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REPORT LUPOTTO & PARTNERS – Non è detto che il taglio dei tassi cinesi basti a placare i mercati

REPORT LUPOTTO & PARTNERS – Non è detto che il taglio dei tassi cinesi basti a placare i mercati – L’indice Vix è alle stelle e lo S&P500 ha perso l’11% in cinque sedute: non si vedeva dai tempi della crisi Lehman Brothers – In queste condizioni l’aumento dei tassi Usa si allontana e il dollaro si indebolisce ma la volatilità non turba gli spread europei.

REPORT LUPOTTO & PARTNERS – Non è detto che il taglio dei tassi cinesi basti a placare i mercati

Innescati da un ennesimo scivolone della Borsa cinese (-8,5%) nella giornata di lunedì, tutte le borse mondiali hanno subìto perdite severe e correlate nella medesima giornata (fra il 4% e il 7%), a riprova che quando il panico si diffonde non ci sono analisi e fondamentali che tengano. Sempre più spesso i movimenti sono poi amplificati dal ricorso alla leva di molti operatori che quindi devono uscire precipitosamente quando il mercato gira a sfavore e dalla presenza sempre più massiccia di sistemi automatici di trading che si muovono come una mandria di bisonti.

Nella giornata di martedì i mercati si sono decorrelati, Shanghai ha continuato a sprofondare con un altro -7,6%. Le Borse Europee sono partite invece positive e hanno poi trovato ulteriore spinta nella decisione della Banca Centrale Cinese di tagliare insieme tassi e ratios delle riserve bancarie. L’indice tedesco DAX ha recuperato quasi 5 punti, il FTSE-MIB italiano il 5,86%.

Dal canto suo l’indice americano S&P 500, dopo essere partito di gran carriera, ha progressivamente rallentato per terminare addirittura in territorio negativo (-1,35%). Con questo ulteriore ribasso l’indice americano mette insieme una striscia negativa di 5 giornate in costante perdita, lasciando su terreno quasi l’11%, cose che non si vedevano dai tempi di Lehman Brothers. Il nervosismo dei mercati è testimoniato dall’indice VIX che in questi due giorni è passato da 28 a 36 con un massimo intraday ieri di 53. L’impressione è che la mossa della Banca Cinese non sia ancora sufficiente a placare i mercati, anche se i livelli della borsa USA sembrano ora assai interessanti.

Questo clima assai turbolento riduce le probabilità di un aumento dei tassi USA nella riunione FED di settembre e ciò ha indebolito notevolmente il dollaro, che con movimenti intraday di magnitudine inusitata si è stasera fermato a 1,1517 contro EURO, poco sopra la resistenza statica in area 1,1480-1,1500. E’ un livello critico molto importante da monitorare nelle prossime settimane. Tutta questa volatilità ha lasciato imperturbabili gli spread governativi europei, in questo senso il QE di Draghi non ha raggiunto l’obiettivo di far riprendere l’inflazione ma per il momento ha stabilizzato i mercati obbligazionari governativi. 

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