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Risparmio: ora Londra propone il robot di Stato

Alesina propone paradossalmente una patente finanziaria per i risparmiatori, Zingales suggerisce l’Authority del Risparmio all’americana, ma forse l’idea più meritoria per la tutela del risparmio è quella inglese che punta sulla “valutazione dei potenziali vantaggi delle nuove tecnologie per ridurre i costi e fornire servizi più adeguati” alla clientela

Risparmio: ora Londra propone il robot di Stato

C’è chi, vedi Alberto Alesina, ha proposto l’istituzione di una patente per il risparmio per rimuovere o, quantomeno ridurre il gap di conoscenze degli italiani in materia di educazione finanziaria. Prima di accedere ad un investimento, in luogo di firmare in calce i documenti previsti dalla Mifid (compilati con diligenza dai sottoscrittori dei bond subordinati di Banca Etruria), il malcapitato risparmiatore dovrebbe quantomeno risolvere i test messi a punto da Annamaria Lusardi, l’economista italiana che da anni monitorizza le conoscenze del pubblico in materia di diversificazione degli investimenti, calcoli del tasso di interesse semplice e composto, la relazione tra rendimento e rischio. Proposta tanto meritoria quanto paradossale, come imporre a chi s’avventura in una sala da concerto un test di solfeggio o di canto gregoriano.

C’è chi, come Luigi Zingales, propone di percorrere la via americana: dopo la grande crisi, tra le riforme approvate nell’ambito della Dodd-Frank Wall Street Reform, un posto rilevante è stato riservato al Consumer Financial Protection Bureau, l’agenzia federale incaricata della tutela dei risparmiatori, chiamata a sovraintendere ai rapporti tra il pubblico e le banche, le società finanziarie e quanti operano nel mercato assicurativo o dei prodotti finanziari legati all’immobiliare. Un’authority ad hoc che dovrebbe assorbire le competenze oggi distribuite tra Banca d’Italia, Consob ed autorità Antitrust. L’esperienza americana, per ora, non è stata però felice. Ci sono voluti quattro anni, a partire dall’istituzione nel 2010, per avere il via libera ai finanziamenti necessari da parte del Congresso. Intanto i Repubblicani hanno fatto votare alla Camera dei Rappresentanti una proposta di legge per ridimensionare l’ente a semplice agenzia, proposta mai esaminata dal Senato a maggioranza democratica. Anche in Usa la riforma, promossa con molte ambizioni, ha per ora prodotto più schermaglie tra politica e burocrazia che non effettivi vantaggi. E’ probabile che, dalle nostre parti, l’Authority del Risparmio produrrebbe l’ennesima moltiplicazione di funzionari e nuova confusione di competenze.

Merita forse più attenzione la strada inglese che punta sui… robot. In vista dell’approvazione del budget annuale, una commissione di esperti in arrivo dall’industria del risparmio, dal mondo bancario e dal Tesoro ha messo a punto il Financial Advice Market Review”. Tra gli altri obiettivi figura anche la “valutazione dei potenziali vantaggi delle nuove tecnologie per ridurre i costi e fornire servizi più adeguati “ alla clientela. Il tutto nell’ambito di un progetto che prevede:

1)affrontare il gap di competenze dei lavoratori che intendono “ fare le cose giuste e garantirsi un futuro sereno pur non disponendo di rilevanti ricchezze”;

2)regolare l’attività di consulenza rimuovendo le barriere improprie;

3)garantire agli operatori un quadro chiaro e trasparente, eliminando costi e formalismi non necessari e costo;

4) incentivare sia l’offerta che la domanda di servizi di consulenza finanziaria .

In questo contesto assume importanza strategia lo sviluppo di programmi robotizzati che possano garantire una consulenza standard di “base”, ad un costo contenuto con un focus rivolto agli investimenti, alle assicurazioni ed alla definizione degli standard dei mutui immobiliari più adeguati alle esigenze dei vari soggetti. Il tutto all’insegna dei principali basilari di diversificazione del rischio. La soluzione del robot può far sorridere. Ma l’obiettivo di Londra è serio: riempire il vuoto lasciato dalla ritirata dello Stato sociale con un’offerta efficace.

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