Condividi

RAPPORTO NIEMAN LAB – Solo il buon giornalismo è anche un buon business

GIORNALISMO WEB- Il rapporto primavera 2012 del Nieman Lab ha chiesto agli ex direttori di alcune testate americane che cosa farebbero se tornassero al comando e tutti rispondono che si dedicherebbero più all’online che al cartaceo, punterebbero di più al giornalismo investigativo e si focalizzerebbero nel soddisfare il pubblico con un giornalismo di qualità

RAPPORTO NIEMAN LAB – Solo il buon giornalismo è anche un buon business

E’ appena uscito il rapporto di primavera 2012 del Nieman Lab, una lettura che dovrebbe essere resa obbligatoria nelle redazioni. Tra le molte cose interessanti, una mini-inchiesta tra gli ex direttori di alcune testate americane, ai quali è stata posta la domanda: “Che cosa cambiereste se foste di nuovo al comando?”

E’ stata una buona occasione per riflettere sugli errori commessi, ma anche per dare valide indicazioni su che cosa fare per superare questi tempi difficili. Dalle varie risposte, sono emerse alcune valutazioni comuni: non confondere il rispetto per il passato con la paura di affrontare il futuro, dedicarsi di più al giornalismo investigativo, domandarsi se l’edizione su carta del lunedì sia ancora necessaria, fare reporting senza limitarsi a ripetere le notizie, prendere atto che un giornale non può contenere ogni cosa e deve invece conoscere meglio le necessità della comunità alla quale si rivolge.

Timothy Franklin, ex direttore del “Baltimore Sun”, se potesse tornare nel proprio ufficio direbbe ai redattori che il giornale opera in un ambiente digitale con una componente su carta e non più in un ambiente su carta con una componente digitale, in modo da ispirare una nuova organizzazione del lavoro più focalizzata verso l’online.

Ronnie Agnew, ex direttore del “Clarion Ledger”, punterebbe invece tutto sul buon vecchio giornalismo investigativo di una volta, quello che poneva domande imbarazzanti al potere, smascherava la corruzione e parlava in nome della gente comune. “Ogni giornale privo di una forte componente di giornalismo investigativo – ha detto – finirà con il diventare irrilevante”.

James O’Shea, ex direttore del “Los Angeles Times”, ha forse sottolineato il punto più importante: se tornasse indietro, ha detto, farebbe di tutto per convincere i suoi giornalisti che devono smettera di aspettare che qualcun altro risolva i loro problemi. “Quando ero in carica – ha detto – e si parlava della necessità di cambiare modello di business, mi sentivo spesso rispondere che questo era un problema al quale dovevano rispondere l’editore e lo staff amministrativo. Ma la risposta degli editori è stata quella di tagliare i budget e compromettere la qualità del giornalismo. I futuri leader delle redazioni dovranno convincere se stessi, i lettori e gli editori di una cosa che è sempre stata vera: solo il buon giornalismo e anche un buon business”.

Commenta