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Ref, Italia: la crescita è ancora rimandata

di Alberto Grillo – Il quadro mondiale appare incerto e, soprattutto in Europa, diversificato. Italia: mancano le riforme, i mercati non si fidano – La stima della crescita del Pil è 0,7% sia nel 2011 che nel 2012.

Ref, Italia: la crescita è ancora rimandata

Negli Stati Uniti i problemi del mercato immobiliare e di quello del lavoro manterranno la domanda sotto tono. Non va meglio in Europa, dove all’interno di un quadro ben differenziato cresce, sulla scia della Grecia, il numero dei paesi sotto attacco. Ciò è quanto emerge da un report di previsioni per il biennio 2011-2012 sulla congiuntura economica a livello nazionale e mondiale della Ref, società di ricerca e consulenza in ambito economico-finanziario.

L’area euro subisce la pressione delle manovre di correzione dei bilanci pubblici, che frenano il recupero della domanda interna. Le differenze nel grado di competitività creano uno scenario doppio in cui accanto alla veloce ripresa tedesca si osserva la debacle dei paesi periferici.

Le previsioni per il nostro paese fotografano un’Italia sofferente: l’elevato premio al rischio è dovuto non tanto alle politiche fiscali, da anni attente agli equilibri di bilancio, quanto alla mancanza di una prospettiva di sviluppo minimo. Una crescita molto bassa riduce il denominatore del rapporto debito/Pil rendendo necessario un altrettanto basso livello di deficit o addirittura un saldo in pareggio o in avanzo, insostenibile dal punto di vista economico. Il rischio è quello di un circolo vizioso, in cui un’economia dissestata richiede un maggiore avanzo primario che a sua volta peggiora l’economia. In assenza di un credibile programma di riforme, i mercati continuano a non darci fiducia sulla sostenibilità del debito pubblico. Le imprese esitano negli investimenti, il mercato del lavoro stenta: in queste condizioni la crescita è ancora rinviata.

Veniamo ai numeri. Per quanto riguarda l’Italia la crescita del Pil è prevista di 0,7 punti percentuali sia nel 2011 che nel 2012, stime ben più basse di quelle prospettate dal Governo. L’indebitamento netto cala del 4,1% nel 2011 e del 3,2% nel 2012 mentre il debito in rapporto al Pil sale al 120,6% nel 2011 e al 120,8%.

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