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Riparte l’auto. Il Nasdaq spinge anche l’Asia

Torna a ruggire l’automotive: in fuga Fca e Ferrari – Negli Usa, Microsoft In collisione con Facebook – Argentina e Turchia: due mine sulla ripresa – In Europa soffrono i big del credito

Riparte l’auto. Il Nasdaq spinge anche l’Asia

“La gente si è abituata ad aspettarsi il peggio, ma le cose, che pure vanno male, non sono così male come si pensa”. Il commento di un operatore Usa citato da Reuters racconta bene lo stato d’animo dei mercati, rincuorati dalla ripresa delle economie, pur scontata dopo mesi di quarantena. Ma i numeri degli indici Pmi di Europa e Asia e dell’Ism americano parlano di un rilancio del manufacturing più robusto del previsto e diffuso nelle aree strategiche del globo. Il risultato è la ripresa dei mercati azionari.

Il segno più domina i listini asiatici: il giapponese Nikkei 225 sale dell’1,6% nelle battute finali, il Kospi della Corea del Sud guadagna l’1,11%, Mumbay +1,3%, Sidney +1,6% in attesa delle decisioni della Banca centrale contro la deflazione. L’indice Hang Seng di Hong Kong aumenta dello 0,80%. In lieve calo l’indice CSI della borsa di Shanghai-Shenzhen.

Gli Usa anticipano una nuova stretta sulle società di software cinesi che operano su territorio statunitense.

MICROSOFT IN COLLISIONE CON FACEBOOK

Sembra più facile, in compenso, l’acquisto da parte di Microsoft delle attività di TikTok, il social media controllato dalla cinese ByteDance. Nardella, il ceo di Microsoft – in ascesa del 4% a Wall Street –, ha convinto Donald Trump a non opporsi all’operazione in cambio di “un cospicuo guadagno” per il Tesoro Usa. Microsoft ha assicurato che i dati sugli utenti TikTok negli Stati Uniti saranno archiviati negli Usa. L’acquisizione potrebbe complicare la relazione tra Microsoft e Facebook, che considera ByteDance un concorrente diretto. Microsoft ha investito 240 milioni di dollari in Facebook nel 2007 e da allora le due società hanno collaborato a varie iniziative.

Il probabile accordo, da definirsi entro il 15 settembre, ha favorito il rialzo del Nasdaq (+1,47%), che ieri ha toccato un nuovo record a 11.085 punti. Positivi Dow Jones (+0,89%) e S&P500 (+0,72%).

IL BRACCIO DI FERRO AL CONGRESSO FRENA WALL STREET

I future sulla Borsa di Wall Street anticipano un’apertura incerta nella seduta odierna, a causa della situazione di stallo nel Congresso degli Stati Uniti sulle ultime misure di stimolo e per i numeri in crescita dei casi globali di Covid-19.

La portavoce della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, dovrebbe incontrare il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, e il capo dello staff della Casa Bianca, Mark Meadows, per continuare i negoziati, il che fa sperare in una svolta a breve.

ARGENTINA E TURCHIA, DUE MINE SULLA RIPRESA

Si profilano due crisi sul fronte degli emergenti. L’Argentina è di nuovo a un passo dal default. Non meno grave la crisi della lira turca, che investe il Paese in un momento assai delicato, visto l’attivismo di Erdogan nella crisi libica.

L’EUROPA RIPARTE, L’ITALIA PURE

“Le aziende manifatturiere dell’Eurozona hanno registrato un ottimo inizio del terzo trimestre, con la produzione in crescita al tasso più rapido da oltre due anni, grazie al forte aumento della domanda”. I dati Pmi annunciati ieri mattina da Chris Williamson, capo economista di Markit, hanno dato il via alla volata dei listini europei, già sostenuti dalle indicazioni altrettanto brillanti in arrivo dall’Asia. In Italia l’indice Pmi manifatturiero è risalito a 51,9 punti dai 47,5 di giugno; in linea Francia e Germania, rispettivamente a 52,4 e 51 punti. La ripresa, a giudicare dai nuovi ordini, dovrebbe proseguire ad agosto, anche se a frenare l’ottimismo c’è il calo del commercio internazionale, condizionato dal braccio di ferro tra Usa e Cina. Ma si tratta comunque del primo dato in crescita dal giugno 2018. Per l’Italia, le cose sono andate meglio della media degli altri Paesi. Frena anche la corsa dell’euro, in calo a 1,1746 sul dollaro. Il -5,4% di luglio è uno dei ribassi più ampi degli ultimi dieci anni per il biglietto verde.

