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Rino Gaetano, mostra al Museo di Roma in Trastevere: omaggio a 40 anni dalla morte del cantautore

Anticonformista, l’artista ha attraversato due generazioni. Le sue canzoni graffianti, libere e sincere hanno saputo raccontare società e politica dell’Italia degli anni Settanta

Rino Gaetano, mostra al Museo di Roma in Trastevere: omaggio a 40 anni dalla morte del cantautore

È stato mito tra i miti di una generazione contestatrice e sognante. Trasgrediva ma con stile. Meridionale di Crotone come molti di quelli che riempivano le piazze della contestazione intonando le sue canzoni. Rino Gaetano viene ricordato con una mostra a 40 anni dalla morte. Gli fu fatale un incidente stradale a Roma il 2 giugno 1981 all’età di 31 anni. Anni dopo la sua morte un familiare me ne fece un ritratto che riproduceva esattamente il suo modo di essere. Sin da piccolo aveva la poesia dentro, però, la metteva in musica. Sembrava frivolo, non lo era.

Rino Gaetano, la prima mostra a Trastevere

La mostra, promossa da Roma Capitale, resterà aperta fino al 28 aprile. Si possono accettare scommesse sul numero delle visite? Certo che no. Sarà un successo tra boomer, come va di moda, e giovanissimi. Le canzoni di Rino Gaetano continuano a essere suonate e cantate, perché in fondo c’è ancora bisogno di menestrelli senza tempo. Il Museo definisce l’evento un viaggio nel mondo del cantautore. Lo faranno in tanti.

Rino Gaetano, artista graffiante e sincero

Chi era? Un “iconico poeta dallo stile unico e tagliente che con la sua voce ruvida e con i suoi testi apparentemente leggeri e disimpegnati, ma pieni di contenuti, ha saputo graffiare società e politica”. Era sincero come riesce a chi si esprime con convinzione. Si rivolgeva a una generazione che metteva in discussione principi e gerarchie sociali. Che apriva porte culturali chiuse da anni. Amava la natura, Gaetano, la potenza della vita: che cos’è ” Ma il cielo è sempre più blu” se non inno alla levità. A giugno 2023 il tema del “Rino Gaetano day” è stato la sostenibilità ambientale.

Gli anni ’70 sono stati anni complicati, vitali, ma anche tristi. Il mondo non era patinato: la guerra del Vietnam, il terrorismo, la crisi petrolifera, l’inquinamento, l’apartheid. Mamme e papà avranno raccontato ai figli di quei testi, mostrato qualcuno dei sei album pubblicati dall’artista. I ragazzi a loro volta hanno navigato in Rete e trovato quello che i fan hanno caricato. Gaetano non si nascondeva dietro etichette e maschere. Era anticonformista, ma sensibile e i testi lo rappresentano in pieno. Ci rendeva la vita leggera, mentre la cronaca ci angustiava con mille episodi.

Rino Gaetano: “Ma il cielo è sempre più blu”

Aveva lasciato la Calabria per Roma, città seduttiva e amara per chi voleva fare musica, teatro, spettacolo. Non tutti riuscivano a salire su un palcoscenico, ad avere un contratto, a vivere da artisti. Lui invece sì. E Roma gli doveva un riconoscimento. In questo la mostra è davvero un’esposizione inedita del cammino artistico di Gaetano, arricchita da pezzi concessi dalla sorella Anna Gaetano.

Deliziosa autoironia. A un Festivalbar all’Arena di Verona, Gaetano indossò un accappatoio. Renato Zero gli regalò un cappello e lui se lo mise in testa al Festival di Sanremo 1978. Sono oggetti esposti, assieme a dischi, foto, strumenti musicali, abiti di scena. L’anima di un personaggio e del tempo in cui ha vissuto. Cinque canzoni più di tutto il resto hanno segnato la sua carriera e i ritmi delle nostre giornate: Gianna; Ma il cielo è sempre più blu; Nuntereggepiù; Berta filava; Mio fratello è figlio unico. Cinque brani che l’hanno reso unico.

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