Condividi

Riaperture, la Ue vuole coordinare la Fase 2. Ma quali misure?

Von der Leyen raccomanda ai Paesi di comunicare fra loro e con Bruxelles – Quanto al nuovo bilancio, “ci serve un nuovo Piano Marshall” – Anche Dombrovskis apre agli Eurobond: servono 1500 miliardi

Riaperture, la Ue vuole coordinare la Fase 2. Ma quali misure?

Riaprire l’Europa non sarà un processo rapido né semplice. Al contrario: la fine del lockdown dovrà essere il più possibile “graduale” e “coordinata” fra i Paesi europei. Per questo la Commissione Ue chiederà a tutti i governi dell’Unione di notificare preventivamente allo stesso Esecutivo comunitario, oltre che agli altri Paesi, ogni decisione relativa alla riapertura delle attività o a qualsiasi ammorbidimento delle misure anti-coronavirus. L’annuncio è arrivato direttamente dalla numero uno della Commissione, Ursula von der Leyen, che mercoledì mattina ha presentato a Bruxelles il documento preparato insieme al Consiglio europeo per organizzare l’inizio della “fase 2” a livello continentale.

Attenzione però a non fraintendere. Affrontare oggi il problema della riapertura non significare dare il via libera alla cancellazione immediata delle misure di contenimento del virus: l’obiettivo è “fornire una cornice alle decisioni degli Stati membri – continua von der Leyen – In generale raccomandiamo un approccio graduale. Ogni azione deve essere continuamente monitorata”.

IL NUOVO BILANCIO UE

La numero uno della Commissione ha parlato anche del nuovo bilancio pluriennale dell’Ue, su cui i Paesi membri avevano iniziato a scontrarsi già prima che il coronavirus arrivasse in Europa. “L’Europa ha bisogno di un nuovo piano Marshall – ribadisce von der Leyen – Avremo bisogno di ingenti investimenti pubblici e privati per ricostruire l’economia e creare nuovi posti di lavoro. La chiave di questo è un nuovo, potente bilancio pluriennale dell’Ue”.

Come evidenziato anche dal Fmi, lo scenario a cui andiamo incontro è il peggiore dalla Grande Depressione degli anni Trenta: “Il commercio ha rallentato enormemente ovunque nel mondo – sottolinea ancora la Presidentessa della Commissione – I governi usano tutti i mezzi disponibili per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere le aziende e i lavoratori indipendenti. Tutto questo ha un costo gigantesco. Le azioni prese finora rappresentano nell’Ue quasi tremila miliardi di euro, e altre misure arriveranno, come dimostra il risultato dell’Eurogruppo della settimana scorsa”.

LA QUESTIONE EUROBOND

Su questo versante, sarà decisivo il Consiglio europeo in calendario per il prossimo 23 aprile. La tensione è già alle stelle, ma un’apertura in parte inattesa arriva da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione da sempre schierato sul fronte dei rigoristi nordeuropei. Ora però la situazione è diversa rispetto a qualche anno fa e il lettone, in un’intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, ammette che all’Ue potrebbe servire un fondo per la ripresa da 1.500 miliardi di euro. Cioè il triplo di quanto stanziato dall’Eurogruppo.

È un via libera agli Eurobond? Non ancora. Su come finanziare il nuovo fondo, “finora non è stato deciso nulla”, continua Dombrovskis, sottolineando però che il tema delle obbligazioni comuni europee sarà “sul tavolo” alla riunione della settimana prossima. D’altra parte, il vice di von der Leyen suggerisce anche che si potrebbe “finanziare il fondo con bond sostenuti da una garanzia degli Stati membri”.

Quanto alla resistenza di Germania e Paesi Bassi, Dombrovskis è stato piuttosto chiaro: “Dobbiamo essere chiari con noi stessi che siamo in una crisi senza precedenti. Sta diventando necessario uscire dai vecchi schemi mentali”.

Commenta