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Rinnovabili: gruppi italiani corrono veloci ma all’estero

Le procedure per il via alla realizzazione degli impianti eolici restano impantanate negli uffici pubblici, spesso per anni – Ritardi che si traducono nella “fuga” delle aziende italiane all’estero

Rinnovabili: gruppi italiani corrono veloci ma all’estero

Le aziende italiane sono tra le più forti nell’energia rinnovabile, ma gli investimenti si rivolgono quasi tutti fuori i confini nazionali. E intanto in Italia le nostre centrali si invecchiano e si avvicinano alla pensione. È il triste scenario di un Paese in cui gli investimenti in energia pulita sono sostanziosi ma le autorizzazioni bloccano la transizione energetica. E di fronte a una burocrazia lunga e complicata (in Sardegna l’iter può durare fino a 9 anni) le aziende italiane guardano all’estero: Erg apre nuovi impianti eolici in Francia e nel Regno Unito, Falck Renewables aggiunge ulteriori 21 MW di nuova capacità con l’entrata in esercizio dell’impianto di Okla in Norvegia e, infine, Enel Green Power España ha iniziato la costruzione di tre impianti a Cuenca.

In particolare, Erg ha avviato i primi due parchi eolici nel Regno Unito a Craiggore ed Evishagaran, nella contea di Londonderry nell’Irlanda del Nord, con una capacità rispettivamente di 23,5 MW e 46,8 MW, per un totale di 70,3 MW. A cui si aggiunge la messa in esercizio del parco eolico di Vallée dell’Aa a Pas-de-Calais, nell’Alta Francia per 7 MW. Il progetto è l’estensione del Parc Eolien Vallée de l’Aa2 da 13,2 MW avviato dal gruppo a fine 2018. I parchi avranno una produzione complessiva a regime di circa 268 GWh l’anno, consentendo di evitare l’emissione di 130mila tonnellate di CO2 ogni anno.

Mentre Falck Renewables aggiunge ulteriori 21 MW di nuova capacità eolica con l’entrata in esercizio dell’impianto di Okla in Norvegia. La produzione annuale stimata dell’impianto è pari a circa 75 GWh, equivalente al consumo di circa 4,700 famiglie. L’impianto di Okla consentirà di evitare l’emissione di circa 1.420 tonnellate di CO2 all’anno.

Infine, Endesa, attraverso la sua filiale per le rinnovabili Enel Green Power España ha dato inizio ai lavori per la costruzione del Campillo Wind Cluster, composto da tre impianti eolici che l’azienda costruirà tra le località di Campillo de Altobuey ed Enguídanos, in provincia di Cuenca. Campillo I avrà una capacità installata di circa 76,8 MW, mentre Campillo II e Campillo III avranno una capacità di 91,2 MW ciascuno. I tre impianti produrranno circa 660 GWh all’anno, cioè più del doppio del consumo annuo di una città come Cuenca.

Per la costruzione di questi tre impianti, Endesa investirà 256 milioni di euro e assumerà circa 350 persone, dando impulso all’occupazione di mano d’opera locale.

Una volta terminata la costruzione di questi impianti, parte della fornitura sarà destinata a Johnson & Johnson, azienda internazionale per la cura della salute, con cui Endesa ha firmato lo scorso luglio un contratto virtuale di fornitura di energia, che combinerà fonti solari ed eoliche. Circa l’80% dell’energia proverrà dai parchi eolici Campillo II e III, mentre il restante 20% sarà fornito dall’impianto fotovoltaico Veracruz, che ha una capacità totale installata di 47 MW e si trova a Badajoz. Grazie a questo accordo, l’energia rinnovabile fornita a Johnson & Johnson eviterà l’emissione in atmosfera di circa 130.720 tonnellate di CO2 annuali. 

Secondo un recente studio congiunti di Ember (Uk) ed Ecco (Italia), l’installazione di nuovi impianti eolici e solari in Italia è stagnante, e le centrali a carbone sono sostituite da centrali a gas. Il target italiano per l’eolico e il solare è solo il 34% dei consumi contro una media europea molto più elevata: Danimarca (94%), Olanda (72%), Spagna (72%), Portogallo (54%), Germania (54%) e Grecia (47%).Ma secondo i think tank di Ember/Ecco “generare energia dalle centrali a gas esistenti è tre volte più caro che dalle nuove centrali eoliche e solari” soprattutto con i prezzi dell’elettricità triplicati nell’ultimo anno a causa dell’aumento dei prezzi del gas.

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