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Raffineria di Priolo: Lukoil vende a un fondo cipriota. Paletti su produzione e occupazione

Il principale impianto di trasformazione del paese, in provincia di Siracusa, potrebbe essere venduto per 1,5-2 mld di dollari. Offerte garanzie per produzione e occupazione. Il closing è previsto per fine marzo. Urso: attensione ad antitrust e golden power

Raffineria di Priolo: Lukoil vende a un fondo cipriota. Paletti su produzione e occupazione

Un accordo per la cessione della raffineria Isab di Priolo ora c’è. Litasco, controllata al 100% dalla russa Lukoil ha fatto sapere in un comunicato che tra i vari pretendenti della maggiore raffineria italiana si è scelto di avviare una trattativa con Goi Energy, il braccio energetico del fondo di private equity Argus con sede a Cipro e a trazione israeliana che gestisce “un patrimonio superiore a 2 miliardi di euro”, riporta una nota.
Il comunicato non dà cifre, ma secondo alcune fonti la transazione potrebbe valere tra 1,5 e 2 miliardi di dollari, il che dovrebbe scongiurare lo stop alla produzione, che vale un quinto della trasformazione nazionale di prodotti petroliferi, nella speranza che vengano mantenuti i livelli occupazionali
Il closing dell’operazione è previsto entro marzo e dovrà però necessariamente passare dall’ok del governo italiano.

Raffineria Priolo: che cosa c’è sul tavolo della trattativa

“Siamo lieti di aver raggiunto un accordo e siamo profondamente consapevoli dell’importanza di Isab per l’economia italiana, per la Sicilia e per la comunità locale” ha commentato l‘Ad di Goi Energy Michael Bobrov. Bobrov è anche socio di maggioranza di Bazan Group, che in Israele “gestisce il più grande impianto integrato di raffinazione e petrolchimico del Paese”, nella baia di Haifa, con 2.400 dipendenti e una capacità di raffinazione di 9,8 milioni di tonnellate di greggio. Bazan sarà partner tecnologico di Isab, per renderlo “un hub energetico europeo”. “Crediamo fermamente che Isab abbia un potenziale di sviluppo importante e abbiamo un solido piano aziendale per riuscire a valorizzarlo, in stretta collaborazione col governo“.
A riprova delle intenzioni serie c’è anche “l’accordo di fornitura a lungo termine” con Trafigura, che garantirà “una fornitura sicura di petrolio e di prodotti raffinati alla raffineria”. Trafigura, nato nel 1993 tra Singapore e Ginevra, è tra i primi operatori globali delle materie prime, con attività in 156 Paesi che nel bilancio 2022 valevano 98 miliardi di dollari, e i dipendenti (Bobrov è un ex) sono i maggiori azionisti. “L’acquisizione di ISAB da parte di G.O.I. ENERGY, che costituisce una delle più importanti operazioni nel settore energetico europeo, assicura la continuità operativa della raffineria, un tema di importanza cruciale per l’economia italiana a livello nazionale e per l’economia locale della Sicilia. Con un profondo impatto positivo sulla comunità locale, l’accordo salvaguarda i posti di lavoro nella raffineria e promuove la salute e la sicurezza nell’ambiente di lavoro” dice la nota.

La risposta del governo: si seguiranno le normative antitrust e golden power. Sindacati: attendiamo informazioni

Un mese fa era anche emersa l’ipotesi che il governo italiano azionasse il golden power in caso di vendita, così da consentire che l’impianto finisse in mani favorevoli all’indirizzo politico e internazionale dell’Italia. “L’acquisto dovrà seguire le usuali procedure inerenti alle normative antitrust e golden power e quindi rispondere appieno ai requisiti in termini di produzione, occupazione e rispetto ambientale che il Mimit ha in maniera specifica evidenziato a tutti gli interlocutori che si sono presentati in trattativa” ha scritto in una nota il ministro delle imprese, Adolfo Urso, segnalando che “importanti saranno gli impegni richiesti sul piano della riconversione green del sito produttivo e del suo rilancio industriale”.

“Attendiamo di conoscere, appena sarà perfezionata e conclusa la trattativa tra le parti, col benestare del governo, le ipotesi di prospettiva produttiva ed occupazionale del sito in questione. È bene che la società acquirente Goi Energy ci faccia presto conoscere in sede ministeriale il piano industriale che caratterizzerà la raffineria”, commenta Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec.

Goi Energy vince sugli altri pretendenti

Goi Energy ha vinto rispetto ad altri pretendenti in corsa per il controllo dell’impianto che da solo fa il 20% della capacità di raffinazione del Paese. Da settimane si parlava dell’interesse del fondo Usa Crossbridge. Poi si è ventilata l’entrata in scena una nuova cordata presentata al governo da un team di consulenti che comprende l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, con al centro l’uomo d’affari qatarino Ghanim Bin Saad Al Saad, a fianco di investitori italiani. 
La raffineria di Priolo fino all’embargo Ue scattato lo scorso 5 dicembre, poteva bypassare l’embargo Usa poichè il petrolio russo che arrivava nel suo impianto, veniva raffinato prendendo di fatto i colori italiani e quindi poteva essere esportato negli Stati Uniti. Ma il 5 dicembre ha segnato la svolta che avrebbe segnato il blocco dell’attività della raffineria (che conta un migliaio di dipendenti e un indotto di circa 10.000 persone): il governo è intervenuto con decreto legge sotto il titolo “Misure urgenti a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici” che ha disposto l’amministrazione fiduciaria, con la quale per lo meno si tenevano aperti i canali del credito bancario in attesa della vendita dell’impiano.

L’impatto ambientale giocherà un ruolo importante nella trattativa

La transizione ecologica implica investimenti gravosi per ridurre l’impatto ambientale a Priolo: secondo alcune fonti del settore, il piano industriale di Lukoil stimava di investire 6 miliardi per decarbonizzare la raffineria nel tempo. Non risulta che il governo pagherà le bonifiche ai nuovi compratori, quindi l’entità della trasformazione sarà a loro carico, e anche da questo dipenderanno le autorizzazioni pendenti, che G.O.I. Energy stima di incassare per marzo.
Ci lavoreranno i consulenti del compratore, Bonelli Erede per la parte legale e per quella finanziaria Ernst & Young. Per Ey, Massimo D’Alema coordina un comitato di consulenza strategica.

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