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Riviste al ribasso le stime sull’euro: le grandi banche preferiscono il dollaro australiano

Dieci delle 17 maggiori banche d’affari mondiali hanno ridotto le loro stime sulla moneta unica: la previsione è che a fine 2012 l’euro arrivi a 1,20 dollari – Si teme l’acuirsi della crisi in Spagna, Grecia e Italia – Dollaro australiano bene rifugio per eccellenza? Gli italiani preferiscono la Svizzera e ci stanno portando tutte le banconote da 500 euro.

Riviste al ribasso le stime sull’euro: le grandi banche preferiscono il dollaro australiano

L’euro non ispira fiducia alle banche d’affari più importanti del globo. E nemmeno a molti italiani. Delle 17 maggiori banche mondiali, 10 hanno ridotto le loro stime sull’euro negli ultimi mesi, non prevedendo un recupero della moneta unica nel breve periodo. In media gli analisti dei colossi della finanza prevedono che l’euro arrivi a 1,20 dollari a fine 2012, 0,04 punti percentuali in meno degli 1,24 dollari previsti a luglio. Per giugno 2013 le stime sono ancora più nere: l’euro cadrà fino a 1,19 dollari (dagli 1,21 dell’ultima analisi).

Bank of America – Merill Lynch è stata la più crudele. La banca d’affari americana ha tagliato l’outlook dell’euro per fine anno a 1,15 dollari dagli 1,30 dollari precedenti. Goldman Sachs, Bnp Paribas e Hsbc sono state invece più ottimiste, con Goldman che ha tagliato le stime del terzo trimestre a 1,25 da 1,33 dollari e che si aspetta un leggero recupero se l’Unione europea riuscirà a concretizzare misure adeguate per salvare l’economia dell’Eurozona. Secondo Goldman la moneta unica salirà fino a 1,33 dollari entro la fine del 2012 e a 1,40 dollari entro giugno 2013.

I timori degli squali della finanza vengono dai Paesi periferici dell’Ue. Della Spagna preoccupa la possibilità di un salvataggio dell’intero Paese, della Grecia la sua uscita dalla zona Euro (per Citigroup c’è il 90% di probabilità che questo avvenga nei prossimi 12-18 mesi), dell’Italia il debito sempre più elevato (e che a giugno ha toccato un nuovo record). Non è da sottovalutare nemmeno la possibile fuga di capitali dall’Eurozona, che avverrebbe soprattutto nel caso in cui la Germania fosse costretta a salvare gli Stati più deboli perdendo così l’attrattiva porto sicuro dell’euro. 

Problema, quello della fuga di capitali, che in Italia sembra essere già iniziato. Come riportato su un articolo del Corriere della Sera, le banconote da 500 euro nel nostro Paese si fanno sempre più rare proprio perché portate “al sicuro” nei Paesi stranieri limitrofi: Svizzera e San Marino in primis. Infatti un milione di euro in biglietti da 500 pesa “solo” 1,6 chili contro i 10 chili che peserebbero nelle carte verdi da 100 euro. Nel suo rapporto annuale la Banca d’Italia aveva già avvertito che l’utilizzo delle banconote da 500 euro potrebbe essere un “potenziale strumento di riciclaggio” e per questo sarebbe meglio limitarne la circolazione. 

Più dei franchi svizzeri però le grandi banche d’affari preferiscono il dollaro australiano. Infatti, le stime per questa valuta a fine anno sono state riviste in media a 1 dollaro dagli 0,98 dollari precedenti. A fare gola agli investitori è il rating di tripla A e i rendimenti del debito sovrano, decisamente più attraenti rispetto a quelli degli Stati Uniti o del Giappone. Tuttavia su Canberra aleggia il fantasma del rallentamento della crescita cinese a cui è legato il dollaro australiano. Eppure sul Pil del gigante asiatico i mercati sono più fiduciosi: il rallentamento cinese fa ancora molto meno paura della crisi della zona Euro. 

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