GUIDA FRANCOFORTE: VOLSWAGEN +6%

Piazza Affari, dopo otto sedute in calo, mette a segno un recupero dell’1,51% e chiude a 19.379 punti. A guidare il rimbalzo è stata Francoforte (+2,67%), trainata dalla ripresa di Volkswagen (+6%).

SOFFRONO I BIG DEL CREDITO: HSBC-4,8%, SOCGEN -2%

Avanti anche Londra (+2,26%), Parigi (+1,93%) e Madrid (+1,43%). Morgan Stanley ha promosso a Overweight Total (+1,7%), capace di difendere la propria politica di dividendi. Deboli le grandi banche: Société Générale (-2%) ha riportato una perdita di 1,26 miliardi di euro, a causa di svalutazioni nell’attività di trading. Peggio il colosso Hsbc (4,8%), che ha registrato utili in calo del 96%.

SPREAD A 154, LA BCE FA IL PIENO DI BTP

La carta italiana chiude la seduta sulla parità dopo aver azzerato il calo della mattinata, in un mercato dai volumi sottili. Il Btp ha iniziato il mese di agosto con un rendimento intorno all’1,03%, +3 punti base; spread a 154 punti.

La scorsa settimana, nell’ambito del programma Pepp, la Bce ha acquistato titoli per 17,476 miliardi (contro 18,831 miliardi). Per quanto riguarda la sola Italia, Francoforte nel mese di luglio ha acquistato 7,876 miliardi in titoli, contro i 2,327 miliardi di giugno.

Sia nel mese scorso che a giugno, Roma ha goduto di una percentuale di acquisti da parte della Bce superiore alla propria quota, affermandosi come il principale beneficiario dell’azione della Bce: il totale dei titoli di Stato acquistati dall’eurozona nell’ambito del Qe è salito a 406,43 miliardi di euro.

SALE SOLO UBI, DIMISSIONI DI MASSIAH

Nel comparto bancario, positiva sola Ubi Banca (+1%) in attesa del lancio dell’offerta residuale e successivo delisting. Victor Massiah ha rimesso ieri sera il mandato di consigliere delegato e di direttore generale di Ubi Banca, con decorrenza immediata. “Il Cda dell’istituto ha preso atto del successo dell’Opas, ottenuto dopo il rilancio per cassa di oltre 650 milioni di euro aggiuntivi rispetto all’offerta iniziale, e auspica – dice una nota – la massima valorizzazione dell’eredità del gruppo all’interno di Intesa Sanpaolo”.

In rosso il resto del comparto. Frena Intesa San Paolo (-3,2%), debole Unicredit (-0,5%). In profondo rosso Bper (-2,58%), ormai impegnata nell’acquisto degli sportelli ex Ubi.

PROFONDO ROSSO PER MEDIOBANCA E MPS

Soffre Mediobanca (-4,5%), nonostante risultati migliori delle attese. Le forti vendite potrebbero dipendere dall’uscita di piazzetta Cuccia da qualche indice sui dividendi, visto che per il 2020 la banca si è allineata con le richieste della Bce di non staccare cedola. Ma il mercato ha messo in relazione la discesa di piazzetta Cuccia, accentuata dalla rottura della soglia tecnica di 6,5 euro, con le vendite su Monte Paschi (-5,75%), presunto oggetto del desiderio nonostante Alberto Nagel abbia ribadito il contrario: “Non siamo interessati a comprare banche retail”. La trimestrale di Mps è attesa per il 6 agosto. E sono gli stessi analisti di Mediobanca Securites che si aspettano una perdita contenuta, 57 milioni di euro nel periodo maggio-giugno, contro un rosso di 244 milioni nei primi tre mesi dell’anno.

