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Risiko bancario: lo Stato rischia di essere il grande vincitore e non solo in Italia

Il governo domina il risiko bancario tra blocchi strategici e golden power, ma l’interventismo lascia più di un dubbio sul reale equilibrio tra interesse pubblico e giochi di potere

Risiko bancario: lo Stato rischia di essere il grande vincitore e non solo in Italia

Il risiko bancario sta per concludersi, e il governo italiano si avvia a chiudere la partita con un punteggio di tre a zero.

Il primo punto è stato guadagnato bloccando il tentativo di Mediobanca di scambiare azioni di Assicurazioni Generali con Banca Generali. Il management di Mediobanca ha infatti deciso di rinviare a data da destinarsi l’assemblea che avrebbe dovuto sancire l’offerta pubblica di scambio (Ops), che rischiava di rivelarsi un insuccesso. L’operazione, non priva di potenziali conflitti d’interesse e di opacità dei rapporti commerciali futuri tra le due entità, era stata apertamente osteggiata da Caltagirone, portatore a sua volta di non pochi conflitti di interesse, e indirettamente dal governo italiano. Questi ultimi preferiscono infatti mantenere le mani libere sul pacchetto Generali in mano a Mediobanca (13,2%), nel caso in cui Mps prendesse il controllo della banca di Cuccia. In questo scenario, la futura fusione tra Monte dei Paschi e Mediobanca renderebbe più agevole il controllo del primo gruppo assicurativo italiano. Oppure, in prospettiva, si potrebbe arrivare a pensare ad una fusione tra Mps/Mediobanca e l’intero gruppo Generali, piuttosto che solo con la sua banca.

Golden power: il governo blocca Unicredit su Banco Bpm

Il secondo punto a favore del governo è il blocco di fatto dell’offerta pubblica di scambio di Unicredit suBanco Bpm, ottenuto attraverso un uso spregiudicato della golden power, nonostante si trattasse della fusione tra due banche italiane. In questo caso, Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha tentato in ogni modo di convincere il governo dell’assurdità di certe richieste, ma sinora senza successo. È probabile che Banco Bpm – alla quale la Lega è legata per aver salvato Credieuronord ai tempi di Fiorani – sia destinata a fondersi con Mps, così da fornire alla banca senese una massa critica sufficiente per competere nei mercati retail e delle piccole imprese.

Il terzo polo: la sfida tra Mps e Mediobanca

Il terzo e decisivo punto sarà conquistato portando a termine l’offerta pubblica di scambio tra Mps e Mediobanca, primo passo verso la creazione del terzo polo bancario. L’operazione è considerata fondamentale per evitare che Mps, Mediobanca — e forse anche Generali — finiscano in mani straniere. Qui la partita si gioca sul valore di concambio tra i due titoli (attualmente a sconto di circa il 3%). Ma è noto che sia il governo sia i suoi alleati (Caltagirone e Delfin) dispongano di risorse considerevoli che non lesineranno per raggiungere i loro ambiziosi progetti.

Le altre due operazioni in corso – tra Bper e Popolare di Sondrio, e tra Banca Ifis e Illimity – si collocano in una “serie inferiore” che interessa poco il governo. Con ogni probabilità, il loro corso si concluderà senza troppi patemi d’animo.

Supremazia governativa nelle fusioni bancarie europee

La netta supremazia dei governi non è un fenomeno solo italiano. In Germania, il governo ha bloccato le mire di Unicredit su Commerzbank, mentre quello portoghese — senza troppe ambiguità — ha favorito la francese Bpce (Banques Populaires et Caisses d’Épargne) rispetto alla spagnola Caixa per l’acquisizione di Novobanco, la quarta banca del paese.

Insomma, in questo momento storico di grade spolvero delle politiche industriali, i governi vogliono giocare un ruolo attivo nel processo di aggregazione bancaria, a dispetto del mercato unico europeo e delle logiche liberiste.

I grandi sconfitti del risiko: Unicredit e Mediobanca

I grandi sconfitti di questa partita sono i vertici di Unicredit e di Mediobanca. Il primo puntava a ottenere una massa critica in Italia tale da poter competere ad armi pari con Intesa Sanpaolo. Il secondo sognava di trasformare Mediobanca in una nuova Morgan Stanley italiana – o forse addirittura europea.

Per ora probabilmente nascerà un embrione di terzo polo bancario italiano, ancora piuttosto squilibrato. È lecito, tuttavia, aspettarsi che, nei prossimi mesi, il governo italiano – insieme al management di Mps, pienamente allineato – porti a compimento il progetto di rendere la banca senese un grande player attraverso ulteriori acquisizioni.

Restano da soddisfare le ambizioni di Unicredit e forse anche di Bper. Ma questa è un’altra storia. È comunque indispensabile che i manager di queste banche prima di muoversi con altre potenziali acquisizioni si ricordino di ascoltare bene come la pensano i governi coinvolti.

P.S. Dimenticavo di ricordare che il governo, sempre assieme a Caltagirone e Delfin, è riuscito, anche a bloccare il progetto di fusione dell’assets management di Generali con quello di Natixis. Un’ operazione dal profilo industriale e di governance probabilmente discutibile, in cui è bastato solo minacciare l’utilizzo della golden power per mandarla in soffitta.

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