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Roma, ma il sindaco Marino che idea di città ha in mente? Per ora tante parole ma pochi fatti

Traffico, abusivismo commerciale, casa, rifiuti: per ora il cambiamento di Roma non si vede – Dalla giunta Marino tante parole ma pochi fatti – Ma soprattutto non è chiaro quale idea di città abbia in mente – Anche chi lo ha votato comincia a spazientirsi e per il sindaco è venuta l’ora di darsi una mossa – Se ne avrà la forza.

Roma, ma il sindaco Marino che idea di città ha in mente? Per ora tante parole ma pochi fatti

Il suo nome era stato fatto in sordina, una scelta per uscire dalle logiche correntizie del Pd. Il sogno era quello di una svolta vera, di un sindaco che si impegnasse esclusivamente per Roma, che non avesse altre velleità. Non come Rutelli o Veltroni che dalla poltrona del Campidoglio cercavano la visibilità per traghettare in un altro palazzo romano prestigioso: Palazzo Chigi.  Marino, un passato da medico,  non un politico di professione, sembrava l’uomo giusto per una sinistra che  non aveva sopportato l’affronto di veder consegnare le chiavi della Capitale a un esponente di Destra come Alemanno. Un sindaco, quello del Pdl, che a sinistra con ironia mista a rancore, definivano Ale-danno. Un sindaco nemmeno troppo amato dal Centrodestra consapevole che  gli scarsi risultati ottenuti, le promesse non mantenute avrebbero danneggiato il partito. Non è un mistero che lo stesso Berlusconi aveva più di una perplessità e a Roma, in campagna elettorale, si è fatto vedere soltanto per un comizio dietro al Colosseo snobbato dai romani. Inoltre a Destra c’era anche chi reclamava le primarie.  Alemanno aveva incentrato il proprio programma sulla guerra ai nomadi, all’abusivismo commerciale, alla prostituzione in strada,  sulla sicurezza. I risultati sono stati deludenti. Azioni plateali e inutili. La criminalità ha continuato ad agire come prima, i nomadi restano un problema, gli abusivi hanno ripreso alla grande i propri traffici e sulla Salaria sono ricomparse le prostitute come prima. Marino si è presentato come l’uomo che avrebbe rivoluzionato la città. Ma a distanza di qualche mese  si ha memoria soltanto delle parole, non certo di fatti.  La prima mossa è stata quella di vietare alle auto private parte di via dei Fori Imperiali.  Una scelta contestata, ma che è rimasta forse la sola e del tutto svincolata da un progetto organico. Il sindaco in bicicletta non ha fatto nulla per favorire l’uso del mezzo da lui scelto per gli spostamenti. Le ciclabili sono quelle antiche e ridotte talvolta in condizioni pessime.  Nulla è stato fatto per avvicinare l’utilizzo delle due ruote come strumento alternativo.  Per un ciclista spostarsi a Roma è difficile come sempre. Il traffico è quello di sempre. Nel centro storico come in periferia c’è sempre il festival della doppia fila.  Tante automobili, pochi mezzi pubblici. Colpa dei dirigenti Atac? Può darsi. Così sono stati cambiati. Vedremo se ci sarà un miglioramento. Ma quello che appare è l’assenza di una idea di città, un progetto sulla viabilità.  Per scoraggiare l ‘uso dell’automobile non basta vietare 200 metri davanti al Colosseo. Ci vorrebbe qualcosa si più.  Si può decidere per la pedonalizzazione di intere aree, oppure favorire la nascita di tangenziali, per eliminare la doppia fila servirebbero controlli e sanzioni, forse servirebbero anche parcheggi adeguati. Quei pochi a disposizione hanno tariffe carissime e spesso, anche per questo non sono utilizzati in pieno. Quale idea ha Marino per il traffico? Dopo pochi mesi sarebbe ingiusto pretendere la soluzione del problema, ma l’indicazione di una via di marcia  forse sì. Altro tema importante che è stato lo stesso sindaco a porre in evidenza  è quello dell’abusivismo commerciale. Tra l primi atti c’è stato l’ordine di blitz contro questa questi venditori extracomunitari. Il risultato è stato identico a quello ottenuto da Alemanno.  Dopo qualche giorno tutto è tornato come prima. Davanti a Castel Sant’Angelo si vende di tutto in terra sopra un lenzuolo, che viene ripiegato  in fretta all’arrivo di qualche divisa, pochi minuti dopo è tutto come prima. Per non parlare di piazza di Spagna e dello stretto corridoio che porta alla stazione della metropolitana dove il commercio abusivo rappresenta anche un rischio per gli stessi cittadini non solo perché si restringe lo spazio a disposizione, ma anche perché gli abusivi in fuga rischiano di travolgere chi entra o esce della metropolitana. Senza contare venditori di rose o altro che assalgono soprattutto i turisti. Per non parlare del Colosseo, tra finti gladiatori, falsi fachiri, mimi improvvisati. Tutti a caccia di mance. Le cronache hanno parlato anche di vere volenze. E’ veramente rivoluzionario mettere un freno a questo scempio? Perché le strade della città più bella del mondo debbono diventare una specie di corte dei miracoli? Perché in questo marasma nomadi e ladruncoli di ogni genere possono  infiltrarsi tranquillamente? Perché perfino un luogo sacro alla sinistra romana come piazzale dei Partigiani deve svolgersi uno schifoso mercatino degli oggetti recuperati dai cassonetti? Perché lungo il corridoio che porta da piazza di Spagna a villa Borghese spesso occorre passare tra nomadi con bambini in braccio a caccia di elemosine, suonatori ecc.? Perché nelle biglietterie della Stazione Termini, comprese quelle della metropolitana, soprattutto i turisti debbono essere avvicinati da persone in cerca di qualche spicciolo? Bel biglietto da visita per chi arriva a Roma.  Dobbiamo rassegnarci a tutto questo?

Inoltre vogliamo dire quali progetti ci sono per la casa? Qualcuno ne ha notizia? Abbiamo qualche annuncio, la possibile utilizzazione di aree demaniali. Se non si tratterà solo di annunci lo scopriremo negli anni. Quel che vediamo ora è solo l’occupazione di beni privati e pubblici. Cioè l’illegalità accettata e sopportata.

Per non parlare della questione dei rifiuti. Problema antico come dimostra l’inchiesta della magistratura, ma per richiamare l’attenzione ci voleva la foto provocatoria dei maiali  tra i cumuli di immondizia.  Il sindaco giustamente ha deciso il cambiamento dei vertici dell’Ama, ma può bastare questo? O può bastare dire di aver chiuso Malagrotta, cosa del resto inevitabile e non più rinviabile? Ma per il futuro la soluzione sarà quella di portare i rifiuti  in altre zone oppure un serio piano di smaltimento che preveda anche un incremento della differenziata? Siamo sempre alle promesse. Dopo sette mesi sarebbe stato illusorio attendersi una rivoluzione, ma un’indicazione di marcia sì. Roma è come prima , con le stesse polemiche e gli stessi problemi. Marino se ci sei, è ora di battere un colpo.

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