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Ragionieri: approvata la riforma delle pensioni, a riposo a 68 anni con aliquote pari al 15%

E’ stata approvata ieri la riforma della Cassa dei ragionieri: gli iscritti da gennaio 2013 andranno in pensione a 68 anni con 40 anni di anzianità. Le aliquote passeranno dall’8% al 10% e nei prossimi cinque anni aumenteranno di un punto all’anno, toccando il 15% nel 2018. Vicino l’ingresso degli esperti contabili nella categoria.

Ragionieri: approvata la riforma delle pensioni, a riposo a 68 anni con aliquote pari al 15%

La riforma della Cassa dei ragionieri è pronta, i ministeri vigilanti hanno approvato ieri il riordino del sistema.
Cosa cambia nel dettaglio? I ragionieri potranno andare in pensione (di vecchiaia) a 68 anni, con anzianità minima di 40 anni e in trattamento anticipato a 63 anni, con anzianità minima di 20 anni. Si tratta del trattamento previsto per i professionisti iscritti a partire da gennaio 2013 laddove prima si andava in pensione a 65 anni con 30 anni di contributi.

Altra novità della manovra è costitutita dall’innnalzamento delle aliquote contributive che passano, da inizio 2013, dall’8% al 10%, per poi aumentare di un punto all’anno per i prossimi 5 anni fino ad arrivare al 155 nel 2018.

In sostanza, duqnue, la riforma prevede un aumento dei contributi e una contrazione dei trattamenti pensionistici. “Una medicina amara – ha detto Paolo Saltarelli, presidente della Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri – necessaria a garantire la solvibilità dell’ente nel tempo e le pensioni alle nuove generazioni”.

Il compromesso tra la Cassa e gli uffici tecnici ministeriali (che avevano sollevato una serie di rilievi sulla prima stesura del testo), dopo mesi di confronto, è stato raggiunto e garantisce una stabilità economica. Stabilità a cui contribuirebbe anche l’obbligo per gli esperti contabili di iscriversi all’ente previdenziale dei ragionieri che verrebbe stabilito per legge. E Saltarelli ha accolto con favore tale conferma da parte dei ministeri competenti.

Il risultato raggiunto ieri è stato ottenuto grazie all’eliminazione del trattamento di anzianità (sostituito dalla pensione di vecchiaia anticipata e “penalizzata” in quanto calcolata solamente con il metodo contributivo) e dal fatto che, per gli iscritti dopo il primo gennaio 2004, il calcolo dell’assegno avrà come base di riferimento solo i contributi versati. Per gli iscritti prima del 2004 resta, invece, in vigore, il regime misto.

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