salone, ma anche dal Fuorisalone con il suo contorno di eventi (e molte vanità e lustrini), con gli esorbitanti prezzi degli alberghi, dei ristoranti e dei servizi di una città che diventa estremamente costosa.

E i cinesi? Arrivano più di prima

“Sono tornati, altroché” ci rivela Roberta Mutti, architetto e influencer. “All’ultima edizione di Homi, la fiera dei casalinghi che si è tenuta da poco a Milano, c’erano tantissimi compratori cinesi oltre che americani. Il giorno dopo che Xi Jinping avevano annunciato l’apertura della Cina dopo il lungo lockdown, sono arrivate a valanga telefonate di giornalisti e operatori cinesi che chiedevano come fare per tornare a Milano ad aprile e come ricevere inviti e news per l’evento”.

E il ricorso a tappeto, durante il lockdown, a eventi virtuali, online che si sono diffusi in tutti i Paesi e che sembrano aver conquistato i giovani? “Non è così, la formula degli eventi tradizionali piace proprio ai giovani, che in nome di scelte eco-responsabili, vogliono toccare, vedere, conoscere i prodotti dal vivo, verificarne i requisiti ecologici, le condizioni di smaltimento, la riparabilità”.

Tornano le Fiere, quelle vere

Interzum, la fiera numero 1 delle tecnologie e macchine per i mobili – aggiunge Mutti – ha già raggiunto il numero di espositori pre-Covid e gli espositori italiani occupano 22 mila mq. Tutte le fiere specializzate americane sono tornate alla versione fisica dopo che le ricerche sul sentiment degli operatori (visitatori e espositori) avevano messo in evidenza che la stragrande maggioranza le preferiva di gran lunga alle versioni online. E che sia opportuno tornare alla modalità fieristica offline lo testimonia un recentissimo accurato studio cinese per la potente China International Fair for Investment & Trade sulla opportunità della trasformazione da esposizione internazionale a esposizione “clud” nell’era post COVID-19. Una ricerca dietro la quale c’è il gigante mondiale delle piattaforme digitali, Alibaba. Virtuale non è meglio, anzi (…) C’è ancora bisogno della modalità offline, che riflette fattori più umanistici. Investimenti di progetto significativi richiedono anche comunicazione faccia a faccia, scambio e fiducia sostenibile”.

Hong Kong regala 500mila voli ai cinesi

“A conferma del ritorno in Italia dei buyer asiatici e cinesi mi è arrivato – dichiara Franca Rottola, architetto e giornalista – un report della società di consulenza Bain & Co., datata 8 febbraio, sui consumi di lusso in Cina che riprenderanno la loro traiettoria ascendente prima di marzo. E sottolineo che questo riguarda in particolare il Made in Italy. Bain prevede che i livelli di vendita del 2023 raggiungeranno quelli del 2021. I fondamenti del consumo in Cina sono ancora intatti e, rispetto ad altri mercati emergenti, la Cina è un colosso della crescita del lusso. Ha un numero maggiore di consumatori a reddito medio e alto che, sempre secondo Bain, raddoppierà rapidamente. Posso anche anticipare che, in base a quanto in questi mesi ho potuto verificare parlando con le aziende, prevale il numero di quelle che non intendono per niente lasciare il Salone. E che chi non viene o sceglie di realizzare eventi per il Fuorisalone, lo fa per motivi economici piuttosto seri”. Una notizia, aggiunge Rottola, che la dice lunga su come in Asia sia esplosa letteralmente la voglia di tornare a viaggiare. Hong Kong che rappresenta il cuore pulsante del business cinese, il giorno dopo l’annuncio dell’apertura aveva deciso di regalare 500mila voli ai cinesi che volevano partire.

Come vanno le vendite?

Il comparto dell’arredo mantiene la sua crescita anche se con un forte rallentamento negli ultimi mesi del 2022 e dell’inizio del 2023. I dati consuntivi verranno comunicati mercoledì 15 ma pare che il comparto dell’arredo abbia chiuso il 2022 con una crescita comunque positiva dell’8,5% che ha superato quella pre-Covid. “Il 2022 è stato infatti per l’industria del mobile un anno ancora di crescita, sebbene progressivamente meno dinamica e l’intera filiera del legno-arredo dovrebbe chiudere il 2022 in aumento del 12% rispetto al 2021, un anno record con ricavi per 49 miliardi di euro”, sottolinea il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, con una annotazione: il boom del settore degli imbottiti dove davvero siamo i numero 1 in tutte le fasce di prezzo per la qualità, l’ecosostenibilità e le innovazioni.

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