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Salario minimo a 45 mila euro: il Regno Unito respinge i lavoratori stranieri

Stretta all’immigrazione del Primo Ministro Sunak che ha inasprito le regole per ottenere il visto di lavoro nel Regno Unito. Ora sarà più difficile per gli italiani entrare nel Paese. Colpo al settore della ristorazione e fuga degli studenti stranieri. Ecco le novità

Salario minimo a 45 mila euro: il Regno Unito respinge i lavoratori stranieri

Londra è sempre più lontana. Dal 1 aprile, il Regno Unito ha implementato nuove normative che rendono sempre più difficile per gli stranieri vivere e lavorare nel Paese. Le regole più severe sui visti lavorativi hanno un impatto significativo sui non britannici senza permesso di lavoro, specialmente sui giovani europei, inclusi gli italiani, che in passato potevano lavorare nel Regno Unito con relative facilità.

Le nuove regole anti-immigrazione introdotte da Sunak

Il primo ministro inglese Rishi Sunak ha introdotto regole ancora più stringenti. Un ulteriore stretta per dare vigore all’economia interna e fermare l’immigrazione. Da quest’aprile, per ottenere un visto per la prima esperienza lavorativa nel Paese, è richiesto un salario minimo annuo di circa 45.000 euro, pari a 38.700 sterline. Un aumento del 40% visto che la soglia minima prima era di 26.200 sterlina (circa 33 mila euro). Per ottenere il permesso di soggiorno per i familiari, sarà richiesto un salario minimo di 29.000 sterline, con un ulteriore aumento previsto entro l’inizio del 2025. E i datori di lavoro che sponsorizzano i visti dei lavoratori devono coprire il costo del visto, stimato intorno alle 1.500 sterline, che include anche il pagamento della copertura sanitaria pubblica per il lavoratore.

Un aumento significativo rispetto ai requisiti precedenti che renderà difficile per molti stranieri qualificati ottenere così il visto di lavoro nel Regno Unito. Il paese rimarrà invece sempre aperto a manager e i professionisti già qualificati, mentre i giovani europei che potevano lavorare liberamente nel Regno Unito prima della Brexit subiranno le conseguenze delle restrizioni sui visti.

Le nuove regole sui visti non riguardano coloro che hanno già ottenuto un visto prima del 4 aprile 2024. Sebbene l’obiettivo delle restrizioni possa essere quello di ridurre i flussi migratori, queste politiche hanno conseguenze negative su diversi settori vitali del Paese. Nel 2023 l’immigrazione legale è salita a 672 mila nuovi unità.

Impatto sul settore della ristorazione

A subire il contraccolpo maggiore è sicuramente il settore della ristorazione. Gli italiani, così come molti altri europei, tradizionalmente hanno trovato opportunità di lavoro come cuochi, camerieri e commessi, specialmente nella City. Con il nuovo requisito salariale sarà quasi impossibile trovare lavoro in questi settori.

Le nuove restrizioni stanno già causando problemi di reclutamento per molte aziende, con alcuni ristoranti che potrebbero essere costretti a chiudere a causa della mancanza di personale qualificato. Questo crea una situazione paradossale: nonostante il tasso di disoccupazione britannico sia basso, intorno al 4%, non ci sono abbastanza lavoratori locali disposti a occupare posizioni nei settori interessati.

Scendono le immatricolazioni di studenti stranieri

Le nuove politiche colpiscono anche l’istruzione superiore, che dipende fortemente dagli studenti stranieri per sostenere le entrate.

Le restrizioni sui visti stanno già influenzando negativamente il numero di studenti stranieri che scelgono di studiare nel Regno Unito. Ad esempio, le immatricolazioni degli studenti indiani sono diminuite del 34%, principalmente a causa delle restrizioni sui visti per i familiari.

Abolizione del regime fiscale “non-dom”

Oltre alle restrizioni sui visti, il governo britannico ha abolito il regime fiscale “non-dom”, che permetteva ai residenti nel Regno Unito di essere tassati solo sui redditi e sui capital gains di fonte britannica. Questa mossa potrebbe ulteriormente ridurre l’attrattiva del Regno Unito per gli espatriati e i professionisti provenienti da altri Paesi.

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