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Referendum, Landini (Cgil) ammette la sconfitta: “L’obiettivo era il quorum, è chiaro che non è raggiunto”

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commenta l’esito del referendum: “Non è una vittoria, oggi non festeggiamo”. Ma ribadisce che “i problemi restano sul tavolo” e conferma: “Non ho alcuna intenzione di lasciare l’incarico”

Referendum, Landini (Cgil) ammette la sconfitta: “L’obiettivo era il quorum, è chiaro che non è raggiunto”

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, prende atto della sconfitta sul referendum: “Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le leggi e non lo abbiamo raggiunto. Non è una vittoria, oggi non festeggiamo. Perché non abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Punto di estrema chiarezza che va reso esplicito”. Un’ammissione netta, arrivata dal quartier generale del Comitato promotore, dove Landini ha parlato davanti ai giornalisti dopo la chiusura dei seggi, consapevole della portata politica del risultato.

Landini commenta l’esito del referendum: cosa ha detto

“Gli ultimi dati di cui disponiamo sono oltre 14 milioni le persone che hanno votato nel nostro paese, a cui si aggiungeranno quelli all’estero. È un punto di partenza. Perché i problemi che abbiamo posto con questo referendum rimangono sul tavolo: tutela dei lavoratori nelle grandi imprese come nelle piccole, appalti, sicurezza, cittadinanza”.

La partecipazione, ferma intorno al 30%, ha reso irraggiungibile il quorum e ha aperto la strada alle reazioni trionfanti del governo. Tuttavia, Landini rivendica il senso politico dell’iniziativa: “Sapevamo che non sarebbe stato una passeggiata, in un Paese dove c’è una crisi democratica. L’abbiamo fatto perché pensiamo che oggi estendere e tutelare il lavoro e la democrazia siano lo stesso problema. Per questa ragione consideriamo questa esperienza molto importante. Un inizio, un lavoro che deve assolutamente continuare”.

Landini ha poi denunciato il clima politico attorno al voto: “Una certa politicizzazione dei referendum non ha permesso di discutere di contenuti. Negli ultimi giorni alcuni esponenti di governo, interrogati sui quesiti, non sapevano i contenuti e contemporaneamente chiedevano di non andare a votare. Un elemento di responsabilità grave. Non stanno mettendo in discussione la Cgil, in gioco c’è la democrazia del Paese”. E aggiunge: “Sì, la democrazia costa. Mi dovrei preoccupare che per ridurre i costi non si debba andare a votare?”, ricordando che “avevamo chiesto si votasse insieme alle comunali, al primo turno”.

Il leader della Cgil ha definito il percorso “un’esperienza che ha riportato il sindacato ad ascoltare le persone”, intercettando “disagi profondissimi in questo Paese”. “Sono state settimane e mesi che mi hanno insegnato che un sindacato deve imparare ad ascoltare le persone. C’è bisogno di continuare questa lotta utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, sia a livello contrattuale che di mobilitazione”. E conclude con un appello all’impegno: “È necessario che questo Paese riparta da qui. La maggior parte ha condiviso le nostre ragioni. Dobbiamo impegnarci ancora di più”.

Landini ha inoltre sottolineato di non avere alcuna intenzione di lasciare l’incarico dopo la sconfitta ai referendum: “Non ci penso lontanamente, non è oggetto di discussione. Le decisioni sono state prese assieme in Cgil. C’è sempre stato un processo di decisioni e scelte collettive. Non abbiamo nessuna intenzione di cambiare la nostra strategia, non abbiamo cambiato idea”.

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