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Russia sembra disposta a riprendere i negoziati ma l’Ucraina risponde: “Prima ritirate le truppe”

Mosca sembra aprirsi al dialogo dopo le sconfitte sul campo e chiede la revoca delle sanzioni per evitare una “crisi alimentare” – Ma Kiev non vuole solo un cessate il fuoco, ma “il ritiro totale delle truppe russe”

Russia sembra disposta a riprendere i negoziati ma l’Ucraina risponde: “Prima ritirate le truppe”

La Russia sembrerebbe pronta a tornare al tavolo dei negoziati con l’Ucraina “se Kiev si dichiarerà disponibile a farlo”. Lo ha sottolineato il vice ministro degli Esteri di Mosca, Andrei Rudenko. “Non siamo stati noi a interrompere il processo negoziale, ma sono stati i nostri partner ucraini a metterlo in pausa. Non appena si diranno disponibili a tornare al tavolo dei negoziati, ovviamente lo saremo anche noi. La cosa principale è che ci sia qualcosa di cui discutere”, ha concluso Rudenko. Ma Kiev poco prima si era detta scettica sulla ripresa dei colloqui. Un cessate il fuoco con la Russia è “impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe”, ha affermato Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky. E che Kiev non è interessata a una nuova “Minsk” – riferendosi all’accordo di Minsk del 2015 – mediato da Francia e Germania, che ha tentato di garantire un cessate il fuoco tra il governo ucraino e i separatisti dell’Ucraina dell’Est sostenuti dalla Russia.

Sempre la stessa storia. Ma il risultato più importante, cioè un cessate il fuoco, sembra lontanissimo e ciascuna delle due parti in causa accusa l’altra dell’insuccesso dei negoziati. Nonostante i numerosi incontri, finora i colloqui tra le delegazioni russa e ucraina non hanno avuto un ruolo rilevante nell’influenzare l’andamento del conflitto.

Questo non vuol dire che i negoziati siano inutili. Anzi, mantenere aperto un canale di contatto tra le parti è fondamentale: piccoli passi nel tempo potrebbero trasformarsi in grandi risultati. Ma il problema più grande è la “serietà” con cui si intende “dialogare”, e in questo caso c’è una grande differenza negli obiettivi e nelle richieste. L’obiettivo dell’Ucraina è respingere l’invasione russa e – molto improbabile – riprendersi i territori occupati dalla Russia nel 2014. Mentre Mosca continua a parlare di “denazificazione” dell’Ucraina, ma di fatto oltre al Donbass non si capisce quali siano le reali intenzioni, sia militari sia politiche, del Cremlino.

Mosca si apre al dialogo e chiede la revoca delle sanzioni

“La Russia prenderà in considerazione l’apertura dell’accesso ai porti ucraini del Mar Nero, solo se l’Occidente eliminerà le sanzioni sull’export”. Lo ha detto il viceministro degli esteri Andrei Rudenko a Interfax. La dichiarazione arriva dopo l’allarme lanciato da David Beasley, direttore esecutivo del World Food Programme “milioni di persone morirebbero in tutto il mondo a causa del blocco russo dei porti ucraini”. Il paese invaso è tra i primi cinque esportatori mondiali di diversi prodotti agricoli, tra cui mais, grano e orzo, oltre ad essere un esportatore chiave di girasole e farina.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha avvertito oggi che la scarsità di cibo alimentata dalla guerra in Ucraina potrebbe causare “malnutrizione, fame di massa e carestia, in una crisi che potrebbe durare per anni” in tutto il mondo. Così come Draghi al Senato ha rimarcato il rischio di una crisi alimentare dagli effetti disastrosi soprattutto per i paesi più poveri.

Non è mancata la risposta dell’Ucraina. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymir Zelensky, ha parlato di “ricatto” e che se Mosca chiede la revoca delle sanzioni, allora bisogna “stringere il cappio”.

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