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Risparmio, italiani insoddisfatti: la classifica di Ing tra Paesi europei

A rendere insoddisfatti gli italiani è l’impossibilità di aumentare i propri accantonamenti. Una dato che si riflette anche sulla propensione alla spesa che rimane prudente. I risultati dell’Indagine internazionale sul risparmio pubblicata da Ing: Olanda, Lussemburgo e Gran Bretagna sono più felici

Risparmio, italiani insoddisfatti: la classifica di Ing tra Paesi europei

Quanto sono soddisfatti gli italiani dei loro risparmi? E quanto gli europei? Solo l’8% degli italiani è riuscito a risparmiare di più, mentre il 41% ha debito personale contro la media europea del 50%. Siamo dunque in linea con il resto d’Europa. Lo documenta l’ultima Indagine Internazionale sul risparmio realizzata dal dipartimento di Consumer Economics ING di Londra su un campione di 15 mila consumatori nei 13 Paesi europei in cui ING è presente (Turchia inclusa), oltre a Stati Uniti e Australia. Lo studio si pone l’obiettivo di comprendere come gli individui percepiscano la propria situazione finanziaria in relazione alle dimensioni del risparmio e del debito personale, definizione che include prestiti personali, carte di credito, scoperto di conto corrente, prestiti da famigliari e credito al consumo, ma che esclude i mutui.

Italiani scontenti
 
L’Indagine rivela come gli italiani si confermino poco soddisfatti del proprio livello di risparmio, con il 17% degli intervistati che si dichiara tale (ma era ancora meno al 15% un anno fa), sorpassati per pessimismo solo dai polacchi (12% di pessimisti), contro una media europea del 26%, stabile rispetto ad un anno fa. A guidare la classifica, così come lo scorso anno, l’Olanda dove ad essere soddisfatto è il 43% degli intervistati (42% un anno fa).

Non sorprende che i più soddisfatti siano in generale anche coloro che durante l’anno passato sono riusciti ad incrementare i propri risparmi. Solo l’8% degli italiani infatti ha risparmiato di più nel corso del 2015, mentre il 34% riporta una diminuzione di risparmio ed il 31% lo indica stabile.

Con un +1 il “comfort netto” italiano resta comunque molto distante da quello registrato in Olanda, Lussemburgo e Gran Bretagna, che guidano la classifica rispettivamente con +28, +25 e +21.

Debiti sotto controllo

Se la capacità degli italiani di accumulare nuovo risparmio appare ancora piuttosto limitata, solo il 41% ha tuttavia debiti personali contro la media europea del 50%. Comprensibile quindi che sia solo il 16% degli intervistati a dichiararsi a disagio per il proprio livello di indebitamento a fronte di un dato medio europeo del 25%.

Fra gli italiani che hanno visto crescere i risparmi, la ragione più frequentemente citata (dal 43%) è l’aumento del reddito regolare, mentre il 32% indica che l’aumento sia frutto di una decisione deliberata. Le due ragioni più frequentemente addotte da coloro che hanno invece visto i propri risparmi diminuire, sono l’occorrenza di spese inattese (40%) e la necessità di compensare il calo del reddito (38%).

Spesa ancora bassa

Le maggiori difficoltà dagli italiani ad accumulare risparmi trovano riscontro nei comportamenti di spesa. Se il consumatore medio europeo dichiara di aver aumentato la spesa per otto categorie su dieci tra quelle indagate dall’Indagine, gli italiani dichiarano invece un incremento in tre sole categorie: cibo, mutui o affitti, sanità. In calo invece la spesa per trasporti e arredamento della casa; una contrazione più netta interessa infine le spese più voluttuarie come vacanze, tempo libero, abbigliamento e cura della persona ma anche – elemento interessante – risparmi a fini pensionistici.

 “L’indagine sembra confermare che la debole ripresa economica avviatasi nel 2015 – commenta Paolo Pizzoli, Senior Economist ING Bank Italia -ha avuto sinora una ricaduta ancora limitata sulla capacità degli italiani di accumulare nuovo risparmio. In un contesto di elevata incertezza, i consumatori hanno mantenuto un atteggiamento prudente, probabilmente in attesa di conferme sulla sostenibilità della ripresa dell’occupazione. In assenza di pressioni al rialzo sul fronte delle retribuzioni, l’occupazione resta la determinante fondamentale del recupero del reddito disponibile delle famiglie. Queste, che possono vantare un livello di indebitamento relativamente basso, dovrebbero continuare a beneficiare della maggior disponibilità ad erogare credito da parte del sistema bancario, confermata recentemente dalla Banca d’Italia”.

 

 

 

 

 

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