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Redditometro, Tremonti cerca di nascondere la sua paternità ma Il Corriere della Sera non ci casca

In una lettera al “Corriere della sera” l’ex ministro Tremonti prova a negare la sua paternità del redditometro addossandone la responsabilità a Monti ma il quotidiano non ci casca e ricorda che fu proprio lui a firmare il provvedimento istitutivo del 2010 anche se il conseguente decreto applicativo porta la firma di Monti – Befera pensa a una versione soft

Redditometro, Tremonti cerca di nascondere la sua paternità ma Il Corriere della Sera non ci casca

Ma di chi è figlio il redditometro? In una lunga lettera al “Corriere della sera” l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che la Lega vorrebbe candidato premier, prova a negarne la paternità giurando e spergiurando che non sono sue “le cento voci dei controlli del Fisco” che hanno innescato quella che Mario Monti ha definito la “bomba ad orologeria” del redditometro. Ma come fa il Premier in carica – incalza Tremonti – a dire queste cose se il decreto ministeriale del 24 dicembre scorso e pubblicato il 4 gennaio in Gazzetta Ufficiale che dà attuazione al redditometro porta la sua firma? Se davvero pensa così male del redditometro basterebbe – aggiunge Tremonti – ritirare il decreto ministeriale di Natale. Ma “Il Corriere della Sera” non ci sta e doverosamente precisa: “Il decreto del governo Monti di gennaio non fa altro che dare attuazione a una norma del governo Berlusconi di cui Tremonti era ministro dell’Economia. Era il decreto 78 del 2010 e non del 2011”.

Intanto, di fronte all’arroventarsi delle polemiche sul redditometro, l’Agenzia delle entrate, su raccomandazione di Monti e della Corte dei Conti, sta edulcorandone i contenuti in una versione soft. Come ha lasciato capire il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attlio Befera, dopo un incontro a palazzo Chigi con Monti. Il redditopmetro non avrà la faccia feroce, non ci sranno indagini di massa, ma solo 40 mila controlli. Talvolta oportet ut scandala eveniant

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