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Ubi Banca, Massiah lascia ma l’utile sale

Il consigliere delegato ha rassegnato le proprie dimissioni: “Non ho ancora deciso cosa fare nel futuro, ma sul passato con concordo con il professor Bazoli” – La banca, i cui azionisti hanno aderito in stragrande maggioranza all’Opas lanciata da Intesa Sanpaolo, chiude il primo semestre con dati molto positivi.

Ubi Banca, Massiah lascia ma l’utile sale

In procinto di aggregarsi con Intesa Sanpaolo per dar vita al terzo gruppo bancario europeo, Ubi Banca ha presentato i conti del primo semestre, definiti in una nota “resilienti, nonostante il forte impatto del Covid-19”. La banca finora guidata da Victor Massiah è riuscita in un contesto difficile a far progredire l’utile netto del 38%, a 184,3 milioni di euro. L’utile ha retto pure nel secondo trimestre, scendendo di poco da 93,6 a 90,7 milioni.

Poco dopo la pubblicazione dei conti è anche arrivata l’ufficialità di una notizia che era nell’aria da giorni: conseguentemente all’operazione Intesa, il consigliere delegato e direttore generale Victor Massiah ha rassegnato le proprie dimissioni, con decorrenza immediata. Le sue funzioni vengono temporaneamente attribuite al vice direttore generale, Elvio Sonnino. Tutto il Cda ha ringraziato Massiah per il lavoro profuso, in particolare la presidente Letizia Moratti, che ha espresso apprezzamento personale, affermando che “negli oltre 11 anni al vertice del gruppo, peraltro in un contesto sfidante a livello regolamentare e macroeconomico, il Dott. Massiah ha contribuito a costruire una realtà solida, stimata, sostenibile, dove la dimensione nazionale è rimasta comunque rispettosa delle radici e della vicinanza al territorio nonché degli interessi di tutti gli stakeholder”. “Per il futuro – ha detto Massiah in conferenza stampa – non ho ancora deciso cosa fare ma non ho rimpianti e sulle critiche del professor Bazoli secondo cui avremmo perso nel 2015 l’occasione di fare da aggregatori non sono d’accordo”

Tornando alla semestrale, bene anche gli altri risultati: accelerano nel secondo trimestre le erogazioni, a 5,5 miliardi, di finanziamenti a lungo termine rispetto ai 3,9 del primo trimestre (+42%); la raccolta indiretta sale a 98,7 miliardi rispetto ai 92,2 del 31 marzo (+7%, e sale del 4,8% anche quella diretta); i conti correnti affluiti alla banca raggiungono i 70,7 miliardi dai 68 circa al 31 marzo; il CET1 ratio si attesta al 13,41% (scontando pro quota un’ipotesi di dividendo pari a 0,20 euro per azione per l’esercizio 2020) rispetto al 12,86% del 31 marzo.

Ubi Banca prosegue anche nell’attività di derisking, alleggerendo ulteriormente la propria esposizione sui crediti deteriorati: NPE ratio in lieve calo al 7,48% (7,51% a marzo) e 6,6% pro-forma escludendo la cessione di circa 800 milioni di sofferenze SME in corso di lavorazione. Lo stock di crediti deteriorati totali lordi si è attestato a 6,568 miliardi, in diminuzione
dell’1,6% (o 104,6 milioni) rispetto al 31 marzo (e in contrazione del 3,9% o 269,8 milioni nel confronto con dicembre 2019). In termini netti, gli stock di crediti deteriorati sono scesi a 3,9 miliardi rispetto ai 4,03 miliardi di marzo e ai 4,17 del dicembre 2019.

In leggero calo anche i proventi operativi a 1,795 miliardi, con un calo contenuto dell’1,8% rispetto al primo semestre 2019, nonostante l’impatto del lockdown per Covid-19. Il margine d’interesse è sceso a 803,4 milioni (-9,3%). Al netto degli effetti dell’IFRS9 (scesi a +17,2 milioni nel primo semestre di quest’anno rispetto ai +56,2 milioni nel primo semestre 2019, essenzialmente per effetto della significativa riduzione dello stock di crediti deteriorati), il margine d’interesse riduce la flessione al 5,3%. Le spese per il personale nel secondo trimestre hanno totalizzato 342,2 milioni, in decremento del 3,6% rispetto ai 355 del primo trimestre, beneficiando anche delle uscite avvenute in periodi precedenti.

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