L’OMBRA DELLA PROCURA SU CATTOLICA

In netto calo anche Cattolica Assicurazioni (-3%), dopo che la Procura di Verona e la Consob hanno acceso un faro su tre diverse assemblee e la Guardia di Finanza venerdì scorso si è presentata nella sede della società per sequestrare documentazione e notificare ai vertici le informazioni di garanzia.

FINECO SUPERSTAR. FOTI: NOI, VERA PUBLIC COMPANY

Il mercato ha invece premiato FinecoBank (+3,5% a 12,7 euro): Kepler Cheuvreux ha alzato il prezzo obiettivo da 11 a 13 euro, confermando la raccomandazione buy, dopo i conti del secondo trimestre 2020. L’ad Alessandro Foti, parlando con gli analisti, ha detto che l’istituto è una perfetta public company, perciò scalabile, ma ha anche aggiunto che non ci sono segnali in quella direzione.

Morgan Stanley ha promosso Total e rivisto al ribasso la raccomandazione per Eni (da 7,2 a 7 euro), ieri in recupero dopo due giorni di forti cali. Kepler Cheuvreux ha tagliato il prezzo obiettivo a 9,5 euro da 10 euro precedente. Rbc ha invece alzato il target a 8 euro da 7 euro.

TORNA A RUGGIRE L’AUTOMOTIVE, IN FUGA FCA E FERRARI

A trascinare il listino al rialzo sono stati gli industriali, a partire dall’automotive. Ben raccolte Cnh (+4,9%) e Fca (+4,81%) dopo i risultati del secondo trimestre annunciati venerdì scorso migliori delle attese. Equita ha alzato le stime 2020 con Ebit adjusted visto da 0,6 a 1 miliardo, restando più prudenti sul debito netto (+0,1% a 2,4 miliardi).

Le immatricolazioni di auto in Italia hanno registrato una flessione annua dell’11% a luglio. In calo del 9% le vendite di Fca, la cui quota di mercato si colloca al 22,75%.

Da notare anche Ferrari: +3,87% dopo i conti del primo semestre in linea con il consenso.

Positivo il primo impatto dell’ecobonus: da sabato primo agosto ci sono state richieste per 12 milioni.

EXOR TORNA A COLLABORARE CON COVEA

Bene anche la holding Exor, che guadagna oltre il 3%. Covea investirà 750 milioni a fianco della holding della famiglia Agnelli e altrettanto in veicoli gestiti da PartnerRE, dopo il fallimento della vendita della società di riassicurazione.

Positivi anche Prysmian (+4,67%), Stm (+3,19%) e Leonardo (+2,37%).

IL PONTE DÀ UNA SPINTA AD ATLANTIA

In rialzo Atlantia (+4,1%) nel giorno dell’inaugurazione a Genova del nuovo ponte di Renzo Piano a due anni esatti dal crollo del Morandi. Domani sono attesi i risultati. Ancora pesante Autogrill (-5%) dopo la pubblicazione venerdì dei risultati.

REPLY, BIESSE, DATALOGIC: TORNA A CORRERE L’AZIENDA ITALIA

Bene Reply (+9,61%, a 84,95 euro): Equita sim ha alzato il prezzo obiettivo del titolo del 15% a 85 euro, confermando il rating buy, in scia ai conti del secondo trimestre.

Brillanti Datalogic (+5,28%), Fila (+4,56%) e Italmobiliare (+3,92%).

In rally Biesse (+8,15%). Banca Akros ha alzato il giudizio sul titolo da neutral ad accumulate, con prezzo obiettivo in aumento a 13,8 euro, in scia ai conti del primo semestre. Perde colpi invece Fiera Milano (-4,15%): Intesa San Paolo ha ridotto la raccomandazione da buy a hold, con target price che passa da 5,4 a 3 euro, dopo i conti del secondo trimestre.

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